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27 maggio 2024

Le vallette di Mike Bongiorno


I 100 anni della nascita di Mike Bongiorno, nato il 26 maggio 1924, hanno giustamente ispirato tanti ricordi visto che Mike è stato un personaggio fondamentale per la cultura del nostro paese: se quasi tutti gli italiani parlano più o meno la stessa lingua il merito è anche suo, trovatosi al posto giusto nel momento giusto ma anche bravo nel creare uno stile né troppo alto, e quindi respingente, né troppo basso, tipo molta televisione di adesso rivolta ai subnormali. Ma non vogliamo fare gli storici della mutua e nemmeno il copia e incolla, quindi proponiamo un sondaggio che nel wokissimo 2024 in pochi oserebbero proporre: qual è stata la nostra valletta di Mike Bongiorno preferita?

Domanda maschilista soltanto in apparenza, perché per motivi anagrafici Mike era un uomo di altri tempi, ma le sue vallette non erano mai volgari e quasi tutte sono state donne di forte personalità, una personalità che spesso sono riuscite ad esprimere anche in televisione nonostante lui concedesse poco spazio (a chiunque, a prescindere dal sesso). Senza contare che le parole, anche quando erano poche, e i comportamenti di queste ragazze sono stati spesso più commentati di quelli del loro mentore. Facciamo in ogni caso fatica a considerare il ruolo di valletta di Mike più degradante di quello di Filippa Lagerback da Fazio o di quelli, peggio ancora, di tante telegiornaliste o intervistatrici, soprattutto sportive, le cui uniche skill sono tette e gambe (meglio quelle di niente, sia chiaro).

L'elenco che proponiamo è per forza di cose parziale, da tante che sono state le trasmissioni presentate da Mike Bongiorno: Lascia o raddoppia?, La ruota della fortuna, Telemike, Rischiatutto, Pentatlon, Bis, Superflash, Campanile sera, I sogni nel cassetto e mille altri, senza dimenticare gli 11 Festival di Sanremo di tempi in cui la valletta non veniva definita co-conduttrice (con Mike ricordiamo, fra le altre, Sylva Koscina, Maria Giovanna Elmi e Anna Maria Rizzoli). Il nostro voto è generazionale, come quasi sempre accade, e fra i nostri primi ricordi televisivi c'è Rischiatutto visto sul Brionvega in bianco e nero. Sabina Ciuffini forever, con Susanna Messaggio e Paola Barale subito dietro.

stefano@indiscreto.net

23 maggio 2024

Redditometro sì o no?

 Redditometro sì o no? Giorgia Meloni ha detto no, sospendendo il decreto del viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, varato il 7 maggio e pubblicato lunedì sulla Gazzetta Ufficiale (che non è quella di Marotta). Decreto che fra le altre volte riportava in vita appunto il redditometro, strumento fiscale con una storia di oltre mezzo secolo, iniziata nel 1973 con Visentini (non quello del golpe di Sappada) e proseguita fra stop e reintroduzioni, con situazioni quasi incredibili, visto che fu Berlusconi nel 2010 a riportarlo in vita. Riformato da Renzi, è stato di fatto sospeso dal secondo governo Conte per un motivo tecnico mai davvero chiarito (traduzione: anche i 5 Stelle contano sui voti di chi lavora in nero), con il decreto attuativo che è stato rimandato fino ai giorni nostri ed all'iniziativa di Leo, da non confondersi con il più noto Edoardo, presenza fissa nel cinema romano, pardon italiano.

Che cos'è il redditometro? È uno strumento di accertamento del reddito, che ricostruisce o presume il reddito attraverso l'analisi di una serie di spese. Semplice, no? Non tanto, perché dipende da quali spese si prendono in considerazione. Ville, barche, auto di lusso? Oppure quasi tutte le spese tracciabili, come indicato nel redditometro adesso sospeso, dagli abbonamenti alla pay-tv ai viaggi aerei? Va detto che molte delle spese elencate sarebbero detraibili (cioè sottraibili dall'imposta lorda) o deducibili (cioè sottraibili dal reddito complessivo), ma è evidente che per chi è un evasore totale di un certo tipo il vantaggio fiscale vero è quello di non dichiarare niente.

La battaglia politica sul redditometro è scontata: da una parte Lega e Forza Italia che dicono di tutelare libertà e privacy (quindi l'evasione, in pratica), condizionando Fratelli d'Italia che non vuole perdere quel tipo di voto, dall'altra i 5 Stelle che sono forti al Sud dove il nero è dominante (il doppio che al Nord, secondo la CGIL) ed il PD che attacca la destra ma non gli italiani ladri, che sono il vero problema anche per questioni più gravi come la tragedia epocale del Superbonus edilizio. Redditometro sì o no, dunque? La nostra posizione non è sfumata, visto che siamo circondati da persone con ISEE taroccato che ci passano davanti, al di là dell'IRPEF che ricade tutta sulle spalle di chi la paga. Se il finanziere vede che siamo abbonati a DAZN cosa ce ne frega?

stefano@indiscreto.net


21 maggio 2024

Taxi o Uber?

 Taxi o Uber? Nel giorno dello sciopero dei taxi, che potrebbe essere replicato a breve, proponiamo un Di qua o di là che già avevamo proposto dieci anni fa (come passa il tempo...) ai tempi in cui sembrava che Uber Pop potesse davvero essere il futuro, o comunque un'alternativa al classico taxi. Non tanto per una questione di prezzi quanto, banalmente, perché molto spesso i taxi non sono abbastanza per reggere la richiesta che in molte città italiane sta esplodendo, per diversi motivi: boom di turisti nel post-Covid, minor numero di persone (soprattutto giovani) che guidano o con patente di guida, maggior numero di anziani soli, tante limitazioni green alla circolazione e al parcheggio delle auto private.

La versione di Uber attualmente esistente in Italia non è quell'Uber Pop (che in estrema sintesi permetteva a chiunque di fare il tassista, senza licenza), ma Uber Black, che in sostanza è soltanto un modo diverso per prenotare gli NCC (Noleggio con conducente), la cui attività è soggetta a licenza e ad una serie di regolamentazioni. In ogni caso stiamo parlando di un numero ancora insufficiente di auto (saremo sfortunati, ma da qualche mese stiamo facendo code galattiche anche senza eventi particolari) e comunque con prezzi che ne sconsigliano l'uso frequente, almeno a chi ha un reddito normale o non può scaricare fiscalmente la spesa.

La nostra domanda in dieci anni non ha quindi perso di attualità, anzi. Banalmente basterebbe che i comuni concedessero più licenze, resistendo alle proteste dei tassisti, che la loro licenza l'hanno ereditata o pagata (a Milano vale sui 180.000 euro, un amico ha da poco fatto l'investimento), ma permettendo agli utenti di servirsi di un servizio in qualche modo regolato. La realtà dice però altro e quindi il derby è come al solito fra la conservazione del piccolo mondo antico ed il turbocapitalismo, declinato in un destra-sinistra deteriore (nell'immaginario collettivo tassista mediamente evasore di destra, cliente mediamente fighetto di sinistra), con il cittadino medio, quello attento ai 10 euro, a sfidare le insidie dei mezzi pubblici notturni. Taxi o Uber? Più direttamente: qualunque persona che abbia la patente deve poter fare il tassista?


20 maggio 2024

Zhang o Oaktree?

 Steven Zhang o Oaktree Capital Management? Scusate, come lo scorpione della favola non neghiamo la nostra natura e proponiamo un Di qua o di là sull'Inter, ma non soltanto sull'Inter, prima di sapere come andrà a finire e quindi per fare del semplice bar. In questo momento è difficile pensare che in tre ore Zhang trovi soldi che non ha trovato in tre anni in modo che la sua Grand Tower, la società lussemburghese che controlla l'Inter, non perda l'Inter stessa data in pegno a Oaktree per il finanziamento (a Grand Tower) di 275 milioni più interessi. Comunque vada a finire, una situazione che ha alimentato il festival del sedicente insider, come se fossero molte (e tutte italiane e presenti su Twitter, casualmente) le persone a conoscenza delle strategie di grandi società finanziarie o dei fondi sovrani.

Della vicenda ci incuriosisce soprattutto il mantra "Comunque vada, per l'Inter non cambierà niente". Ma è davvero così? Un fondo ha le stesse logiche di un proprietario sul piano personale alla canna del gas? No, non è lo stesso la risposta l'hanno già data, stando alla finestra per i prolungamenti, diverse persone da Simone Inzaghi in giù. Facile il confronto con il Milan di Elliott, che di fatto raccolse il Milan da uno scoglionato Berlusconi (che poi avrebbe messo quasi 200 milioni nel Monza), formalmente dal traghettatore Yonghong Li. L'ultimo Berlusconi, quello dal 2012 in poi, era meglio o peggio di Elliott? Non sono domande retoriche, infatti ogni tifoso ha una risposta diversa.

Il nostro Di qua o di là è quindi come al solito sempre un po' filosofico. Meglio un padrone, più o meno disposto a spendere (in 8 anni Suning ha messo nell'Inter circa 600 milioni, escludendo sponsorizzazioni della casa se no il totale sarebbe più alto), o un'entità quasi astratta come un fondo o un gruppo di investitori legati ad una gestione equilibrata? È puro bar, perché ormai nemmeno Zhang ha il controllo della situazione e quindi figuriamoci gli insider della mutua. Se foste, in realtà o teoricamente, tifosi dell'Inter: Zhang o Oaktree? Zhang o qualunque altro padrone, beninteso.


17 maggio 2024

Allegri o Vaciago?

 Massimiliano Allegri o Guido Vaciago? L'ormai ex allenatore della Juventus o il direttore di Tuttosport? I fatti avvenuti all'Olimpico dopo la vittoria della Juve nella finale di Coppa Italia sono stati raccontati dalle parti in maniera un po' diversa, con Allegri che ha anche messo in mezzo (e visti i soldi in palio si capisce perché) l'avvocato, ma nella sostanza si può dire che un Allegri già alterato, dopo il lancio della giacca, le urla contro Maresca e i gesti contro Giuntoli, incrociando Vaciago lo abbia apostrofato in maniera poco simpatica ("Direttore di merda" secondo il giornalista, "Direttorino dei miei coglioni" secondo altre fonti), facendo seguire un invito ("Scrivi la verità sul tuo giornale, non quello che ti dice la società. Smettila di fare le marchette con la società") e una minaccia ("Guarda che so dove venire a prenderti. So dove aspettarti. Vengo e ti strappo tutte e due le orecchie. Vengo e ti picchio sul muso").

La causa dello sfogo di Allegri è evidente: da quasi due anni ritiene di essere il capro espiatorio ideale per i tifosi, per la nuova dirigenza che ormai tanto nuova non è, e per i giornalisti. Magari non tutti i giornalisti, visto che ce ne sono tanti che anche lo difendono acriticamente, senza contare quelli che amano Allegri come icona di un presunto calcio di una volta (all'opposto c'è chi ha il santino di De Zerbi, infatti Adani si è subito palesato sui social network). In altre parole, le nostre, Allegri ritiene di essere stato attaccato al di là dei suoi demeriti (ma ci sembra che Tuttosport sia il bersaglio sbagliato, se il problema è questo) e che tutto questo sia stato ispirato, o lasciato fare, da Elkann in giù, per liberarsi dell'ultimo simbolo dell'era di Andrea Agnelli. Con gli allenatori dei grandi club, non soltanto la Juventus, funziona così: padri della patria e fini strateghi fino a un minuto prima di essere trattati da incapaci e bolliti.

Da parte sua, Vaciago ha avuto buon gioco nell'invitare Allegri a raccontare queste fantomatiche verità nascoste. Che tutto sono tranne che nascoste: Allegri avrebbe avuto pochissime, quasi zero, possibilità di rimanere anche mantenendo il passo della prima parte della stagione, con il corto muso e tutto il resto. Ma al di là dell'episodio, che potrebbe avere effetti anche sulla transazione fra l'allenatore e la Juventus, a noi interessa il discorso generale: Allegri, diciamo l'Allegri degli ultimi anni, è stato criticato dai media al di là dei suoi demeriti? Allegri o Vaciago? Essendo una domanda semplice, come il calcio secondo Allegri, rinunciamo all'opzione De Zerbi che sarebbe quasi provocatoria.


16 maggio 2024

Maldini o Cardinale?

 Paolo Maldini o Gerry Cardinale? Non è un Di qua o di là scontato, perché non è scontato che un grande campione sia capace di gestire un club, anzi ci sono tanti esempi che dicono il contrario, e nemmeno che un manager sappia capire la specificità del calcio italiano, ed anche qui i casi negativi abbondano. Il pretesto è ovviamente la storia di censura denunciata da Alessandro Alciato riguardo alla sua intervista a Maldini per Radio Serie A, cioè la radio della Lega e nella testa di molti presidenti l'embrione della tivù della Lega stessa. Intervista in cui Maldini ha toccato vari temi, fra l'altro dicendo che non andrebbe mai in Italia a lavorare per una società diversa dal Milan, e in cui parlando dell'Inter (ma era evidente che stesse pensando alla sua ex squadra) ha sottolineato l'importanza della continuità nella struttura sportiva. Nostra traduzione grezza: Cardinale, hai fatto male a cacciarmi.

Intervista che noi abbiamo seguito su YouTube ma che a un certo punto è scomparsa per 24 ore, per poi ricomparire in seguito ad una telefonata di Maldini alla Lega. Episodio ricostruito da Alciato, che ha parlato di pressioni del Milan per non mandarla in onda, con il giornalista ex Sky, ora ad Amazon, che comunque in seguito a questo episodio ha interrotto la sua collaborazione con Radio Serie A. Insomma, ci sarebbe stato un tentativo di censura, peraltro mal riuscito, per evitare che le parole di Maldini fossero interpretate (come poi è stato da parte di chiunque le abbia ascoltate) come un attacco alla gestione attuale nel Milan, nel mirino anche di molti tifosi per cui l'aspetto sportivo viene prima dei bilanci. Parentesi: se un'intervista con toni pacati genera queste reazioni, cosa potrebbe essere in una tivù di lega la discussione su un caso da moviola?

Il Di qua o di là è quindi filosofico e va oltre Maldini, che nei suoi cinque anni da dirigente ha commesso errori ma anche fatto scelte eccellenti (a seconda del tipo di articolo si possono citare Giampaolo o Theo Hernandez), e Cardinale i cui obbiettivi finali nessuno in definitiva conosce se non per le briciole buttate lì ogni tanto dalla sua discutibile comunicazione. Il grande ex deve limitarsi a fare il tagliatore di nastri (tipo Zanetti, ma anche Antognoni o Totti quando venivano sopportati alla Fiorentina e alla Roma) e lasciar fare ai manager? Nulla impedisce al grande ex di studiare la gestione di una società e al manager di capire di calcio, ovviamente, però nella realtà dei fatti vediamo pochi dirigenti davvero bravi, anche in grandi club non soltanto italiani. Il calcio è troppo specifico anche all'interno dello sport. Ma rapportando tutto al presente e al Milan: Maldini o Cardinale?

stefano@indiscreto.net


15 maggio 2024

Rovazzi o Sala?

 Fabio Rovazzi o Beppe Sala? Un Di qua o di là che dimostra come sia arrivato il momento di lasciare Milano ed aprire un chiringuito in un paese CONCACAF, se soltanto non fosse una cazzata da limoncello-time. La vicenda è nota: il cantante-influencer per lanciare la sua nuova canzone, Maranza,  ha fatto una diretta Instagram durante cui lo smartphone gli è stato rubato da un maranza presunto vero. Maranza nella nuova accezione (maghrebino più zanza), quello con la tuta ed il borsello a tracolla, non più il generico tamarro di periferia dei nostri tempi. Una scenetta rilanciata da molti follower di Rovazzi e ripresa da tanti giornalisti e commentatori, soprattutto di destra, felici di vedere confermate le proprie tesi anche da un fake quasi palese.

In breve la verità è venuta fuori e così la canzone di Rovazzi e di Il Pagante (Giravo in Corso Como/Si è avvicinato un uomo/Mi ha chiesto una Marlboro e l’orologio/Non so che ore sono/In tasca sento un vuoto/Mi hanno pullappato (mi hanno derubato)/ Con una moto/ Ora ho un sogno solo/Vorrei diventare come uno di loro/Un maranza) ha avuto una pubblicità gratuita grazie alle reazioni stizzite, queste da sinistra, dell'assessore Pierfrancesco Maran ("Ma che bella trovata Rovazzi! Anche noi milanesi potremmo avere un’idea divertente di marketing nel farti causa per danni di immagine e simulazione di reato") e del sindaco Beppe Sala ("Qual è l’esempio che diamo ai nostri figli? Fai il furbo, mettiti in evidenza e sarai premiato con fama e soldi? È un esempio tristissimo. Mi auguro che Rovazzi ci ripensi perché fare il figo davanti a una cosa del genere è una cosa che non funziona").

La cosa sconcertante è che sia Rovazzi sia i politici locali si sono concentrati sull'aspetto mediatico della vicenda e non sulla sostanza. A Milano è davvero  più probabile, rispetto a qualche anno fa, che qualcuno ti rubi il telefono o faccia anche di peggio? Giudicate voi, come dicevano ai tempi di Telepiù. Sia Rovazzi sia Sala, in modi diversi, minimizzano la questione della microcriminalità, ormai con protagonisti quasi tutti stranieri o peggio ancora nuovi italiani: Rovazzi ne parla in maniera ironica in una canzone piena di citazioni anni Novanta e di prese per il culo nei confronti dei trapper di oggi, Sala non ne parla proprio (e quando a usare l'ironia è stato lui, come con la Milano-Gotham City dei Club Dogo, la cosa gli è venuta male), ed al di là dei reati sempre più ragazzi, senza nemmeno la scusa della periferia e del disagio, si comportano come maranza. Rovazzi o Sala?

stefano@indiscreto.net

 


14 maggio 2024

Forza Juve o Juve merda?

 Forza Juve o Juve merda? Purtroppo non siamo tornati nella nostra prima elementare, nella meravigliosa (anzi no) Italia del 1973, ma siamo soltanto rimasti colpiti da due fatti che a dispetto del titolo beceramente acchiappaclick (non siamo Proust e nemmeno Prost, viviamo di questo) ci offrono il pretesto per una riflessione seria, forse anche interessante. I due fatti sono ovviamente la risposta, urlata anche alla telecamera, di Sebastian Korda ai tifosi romani(sti) che lo avevano insultato per due ore durante il suo match con Cobolli, perché era avversario di Cobolli e perché fidanzato con la figlia di Nedved, e le frasi mormorate dalla bambina fiorentina prima di Fiorentina-Monza, accompagnando l'entrata in campo dei giocatori. Due fatti che a loro volta si presterebbero a un Di qua o di là, ma rimaniamo concentrati, non disuniamoci.

Il tema è sempre quello: perché oggi la Juventus è divisiva, a prescindere dai suoi rappresentanti e dai suoi risultati, più di quanto non sia l'altra squadra nelle città con derby di un certo livello (Inter-Milan, Roma-Lazio, Genoa-Sampdoria) o con rivalità regionali forti come potrebbero essere Bari-Lecce, Palermo-Catania, eccetera? Abbiamo scritto 'oggi' non a caso, perché nella citata Italia del 1973 ed anche in quella successiva non funzionava così. Le rivalità era generata dai derby o da antipatie di altro tipo, soprattutto personali: il compagno di banco o il collega antipatico erano il nemico, si tifava contro di loro e la loro squadra, non contro Zoff, Mazzola o Rivera. Non era un tifo migliore, beninteso, ma soltanto un tifo che aveva origine diversa.

Personalmente, riferendoci soltanto all'orticello della periferia ovest milanese, ai nostri tempi in genere tifava Juventus chi seguiva poco il calcio ma qualcosa doveva pur rispondere al terribile 'A che squadra tieni?'. Va da sé che quegli juventini d'epoca fossero poco divisivi, indifferenti anche di fronte ai vari 'La Juve ruba' dei tifosi della altre squadre, molto ambiti per completare le squadre dispari di interisti e milanisti. Ci sono varie teorie, ma secondo noi il cambiamento epocale come percezione sarebbe avvenuto con la Juventus di Moggi e Giraudo, parliamo quindi di trent'anni fa, ed è poi esploso ovviamente con Calciopoli e la benzina del web. Lì molti juventini si sono trasformati, generando anche figli di un certo tipo (quelli che allo Stadium gridano 'merda' ai rinvii del portiere avversario, ad esempio), ma molti sono anche rimasti distaccati come ai bei tempi. Va da sé che sia cambiato anche l'antijuventinismo: da invidia per una squadra forte e potente ad un livore assoluto, quasi antropologico, con tanto di giornalisti specializzati. Forza Juve o Juve merda? Korda o la bambina di Firenze?

stefano@indiscreto.net


12 maggio 2024

Nemo o Vannacci?

 Nemo o Vannacci? La vittoria del cantante svizzero all'Eurovision 2024 si presta ad un Di qua o di là più politico che musicale. E del resto tutti guardiamo l'Eurovision Song Contest per l'evento in sé stesso e per le discussioni collegate, non certo perché siamo in astinenza da tamarrate pop con l'aggravante del'inglese che domina e che quindi rende intercambiabili quasi tutti. La The Code di Nemo sarebbe potuta essere in gara per la Svezia come per la Germania, per l'Estonia come per l'Irlanda. Il tifo, perché di questo si sta parlando, è quindi quasi sempre pro o contro una bandiera, un popolo, un'idea, una posizione politica.

Clamoroso il caso di Israele, che le giurie per così dire di qualità hanno collocato al dodicesimo posto e che il televoto (soltanto la Croazia ha raccolto più consensi popolari) ha trascinato al quinto: evidentemente il cittadino medio non coincide con il fuoricorso o il liceale con la kefiah, con i giornalisti e i professori (non la totalità, ma una minoranza rumorosa) che rimpiangono la propria gioventù. E così canzoni già poco trascinanti, spesso prive di un vero pubblico anche in patria (non è il caso di Angelina Mango, la cui canzone è anch'essa tamarrissima, da giostrina, ma almeno ha un mercato), assumono importanza per altro, dai travestimenti ai presunti messaggi.

Il messaggio di Nemo, presentatosi sul palco di Malmö in gonnellino e pelliccetta rosa, riguarda l'accettazione, la propria e quella degli altri, di una identità sessuale non binaria. Un messaggio non gradito e soprattutto indifferente a molti telespettatori, con il generale Vannacci che ha sintetizzato questo stato d'animo commentando l'Eurovision: "Il mondo al contrario è sempre più nauseante".  Il tema non è ovviamente l'identità sessuale non binaria: al di fuori del popolo di Twitter di questo tema non frega niente a nessuno, né pro né contro. Il tema è il fatto che tutta una serie di idee venga data per scontata, silenziando chi la pensa diversamente. Nemo o Vannacci?

stefano@indiscreto.net


09 maggio 2024

Mentana o Gruber?


Enrico Mentana o Lilli Gruber? Li citiamo in ordine di apparizione, Mentana al Tg7 delle 20 e la Gruber subito dopo, con il suo Otto e mezzo che quasi mai inizia alle otto e mezzo. Stiamo parlando dello scazzo tutto mediatico avvenuto fra i due giornalisti lunedì sera e proseguito nei giorni scorsi, fino alla chiusura temporanea delle ostilità decretata da un comunicato bulgaro di Cairo, che non dava nella sostanza ragione a nessuno. La materia del contendere la conoscono tutti quelli che come noi tristemente vivono attraverso i media (qui la nostra ricostruzione scritta ieri per il Corriere del Ticino) e solo ad un primo livello riguarda lo sforamento di Mentana, cosa che peraltro tocca anche la Gruber con i programmi che seguono.

Sia Mentana sia Gruber sono a La7 da prima che Telecom la svendesse a Cairo, genio della pubblicità ma anche nel comprare tutto (dalla RCS al Torino) a prezzi di saldo o gratis, ed è probabile che si stiano guardando intorno, soprattutto Mentana che ha il contratto in scadenza: adesso sembra che qualunque potenziale disoccupato di lusso sia cercato da Discovery, sul modello del calciomercato che in questi giorni suggerisce che Milan e Napoli avranno in panchina cinque allenatori per uno (spoiler: nessuno sa un cazzo). Il punto però non è secondo noi questo, bensì l'antipatia di tipo quasi antropologico fra Mentana e la Gruber, con la politica che c'entra poco visto che entrambi sono più o meno di sinistra.

Mentana rappresenta il giornalismo pop, anche se è nato nella Rai (era vicedirettore del Tg2 quando la Gruber era a Berlino per la caduta del Muro) il suo marchio è quello di avere fondato il Tg5, mentre il Tg7 è nella sostanza uno one man show, a volte noioso perché fra il pre, il durante e il dopo Mentana dà la stessa notizia tre volte. La Gruber rappresenta invece il giornalismo per un target teoricamente più alto, quello, per sintetizzare, dei borghesi di sinistra di discreta cultura, che fa numeri inferiori ma che può essere venduto meglio ed è comunque utile all'editore che su altri tavoli, primo fra tutti il Corriere della Sera, sostiene invece il governo di destra. Nell'Italia di una volta sarebbero stati pensionati e nemmeno tanto baby, 68 anni lui e 66 lei, in quella di oggi sono al centro del dibattito. Mentana o Gruber?

03 maggio 2024

Maionchi o Ferro?

 Mara Maionchi o Tiziano Ferro? Lo scopritore o il talento scoperto? Chi ha fatto del bene o chi l'ha ricevuto? Volendo puntare in alto: genitori o figli? Il litigio mediatico fra la discografica ed il cantante fornisce l'assist alla Kroos per un Di qua o di là che ci riguarda tutti. Perché non è che la Maionchi abbia accusato Ferro di qualcosa di particolare, ma ha soltanto espresso il dispiacere per essere da lui poco considerata, anche soltanto per gli auguri natalizi. Dal suo lato il cantante, lanciato della Maionchi e dal marito Alberto Salerno con Xdono nel 2001, che anticipò Rosso Relativo e tutto il resto, sottolinea che invece negli anni ha più volte espresso apprezzamento per la donna che lo ha lanciato.

In mezzo c'è la durezza della vita. Si smettono di sentire amici, familiari, conoscenti, persone che hanno fatto qualcosa per noi, non per scelta ma perché travolti dalla quotidianità, in certi casi anche perché si è cambiati e non si possono riproporre gli stessi rapporti, con le stesse parole. Quanto è imbarazzante e doloroso sentire una vecchia zia, anche soltanto per gli auguri? O uno che ha fatto il servizio militare con te e con il quale hai condiviso segreti mai condivisi con altri? Poi al di là dei silenzi nel caso Maionchi-Ferro sono volate parole anche pesanti, con il cantante che ha accusato la sua scopritrice di avergli consigliato, per motivi di marketing discografico, sia di dimagrire sia di nascondere la propria omosessualità. Non è che lo abbia costretto: è Ferro che ha trovato conveniente andare avanti per anni, nelle canzoni e nelle interviste, a fare l'etero o comunque a lasciare nel dubbio.

La gratitudine e l'ingratitudine generano quindi un Di qua o di là che speriamo sia divisivo. Del resto quasi tutti, nella nostra miseria, siamo stati da entrambe le parti della barricata: quelli che hanno fatto del bene, magari anche per tornaconto personale ma comunque scegliendo una persona invece che un'altra, e quelli che l'hanno ricevuto, pur non avendo qualità nettamente superiori alla concorrenza. Un sondaggio anche personale, con dentro la rabbia per tante parole non dette e non ascoltate. Maionchi o Ferro?


25 aprile 2024

Vannacci o Salis?


Roberto Vannacci
 o Ilaria Salis? Per il 25 aprile, in attesa del ritorno di Budrieri (spoiler: del tutto indifferente allo scudetto dell'Inter, come del resto a qualsiasi altro stimolo sportivo, politico o sessuale), abbiamo voglia di un bel Di qua o di là divisivo. E chi meglio dei due più discussi candidati per le prossime Europee? Il generale autore di Il mondo al contrario scenderà in campo per la Lega di Salvini, l'attivista per l'Alleanza Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni. Differenti le loro motivazioni: Vannacci forse davvero pensa ad una carriera politica mentre la Salis punta soprattutto ad evitare il carcere in Ungheria.

Veniamo al punto: chi fra Vannacci e Salis porterà di più in termini di voti? Ricordiamo che la Lega secondo un sondaggio di YouTrend che abbiamo letto sull'Ansa varrebbe il 7,7% dei voti, mentre AVS il 4,4%, con una soglia di sbarramento che alle Europee è del 4. La domanda sul reale peso elettorale dei candidati vale anche per gli altri non politici di professione in corsa, da Lucia Annunziata al capitano Ultimo a Tridico, che a questo giro ci sembrano comunque molti meno del solito. Bruxelles è un buon parcheggio per politici di primo e secondo piano, magari costretti a riciclarsi per il limite ai mandati, oggi non si molla niente.

Nonostante i pochi precedenti di successo, abbiamo sempre guardato con simpatia ai candidati della cosiddetta società civile: persone che di solito hanno avuto successo nelle rispettive professioni (anche spaccare le teste agli avversari politici a suo modo lo è) e che comunque esistono, anche mediaticamente, a prescindere dal seggio in parlamento. La realtà dice che raramente hanno spostato qualcosa, una volta eletti, e che ancora più raramente abbiano portato voti 'prima'. Stringere mani e ascoltare lamentele non è per tutti. Per questo i casi Vannacci e Salis ci incuriosiscono, perché siamo sicuri che entrambi porteranno ai rispettivi partiti un numero significativo di voti di opinione, che poi sono quelli che alle Europee contano. Chi farà meglio? Vannacci o Salis?

Come al solito diciamo la nostra e votiamo (solo per questo sondaggio, nella realtà non lo faremmo mai) Salis: la spinta mediatica del generale si è un po' spenta, pur essendo purtroppo sempre di attualità i temi da lui lanciati, mentre la Salis può dare grande visibilità ad AVS, che rischia di andare sotto il 4%. Speriamo sia chiaro lo spirito del sondaggio, che non riguarda le nostre preferenze politiche: fra l'altro sia Lega (coming soon un nuovo partito del Nord, o al limite una Lega delle origini senza Salvini) sia AVS (coming soon un vero partito ambientalista) se rimangono così ci sembrano avviate verso la scomparsa.

23 aprile 2024

Inter di Inzaghi o Inter di Mourinho?


Quale è stata la migliore Inter della storia recente, quella di Simone Inzaghi o quella di José Mourinho? Per storia recente intendiamo quella con la televisione a colori, dopo un periodo sperimentale partita davvero soltanto all'inizio del 1977: non che prima non esistessero il mondo e la Serie A, ma quello che c'era prima non l'abbiamo vissuto in diretta. La nostra fedeltà alla Settimana Enigmistica, il giornale perfetto, ci permette di citare Polibio e la sua idea di storia fondata su testimonianze dirette, quindi in ogni caso scritta da contemporanei o quasi rispetto ai personaggi e alle vicende raccontati.

Veniamo al punto. Dopo il primo scudetto di Inzaghi, sesto allenatore a vincerlo negli ultimi sei campionati (altra domanda per i competenti: cosa vorrà dire?), i paragoni storici si sprecano e chi non ha argomenti si mette a copiare da Wikipedia. Hai vinto di più, quindi sei più bravo: Horry meglio di Barkley. Noi banalmente ci chiediamo quale Inter moderna abbia giocato meglio a calcio, dove meglio significa proprio meglio, cioè la maggior differenza fra ciò che si fa in attacco e ciò che si subisce in difesa. Non significa vincere o aver vinto, perché magari si è trovato in quella stagione uno più forte, ma aver lavorato bene sì.

Concorrenziali con le squadre di Inzaghi e Mourinho secondo noi soltanto quelle di Mancini e, per la serie 'anche se non hanno vinto', quelle di Castagner e Spalletti. Però magari qualcuno si è divertito con Trapattoni, Mazzarri o Bersellini. Il nostro 'Di qua o di là' non è quindi rivolto ai tifosi, a cui (nella media, esclusi ovviamente i presenti) basta vincere anche tirando in porta un decimo rispetto all'avversario ("Squadra cinica, concreta, spietata": siamo cresciuti con questo giornalismo, da qualcuno rimpianto e mai morto, basta vedere come viene sbeffeggiato chi gioca meglio e perde, cosa che nel calcio è possibile), ma ai competenti, ai fantomatici appassionati del prodotto Serie A. Quale Inter vista con i nostri occhi, dal vivo o in televisione, ha giocato il calcio migliore?

17 aprile 2024

Alfa Romeo Milano o Junior?


Alfa Romeo Milano o Alfa Romeo Junior? Stiamo ovviamente parlando della vicenda del cambio di nome della nuova auto prodotta dal gruppo Stellantis, che in origine avrebbe dovuto chiamarsi Milano e che è stata ribattezzata Junior dopo l'intervento di Adolfo Urso. La tesi del ministro delle imprese e del Made in Italy è che il nome Alfa Romeo Milano sarebbe vietato, perché l'auto è prodotta all'estero. La risposta dell'azienda è stata per molti sorprendente, soprattutto per la velocità: un cambio di nome a presentazione già avvenuta, una cosa mai avvenuta nella storia dell'economia. E poi che cambio: Junior, sembra una cosa per bambini anche se nel passato dell'auto e della stessa Alfa di Junior ce ne sono. Per questa idea avranno anche pagato qualcuno.

Facile, anche per modesti appassionati di auto, ricordare la Ford Torino, la Opel Monza, la Pontiac LeMans, la Ferrari Daytona, eccetera, tutti modelli certo non prodotti nel paese della casa madre. Ma doveroso anche ricordare la legge sull'italian sounding, che ha lo scopo primario di combattere i tarocchi nell'agro-alimentare (tipo Parmigiano-Parmesan) ma che per analogia molti estendono ad altri prodotti. In altre parole, un tedesco non può impunemente (in teoria) produrre la Pizza Posillipo o il Pesto Tigullio, quindi una multinazionale di fatto a controllo francese non può produrre in Polonia un'auto chiamata Milano.

Viene in mente Luciano Gaucci che aveva battezzato La Milanese la sua azienda di pulizie, con sede e operatività a Roma, per motivi di immagine. È chiaro che l'ufficio legale di Stellantis debba avere sconsigliato una battaglia sul nome magari fondata ma destinata a trascinarsi per le lunghe, con effetti negativi sul prodotto. Che sarebbe nella sostanza un SUV di segmento B che prende il posto della vecchia Alfa Romeo MiTo (che veniva prodotta a Mirafiori, piccolo dettaglio) e che prima ancora di Milano avrebbe dovuto chiamarsi Brennero (è una mania).

Comunque si chiami, l'Alfa Romeo Junior costa sui 30.000 euro nella versione mild hybrid e sui 40.000 in quella elettrica: fra le Alfa in produzione (Giulia, Stelvio, Tonale) è l'unica ad essere assemblata fuori dall'Italia. Ma il discorso è molto più ampio rispetto a quello sul nome di un'auto: Alfa Romeo Milano o Alfa Romeo Junior?

15 aprile 2024

Tifosi o competenti?


Tifosi o competenti? Non chiediamo chi sia meglio in assoluto, ma chi sia meglio per la fortuna di uno sport: chi sostiene, più o meno criticamente, una squadra o uno sportivo, oppure chi segue uno sport a prescindere dalla simpatia nei confronti dei protagonisti? Ovviamente lo spunto arriva da Jannik Sinner, generatore quasi automatico di 'Di qua o di là', dopo l'episodio che lo ha danneggiato nella semifinale di Monte Carlo contro Tsitsipas e che gli ha tolto la possibilità di andare sul 4-1 nel terzo set, e quasi certamente di vincere partita e torneo, trovandosi poi Ruud in finale.

Un clamoroso errore arbitrale, che Sinner ha colto in tempo reale ma senza interrompere subito il gioco per chiedere la verifica del segno: non è stato un errore del giocatore e nemmeno un eccesso di sportività, ma è semplicemente il suo atteggiamento quasi alla Borg, del genere 'Gli arbitri arbitrino'. Infatti Sinner non protesta per gli errori a suo svantaggio e nemmeno, andando a memoria, restituisce punti. Ma il problema non è questo, bensì che l'errore di Aurelie Tourte (graziata dai media in quanto donna) abbia fatto scendere in campo il peggio del tifo e del giornalismo, come se il 'sistema' avesse una qualche convenienza nel mandare avanti Tsitsipas invece di Sinner o errori di questo tipo fossero rari.

L'effetto Sinner (o Tomba, o Pantani, o Pellegrini, o quello che vogliamo) non è quindi soltanto positivo, almeno in Italia: più interesse per il tennis, più audience, più soldi per tutti ed umilmente anche per noi che scriviamo visto che solo negli ultimi mesi abbiamo scritto più articoli di tennis che nel resto della nostra vita. In negativo porta il tennis a contatto non soltanto con l'appassionato-turista o lo sportivo generalista, già detestati da quelli della parrocchietta, ma anche il canottierato che fra una discussione sul VAR e l'altra sostiene che Sinner sia stato derubato. Certo che l'errore è stato decisivo per l'esito della partita, ma la cosa sarebbe interessante soltanto se la carriera della Tourte dipendesse da Tsitsipas più che da Sinner.

Un di qua o di là divisivo, che non riguarda i nostri gusti personali perché a seconda dello sport tutti siamo appassionati e sedicenti competenti oppure canottierati: seguire il tennis a prescindere dalla nazionalità di quelli forti non è in contraddizione con il guardare la Formula 1 soltanto, ad esempio, se la Ferrari va bene. Tifosi o competenti? Noi se per miracolo fossimo il commissioner di una qualsiasi lega vorremmo soltanto tifosi, ma ha comunque cittadinanza la teoria dell'appassionato-consumatore, il lobotomizzato che esulta per i 4-3 della Premier League, che non crea problemi come il tifoso ed in più spende per la quarta maglia.

Donne o Trans?

Donne o trans? O meglio: gli uomini diventati (più o meno) donne devono poter competere con le donne nello sport? Il pretesto per parlarne a...