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12 giugno 2024

McEnroe o Swiatek?

 John McEnroe o Iga Świątek? O meglio: le donne si devono truccare per piacere di più agli uomini? Una battuta di McEnroe durante il Roland Garros ("Si sarebbe truccata la Lancome l'avesse pagata un po' di più?") è diventata fonte di polemica, con il più talentuoso tennista di tutti i tempi nei panni mediatici del maschilista becero e la numero 1 del mondo, testimonial della Lancome (infatti le sue foto da truccata non mancano, fuori dal campo), che ha lasciato rispondere altri per lei. Ma al di là del giornalisticamente corretto, che ovviamente è dalla parte della campionessa polacca, ci sono anche le persone reali e noi nella realtà quotidiana non conosciamo una sola donna adulta che non si trucchi. Di più: ne conosciamo anche qualcuna che si trucca solo per far piacere al marito-fidanzato-compagno o possibile tale.

Magari in poche si truccano per giocare a tennis (ma di sicuro nessuna si strucca per andare in palestra, anzi), senza contare il fatto che la maggioranza usa un trucco così leggero da far pensare agli uomini inesperti, poco interessati alla materia e non criptogay che i visi che vediamo siano tutti frutto della natura. Un po' come quando diciamo, in sintesi, "Le ragazze di oggi sono tutte fighe mentre ai nostri tempi no". Ed invece dietro al trucco femminile, qui per un attimo siamo seri, c'è molto di più che una serie di prodotti impressionante, dal fondotinta alla cipria, dal rossetto al mascara a mille altre cose con varianti oltre la follia, come il mascara che stimola la crescita delle ciglia. Un investimento di soldi, di tempo, di speranze, per attirare l'attenzione di uno magari più interessato al futuro di Sarri o di Zaniolo.

Facile dire e scrivere che una donna dovrebbe piacere soprattutto a sé stessa, ma se al mondo fossimo soli o sole probabilmente staremmo sul divano con la tuta acetata della Legea (modello massaggiatore del Casarano o carcerato in carriera) a guardare film anni Ottanta mangiando tonnellate di Pizza Ristorante della Cameo: stiamo evidentemente descrivendo il Paradiso. Qui invece siamo animali sociali e più diciamo di bastare a noi stessi più in realtà cerchiamo di attirare l'attenzione. Ma in concreto a una figlia, nel 2024, diremmo di truccarsi? Dietro al trucco c'è di più: millenni di storia, di sudditanza nei confronti della cultura maschile (le donne musulmane si truccano come le altre, su Vanity Fair abbiamo addirittura letto di cosmetica halal), di condizionamenti sociali. McEnroe o Swiatek?


24 maggio 2024

Chi vincerà il Roland Garros 2024

 Chi vincerà il Roland Garros 2024? Il sorteggio dei tabelloni ci dice giusto, al massimo, chi può fare strada fra i giocatori di media cilindrata, ma tutti i giocatori che possono teoricamente vincere sono per motivi diversi in maschera: dal favorito, almeno secondo Eurobet, Carlos Alcaraz a 3.50 a Sinner dato a 4.00 (quota troppo bassa anche per con un Sinner sano e con la Kalinskaya a debita distanza), dal Djokovic post-borraccia che si sta scaldando a Ginevra dato a 4.25 al vincitore di Roma Zverev, entrato a sua insaputa nel mondo di Corona, e che al primo turno troverà i resti e l'orgoglio di Nadal. Detto che non scommettiamo mai antepost ma siamo tossici del day by day, troviamo di grande valore la quota di Tsitsipas a 11.00: il vincitore di Monte Carlo nella parte bassa del tabellone potrebbe sfruttare i guai fisici di Alcaraz e Sinner, che comunque può battere anche da sani, e giocarsela in finale con chiunque, anche con questo Djokovic indecifrabile, non ancora in declino ma un po' lontano con la testa.

Il tabellone femminile è secondo molti una marcia verso una nuova puntata del Clasico Swiatek-Sabalenka, con la mini-Graf polacca ovvia favorita: bassissima, 1.60, la quota della sua vittoria finale nel torneo, contro il 5.50 della bielorussa che ha superato bene, anche troppo, il suicidio del fidanzato a Miami. Noi quest'anno siamo fissati con la Collins (ma perché si dovrebbe ritirare? Non lo sa che la vita è una merda?), centratissima e cazzuta come non mai, troviamo molto interessante il suo 21.00 anche se teoricamente avrebbe la Swiatek nei quarti. 21.00 che è anche la quota della sensazionale, ma forse non ancora pronta, Mirra Andreeva.

Venendo alle scommesse di giornata, troviamo che attualmente le distanze fra Ruud e Cobolli, che alle 16 si incontreranno in semifinale a Ginevra, siano meno grandi di quanto dicano le quote. Scommetteremo quindi 12 euro su Cobolli a 5.30(quota del limitato Betfair italiano), con il solito schema (puntare ad un guadagno di 50 euro a partita, qualsiasi sia la quota). Attenzione anche alle semifinali di Lione: ci godremo senza scommettere Mpetshi Perricard, che davvero sembra uscito da altri decenni, contro Bublik, e prima cavalcheremo Darderi, sfavorito a 2.44 contro Etcheverry ma che secondo noi può fare partita pari: quota sbagliata e 35 euro sull'italo-argentino.

stefano@indiscreto.net


17 maggio 2024

Cosa ce ne frega di Jarry-Paul


Le semifinali Zverev-Tabilo e Jarry-Paul sembrano studiate apposta per cacciare il pubblico dagli Internazionali d'Italia di tennis, se non fosse che gran parte di questo pubblico il biglietto lo ha già comprato. Sperando, per l'albo d'oro di Roma, che vinca Zverev (ma mentre pubblichiamo questo post ha perso il primo set...), la nostra considerazione è scontata ma non per questo meno fondata: i Masters 1000 combined con l'equivalente femminile e spalmati su 12 giorni, di fatto due settimane come gli Slam ma con un tabellone a 96 giocatori, stanno stancando anche il pubblico più motivato, figuriamoci quello calciocentrico del tipo 'Sinner o niente'. Stiamo parlando di Indian Wells, Miami, Madrid, appunto Roma e Shangai, con presumibile aggiunta futura degli altri in una corsa al gigantismo che porta ad infortuni, è vero, ma soprattutto a ritiri preventivi.

Una situazione che non piace ai giocatori più forti, come sottolineato da Ubaldo Scanagatta, che a volte viene neutralizzata dallo stato di forma di qualcuno di loro ma che più spesso genera tabelloni con molti buchi. Dati tutti i meriti del caso a Tabilo, che a Madrid aveva perso da Cobolli, a Jarry che con Tsitsipas ha fatto una rimonta pazzesca (per come stava giocando il greco, anche) e alla grande stagione di Paul che è pur sempre il 16 del mondo, la nostra considerazione è che il calendario attuale ed i sogni di gloria, quinto Slam e dintorni, di tanti Masters 1000, sono basati sul mondo irreale di Federer, Nadal e Djokovic, che non esiste più dal 2019, di fatto l'ultimo anno di Federer, e che quest'anno con il ritiro di Nadal e quello possibile di Djokovic potrebbe diventare definitivamente storia.

Federer, Nadal e Djokovic non sono stati soltanto i tre tennisti che hanno dominato questo sport dal 2003 al 2023, e forse i tre più grandi di sempre, ma erano (sono) mossi da un fuoco che li portava a dare il massimo anche negli appuntamenti di livello medio-alto come i Masters 1000, che già ad inizio carriera gli spostavano poco come prestigio e come incassi, nel quadro generale: Djokovic ne ha vinti 40 (!!!), Nadal 36 (!!), Federer 28 (!). Il quarto è Agassi con 17... Era ed è gente orgogliosa ed ossessionata, che certo faceva i propri calcoli ma soprattutto non voleva fare brutte figure, né a Roma né a Cincinnati. Il passo falso di qualcuno di loro apriva la strada agli altri due o al Murray della situazione, qualche volta anche a un Davydenko o a un Soderling, però uno dei tre grandi in qualche modo riusciva ad arrivare fino in fondo e salvare mediaticamente (perché di questo si sta parlando, visto che nel tennis vince sempre chi merita) i tornei.

In particolare Roma dal 2005 al 2022, 18 edizioni consecutive, ha avuto come finalista almeno uno di loro tre, con 10 vittorie di Nadal (più 2 finali), 6 di Djokovic (più 6 finali perse), 3 finali di Federer (che nel 2003 ne aveva persa un'altra con Mantilla), con le 2 vittorie mancanti prese da Murray e Zverev, battendo in finale in entrambi i casi Djokovic. E quindi? La prima regola del gigantismo è che indietro non si torna, neppure di fronte all'evidenza, quindi gli appassionati di tennis nei prossimi anni dovranno fare poco gli schizzinosi con una semifinale di Masters 1000 Jarry-Paul.

stefano@indiscreto.net

13 maggio 2024

I dannati del ground

 Quinto Slam? Al Foro Italico manca lo spazio per respirare e mai come quest’anno ce ne siamo accorti, visto che sabato siamo stati agli Internazionali d'Italia dopo avere acquistato il biglietto Ground: 53 euro comprensivi di prevendita, circa il doppio dell’anno scorso (effetto Sinner? Ma Sinner non l’avrebbero mai messo lì), che davano diritto a vedere i match sul meraviglioso Pietrangeli e di spostarsi sui campi secondari seguendo l’ispirazione e l’interesse per un particolare tennista. Siamo quindi stati comparse paganti nel giorno in cui è stato stabilito il record assoluto di spettatori nella storia del torneo: 36.671 persone, 28.952 per la sessione diurna e e 7.719 per la sera.

Fra l'altro è già stato battuto il record totale di biglietti venduti in tutto il torneo, stabilito l'anno scorso con 298.537: si è già oltre quota 300.000 e il numero può crescere ancora, anche se l'uscita di scena, o la mai entrata in scena, degli italiani più forti, di Alcaraz, Djokovic, Nadal, eccetera, di sicuro non scatenerà la corsa al biglietto. Domanda: ma se Centrale e Grand Stand sono spesso semivuoti, come è possibile che vengano stabiliti questi record? Semplice: si sono venduti più biglietti ground, quelli per la classe media, e pazienza se si faceva fatica a camminare non diciamo per andare ai campi, ma anche soltanto per girare fra gli stand e per i campetti dove i maestri della FITP davano lezioni introduttive ai bambini.

Situazione affollamento molto peggiorata rispetto agli anni scorsi, che noi tossici possiamo risolvere facendo l'upgrade del biglietto (per l'ultima di Nadal ne valeva la pena) e che poco si presta alla demagogia: il tennis non è un bene di prima necessità e i prezzi dei biglietti (domani, un martedì pomeriggio lavorativo, sul Centrale non si trova niente per meno di 160 euro) sono bene evidenziati. Soprattutto non esiste il mitico 'prezzo giusto', perché noi sul Pietrangeli abbiamo fatto un quarto d'ora di coda per vedere Badosa-Shnaider, ma altri, anche senza problemi finanziari, troverebbero eccessivi 20 euro per Sinner-Alcaraz (sono gli stessi che poi li spendono per uno Spritz, prima di vedersi Frosinone-Inter con il pezzotto). Di sicuro il Foro Italico è troppo piccolo per ciò che il torneo è diventato, e piccolissimo per le ambizioni.

Però complessivamente noi, che qui abbiamo visto fra le altre cose anche una finale Arias-Higueras in un Centrale quasi completamente vuoto e in un contesto di abbandono, questa esperienza la consiglieremmo. Si respira una buona aria, come negli sport di successo accade raramente. E qualche coda, anche per andare in bagno, è preferibile al mortorio da parrocchietta. Certo anche i più motivati si accorgono di essere polli da spennare.


10 maggio 2024

La migliore tennista italiana


Chi può essere considerata la migliore tennista italiana di sempre? La triste uscita di scena di Musetti a Roma, seguita ai forfait ugualmente male spiegati di Sinner e Berrettini (perché fare conferenze stampa per dire niente?), ha intristito chi segue il tennis soltanto quando ci sono italiani maschi forti. Sono gli stessi media che spaccano il cazzo, è proprio il caso di usare questa espressione, con il sessismo, il montepremi, eccetera.

Il nostro lutto è però soprattutto l’addio al tennis di Camila Giorgi, una che forte lo è stata solo a sprazzi. Un addio nel suo stile: senza parole finte e nemmeno parole sincere messe in bella copia tipo Totti con Veltroni-Costanzo, ma proprio senza parole. Da diva, che non deve giustificarsi. È quindi arrivato il momento di collocarla in prospettiva storica, al di là della contabilità che guardando ai best ranking WTA (lei è stata 26) non la metterebbe nemmeno nelle prime 10: davanti ha Schiavone, Pennetta, Errani, Vinci, Farina, Reggi, Cecchini, Grande, Garbin e le contemporanee Paolini e Trevisan.

Andando all’era pre-computer impossibile non citare Lucia Valerio, nei quarti al Roland Garros e a Wimbledon in tempi in cui si viaggiava poco, Silvana Lazzarino, che a Parigi è stata semifinalista, e ovviamente Lea Pericoli, personaggio pop da noi amatissimo ma anche giocatrice vera, più volte capace di entrare negli ottavi al Roland Garros e Wimbledon. Ci piace citare anche Maud Levi Rosenbaum e Annelies Bossi Ullstein, semifinaliste a US Open (nel 1930!) e a Parigi, diventate italiane per matrimonio. Del resto se ci appropriamo delle medaglie dell’inglese Fiona May non si capisce perché dovremmo trattare diversamente le tenniste.

Nostra citazione generazionale, e non solo per il quarto di Wimbledon con la Evert visto da tutti come Milan-Cavese o Springsteen a San Siro nel 1985, per Laura Golarsa ed il suo stile unico, almeno per un’italiana. E un angolo del cuore anche per la sofferenza di Mara Santangelo, poco italiano anche il suo, che si percepiva nel gioco e che poi avremmo trovato confermata nel suo bellissimo libro. Domanda senza primi, secondi o terzi livelli, molto semplice: chi è stata la migliore tennista italiana di sempre?

Per noi la risposta è abbastanza scontata: Francesca Schiavone per punte di rendimento, su tutte ovviamente il Roland Garros 2010, e continuità ad alto livello per un decennio (almeno nei quarti in ognuno degli Slam in singolare, almeno in semifinale in ognuno degli Slam in doppio), è difficile da discutere. Non è nemmeno vero che il suo tennis metteva in palla le migliori, come si diceva spesso, perché le sue vittorie contro Top 10 sono state ben 30. La Giorgi, come Balotelli, poteva essere la più forte di tutti, almeno in Italia, ma purtroppo non lo è stata e nemmeno ci è andata vicina.

stefano@indiscreto.net

24 aprile 2024

Roma quinto Slam


Roma può davvero diventare il quinto torneo dello Slam? Quella di Binaghi, alla presentazione della prossima edizione degli Internazionali d'Italia di Roma, dove umilmente saremo presenti, è stata una battuta con un fondo di verità. Perché questo è davvero il suo sogno al momento proibito e perché l'idea del quinto Slam non è nuova, né assurda, ed in tempi recenti ci hanno provato in tanti: la Cina, Tiriac a Madrid prima di mollarlo, Indian Wells, il Qatar. Non è evidentemente una questione di soldi, nel mondo ce li hanno in tanti ed il montepremi globale di un torneo dello Slam vale meno di un acquisto sbagliato del Chelsea.

Il punto è che dopo l'anarchia organizzativa degli anni Settanta e dei primi Ottanta e la quasi morte degli Australian Open alla fine degli anni Ottanta i tornei del Grande Slam hanno creato una tradizione e soprattutto un rapporto istituzionale con l'ITF, attraverso il Grand Slam Board. E la federazione internazionale ha la convenienza, prima di tutto a livello di immagine, nel dire che i tornei che contano in fin dei conti sono affiliati a lei e non ad ATP e WTA. Quanto ai singoli quattro tornei, non hanno alcun interesse a dividere in più parti la torta, in un calendario intasato. Qualificazioni comprese occupano già 3 mesi...

Insomma, ci sono barriere all'entrata molto alte ma niente è eterno ed in fondo negli anni Novanta sembrava fantarugby anche l'Italia nel Cinque Nazioni (la svolta nel 2000), per non dire di quattro squadre in Champions League (dal 1999, per le nazioni leader), del Mondiale a 48 squadre, della Vuelta in settembre, dei Mondiali di atletica biennali, eccetera. Certo una volta era tutto meglio, più bello, più vero, o forse eravamo soltanto più giovani noi.

Tutto lo sport va in direzione del gigantismo ed in fondo uno Slam in più non sarebbe troppo diverso per lunghezza da quanto ormai durano i Masters e WTA 1000. Senza contare un discorso di giustizia, a livello di superficie. I 3 Slam su 4 sull'erba fino al 1974 erano figli della loro epoca, così come i 2 su 4 sul cemento sono figli di quando gli Stati Uniti erano il paese leader del tennis, ma adesso la locomotiva del tennis è l'Europa. Su tutto c'è, come diciamo anche a chi difende ruderi o manifestazioni senza senso, che ai loro tempi le tradizioni sono state novità. Roma quinto Slam?

15 aprile 2024

Tifosi o competenti?


Tifosi o competenti? Non chiediamo chi sia meglio in assoluto, ma chi sia meglio per la fortuna di uno sport: chi sostiene, più o meno criticamente, una squadra o uno sportivo, oppure chi segue uno sport a prescindere dalla simpatia nei confronti dei protagonisti? Ovviamente lo spunto arriva da Jannik Sinner, generatore quasi automatico di 'Di qua o di là', dopo l'episodio che lo ha danneggiato nella semifinale di Monte Carlo contro Tsitsipas e che gli ha tolto la possibilità di andare sul 4-1 nel terzo set, e quasi certamente di vincere partita e torneo, trovandosi poi Ruud in finale.

Un clamoroso errore arbitrale, che Sinner ha colto in tempo reale ma senza interrompere subito il gioco per chiedere la verifica del segno: non è stato un errore del giocatore e nemmeno un eccesso di sportività, ma è semplicemente il suo atteggiamento quasi alla Borg, del genere 'Gli arbitri arbitrino'. Infatti Sinner non protesta per gli errori a suo svantaggio e nemmeno, andando a memoria, restituisce punti. Ma il problema non è questo, bensì che l'errore di Aurelie Tourte (graziata dai media in quanto donna) abbia fatto scendere in campo il peggio del tifo e del giornalismo, come se il 'sistema' avesse una qualche convenienza nel mandare avanti Tsitsipas invece di Sinner o errori di questo tipo fossero rari.

L'effetto Sinner (o Tomba, o Pantani, o Pellegrini, o quello che vogliamo) non è quindi soltanto positivo, almeno in Italia: più interesse per il tennis, più audience, più soldi per tutti ed umilmente anche per noi che scriviamo visto che solo negli ultimi mesi abbiamo scritto più articoli di tennis che nel resto della nostra vita. In negativo porta il tennis a contatto non soltanto con l'appassionato-turista o lo sportivo generalista, già detestati da quelli della parrocchietta, ma anche il canottierato che fra una discussione sul VAR e l'altra sostiene che Sinner sia stato derubato. Certo che l'errore è stato decisivo per l'esito della partita, ma la cosa sarebbe interessante soltanto se la carriera della Tourte dipendesse da Tsitsipas più che da Sinner.

Un di qua o di là divisivo, che non riguarda i nostri gusti personali perché a seconda dello sport tutti siamo appassionati e sedicenti competenti oppure canottierati: seguire il tennis a prescindere dalla nazionalità di quelli forti non è in contraddizione con il guardare la Formula 1 soltanto, ad esempio, se la Ferrari va bene. Tifosi o competenti? Noi se per miracolo fossimo il commissioner di una qualsiasi lega vorremmo soltanto tifosi, ma ha comunque cittadinanza la teoria dell'appassionato-consumatore, il lobotomizzato che esulta per i 4-3 della Premier League, che non crea problemi come il tifoso ed in più spende per la quarta maglia.

Donne o Trans?

Donne o trans? O meglio: gli uomini diventati (più o meno) donne devono poter competere con le donne nello sport? Il pretesto per parlarne a...