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11 giugno 2024

Il flop di Roma 2024

 Gli Europei di atletica di Roma 2024 stanno dando all'Italia medaglie come non mai, però dal punto di vista organizza


tivo sono un flop pazzesco. E proprio i risultati degli italiani, mentre scriviamo queste righe 8 ori, 6 argenti e 3 bronzi, li rendono ancora più un flop. Sorvolando sul deserto delle sessioni mattutine, nelle quattro serate che finora abbiamo seguito soltanto in quella di sabato, quella per intenderci dei 100 di Jacobs, c'è stato un pubblico significativo. Da notare che l'Olimpico per questo Europeo ha una capienza ridotta, intorno ai 40.000 spettatori, e quindi i vuoti che si notano sono ancora più imbarazzanti. Un flop nel quasi totale silenzio degli addetti ai lavori e del resto negli ambienti più piccoli funziona così: siamo tutti sulla stessa barca, andiamo a cena insieme, siamo amici, insomma la parrocchietta.

Il Fatto Quotidiano ha rivelato l'esistenza di una mail in cui il CEO di European Athletics definisce disastrosa l'organizzazione, ma agli appassionati il flop era stato annunciato quasi ufficialmente con le imbarazzanti pubblicità a tutta pagina di settimana scorsa, su giornali sportivi e non, che proponevano sconti del 40%. Sconti del 40%? Chi ha comprato i biglietti prima si sarà sentito uno stupido e chi non era interessato all'atletica non li avrebbe voluti nemmeno gratis, o a quel prezzo di un euro simbolico che ha consentito alle scolaresche di riempire qualche vuoto. Al di là dei tanti tutto esaurito dell'era Mourinho, inimmaginabile che la Roma proponga biglietti con sconto del 40% per una partita di cartello. Nel 2024 gli Europei sarebbero comunque il secondo evento dell'atletica dopo le Olimpiadi di Parigi...

Cosa vogliamo dire? Con dolore, precisiamo, visto che in diretta o in differita abbiamo seguito finora ogni gara. Vogliamo dire che ogni sport ha le sue dimensioni e il suo numero di appassionati: i Friedkin non è che abbiano acquistato spazi pubblicitari per avere 64.000 spettatori a Roma-Salernitana, Stefano Mei non è che possa inventarsi cultori dell'atletica che non esistono. Certo con una campagna di marketing non improvvisata all'ultimo momento 40.000 persone ogni sera all'Olimpico le poteva portare, ma il discorso di fondo non cambia. A questo va aggiunto che per la sensibilità odierna tante specialità siano per il pubblico generalista respingenti: tutti i salti, tranne quando c'è un campionissimo o un personaggio, tutti i lanci, la marcia anche dopo le riforme, per non parlare della stupidaggine delle tre semifinali che ormai sembra un dogma indiscutibile.

Rimaniamo della solita idea: l'atletica non può essere venduta come uno spettacolo, perché rappresenta una cultura e un modo di vedere lo sport molto particolari. Che mal si conciliano con il professionismo, le pagliacciate ed anche i grandi numeri, tolti alcuni eventi in alcuni paesi (ma il Letzigrund di Zurigo, per dire, non arriva a 26.000 spettatori), senza comunque la possibilità di creare davvero un 'circuito' o un 'campionato', come si tenta di fare dai tempi di Primo Nebiolo, visto che questo sport vive di picchi di forma e comunque sottopone a sollecitazioni estreme. Non significa che quelli dell'atletica siano migliori, come quelli delle parrocchiette spesso si sentono (il gesto idiota di Riva a Petros è inferiore anche agli standard del calcio), ma che gli sport sono diversi e non è obbligatorio farseli piacere tutti. Conclusione: in qualche modo l'Olimpico si poteva riempire, e comunque la FIDAL non lo ha fatto, ma l'interesse che genera l'atletica è più o meno questo che si vede.

 

31 maggio 2024

La generazione di Genny Di Napoli

Pietro Arese è il nuovo primatista italiano dei 1500 metri, cioè una delle gare più prestigiose dell'atletica e personalmente la nostra preferita insieme alla 4x400 nelle grandi manifestazioni: il suo 3'32"13 di Oslo, in una gara bellissima (pazzesca la vittoria in tuffo di Ingebrigtsen su Cheruiyot, Arese ottavo), poteva essere addirittura migliore viste le spallate prese nei primi giri e la distanza corsa all'esterno. Ma in senso storico il record di Arese, nessuna parentela con il famoso Franco anche lui ex primatista dei 1500 oltre che ex presidente della FIDAL, colpisce perché dopo 34 anni scavalca il tempo di un'icona dell'atletica italiana come Genny Di Napoli.

Icona poco vincente, almeno nei grandi appuntamenti all'aperto mentre indoor andava quasi sempre forte, dalla corsa elegantissima e naturale, con una struttura fisica alla Ingebrigtsen. E con la lunga carriera resa difficile dagli infortuni, su tutti quello che condizionò le sue prestazioni alle Olimpiadi di Barcellona, dove era tra i favoriti. Il 9 settembre del 1990 Di Napoli a Rieti, nel meeting forse più amato dagli appassionati (quel giorno c'erano anche Carl Lewis, che nei 100 arrivò davanti all'amico-rivale-gregario Burrell ma dietro a Witherspoon, ed anche un clamoroso Michael Johnson nei 400), corse in 3'32"78, battendo Morceli con quello che era uno dei migliori tempi mondiali dell'anno.

E che è diventato uno dei record italiani più longevi. Fra i record ancora in essere il più vecchio è quello di Fiasconaro negli 800, stabilito nel 1973, seguito dai 200 di Mennea nel 1979 e dagli 800 di Gabriella Dorio nel 1980. Di sicuro Di Napoli è stato uno degli atleti italiani più forti a non avere mai vinto una medaglia olimpica o mondiale, un riferimento per una generazione (lui è del 1968) di appassionati, un magnifico incompiuto (tutto relativo, perché le vittorie in Coppa Europa non le abbiamo dimenticate) che però nella vita post-atletica ha fatto anche tante altre cose.

 


 

Donne o Trans?

Donne o trans? O meglio: gli uomini diventati (più o meno) donne devono poter competere con le donne nello sport? Il pretesto per parlarne a...