Visualizzazione post con etichetta Politica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Politica. Mostra tutti i post

20 giugno 2024

Parlare di politica?

 Si può parlare di politica in un contesto sportivo? Una domanda che nasce dall'attualità, cioè dalle prese di posizione di alcuni calciatori francesi, da  Mbappé a Thuram, in vista delle imminenti elezioni in Francia, ma anche come al solito da fatti personali. Uno dei nostri primi ricordi, negli spogliatoi del campo Kennedy (periferia ovest di Milano, ça va sans dire), era un cartello pieno di raccomandazioni igieniche, con l'aggiunta significativa di "È vietato parlare di politica". Non era una raccomandazione ideologica, ma banalmente un modo per prevenire litigi in quello che era un centro sportivo pubblico. Era ed è così ancora oggi in tanti club privati, dove gli iscritti non hanno voglia di avvelenarsi in quelle due ore anche se poi magari litigano per una decisione del VAR o per l'importanza storica da attribuire a Barella. L'idea di fondo, valida (o non valida) da Mbappé all'ultimo degli amatori, è che ci sono contesti in cui agli altri frega zero delle tue idee politiche.

Come prevedibile destra contro Mbappé e Thuram, peraltro piuttosto tiepidi nella loro presa di posizione (Mbappé è addirittura macroniano, mentre Thuram è costretto dal padre a fare quello intelligente), e sinistra a favore nel nome della libertà di espressione (e se Deschamps avesse dichiarato il suo sostegno a Zemmour?). E microcensure quasi dappertutto, con la FIGC e altre federazioni che cercano di prevenire le domande di questo tipo, riuscendoci benissimo visto che molti inviati sono per loro natura embedded. L'unica cosa che non si può censurare è il nazionalismo, diversamente le nazionali non esisterebbero. Ma la domanda di fondo non cambia: si può parlare di politica sfruttando la propria popolarità derivante da sport o spettacolo?

La risposta più diffusa è un no, soprattutto nel calcio visto che club e procuratori ammaestrano i giocatori in questo senso. Può valere il sì per posizioni molto generiche (nessuno è contro la pace) o per slogan vuoti come quello sul cambiamento climatico, e se proprio uno non si sa mordere la lingua può al massimo dire qualcosa di progressista, se non di sinistra. Lo citiamo spesso come esempio di giornalismo e quindi lo ricitiamo: perché quel servizio del Guerin Sportivo del 1976, con le preferenze politiche giocatore per giocatore (non erano congetture, il 90% degli interpellati rispose), oggi non sarebbe possibile? Eppure chi prova a chiedere c'è sempre, in tanti in questi anni ci hanno provato. La nostra personale risposta al sondaggio è un grosso sì, non è che sulle politiche francesi il parere di Scamacca valga di meno di quello di un trapper. Al di là del fatto che lo sportivo agonista sia naturalmente di destra, anzi per certi versi sia un sintesi di quelle che molti da un po' (il primo a farlo ci sembra sia stato Bersani) definiscono 'le destre', proprio per forma mentale.


17 giugno 2024

Il sorpasso dei comunisti


 Le elezioni europee del 17 giugno 1984, quaranta anni fa, sono ricordate come quelle del sorpasso del PCI nei confronti della DC, dopo un inseguimento durato tutto il dopoguerra. 33,3% dei voti validi per il partito che sfruttò anche l'effetto Berlinguer, il segretario morto pochi giorni prima e al quale il 26 giugno sarebbe succeduto Natta, guadagnando molto (per quell'epoca in cui un decimale era oggetto di incredibili analisi) rispetto alle Politiche dell'anno prima in cui aveva preso il 29,9. Tutto sommato la Democrazia Cristiana di Ciriaco De Mita non andò male: 32,9% come nel 1983. La delusione fu il PSI di Craxi, presidente del Consiglio, che si aspettava un balzo in avanti trainato da un'Italia in ripresa economica ma rimase inchiodato all'11,2%. Malino i partiti laici (PRI e PLI insieme, il PLI da solo), MSI sotto il 7%. Due differenze enormi con la situazione odierna. La prima: votò l'82,47% degli aventi diritto, contro il 49,6% del 2024, segno che per mille motivi si riteneva che le elezioni avessero un impatto sulla vita ed il Fantozzi con gli occhi pallati che seguiva ogni dibattito va contrapposto a noi che ormai cambiamo canale ogni volta che intercettiamo un talk show politico. La seconda: sommando PCI, PSI (che era un partito di sinistra, bisogna ricordarlo), Democrazia Proletaria e Radicali, si arrivava al 50% dei voti, senza contare che la DC dell'epoca era governata dalla sinistra del partito.

10 giugno 2024

Ferrari batte Fiat 500

 Si vendono più Ferrari che Fiat 500 elettriche. È stata una delle notizie più commentate degli ultimi giorni, anche con toni sorpresi, come se il flop dell'auto elettrica non fosse sotto gli occhi di tutti. E noi la ricicliamo subito dopo le elezioni europee, come dettaglio fra i mille che possono spiegare l'avanzata dei partiti anti-europeisti (sempre dietro alla normale osservazione degli spacciatori maghrebini con l'ufficio nei pressi del videopoker) o euroscettici. Nell'aprile 2024 sono state vendute un centinaio di 500 totalmente (quindi non ibride) elettriche, meno di di un decimo delle Ferrari (1.138) che nel 2023 sono state vendute in media ogni mese. Eppure le 500 elettriche costano di listino un decimo della Ferrari meno costosa: dovrebbe essere la Portofino, in zona 220.000 euro ma pensiamo con in dotazione a malapena il volante. Eppure i milionari con la passione per le auto sportive non sono certo di più degli appartenenti alla classe media con una coscienza ambientalista.

Il confronto è ovviamente improprio e serve per fare un titolo da click, ma la realtà è che la gente, trasversalmente al proprio pensiero politico (all'ultimo conteggio sono andati bene Fratelli d'Italia e PD), in Italia sta dicendo no all'auto elettrica. Al di là della 500, in aprile in Italia sono state vendute 3.173 auto full electric, il 20,5% in meno rispetto all'aprile 2023. La quota di mercato di questa auto calata dall'alto è del 2,3% contro il 3,2% di un anno fa. Male comunque anche le PHEV (traduzione: Plug In Hybrid, cioè il motore elettrico che coesiste con quello endotermico), mentre bene le più realistiche Mild Hybrid e Full Hibryd. In totale comunque l'ibrido vale in Italia il 41,2% delle nuove immatricolazioni, segno che l'opposizione all'auto elettrica non è di ignoranti, magari sovranisti e populisti, quando non addirittura negazionisti del cambiamento climatico, che vogliono vivere in mezzo all'inquinamento ma di persone che notano che per come è stata imposta l'auto totalmente elettrica è nel presente qualcosa che peggiora la vita..

Soffrono anche i costruttori-delocalizzatori, mendicanti di incentivi statali oggi più che mai, e nella sostanza, anche per un banale discorso di materie prime e di costo del lavoro, esultano soltanto i cinesi. In pratica da noi può resistere la fascia alta, quando non direttamente il lusso. Quindi non si vede perché l'Unione Europea non possa tornare sulla sua demenziale decisione dell'anno scorso (con l'astensione dell'Italia, della Bulgaria e della Romania) riguardante lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035. Un caso da manuale di cittadino che vota, in questo caso consuma, in maniera diversa rispetto ai desiderata della gente che piace. Tutto questo per dire che il primo problema dell'Europa non è l'auto elettrica o quella a benzina, ma il fatto che gli ideali europei lascino freddi e siano percepiti, anche quando non lo sono, come una serie di imposizioni nel nome di una élite. In Italia questo vento c'è ma non ha ancora generato estremismi, se non appunto all'italiana, in Francia e Germania la cosa sta prendendo un'altra piega: c'è un po' un clima da ultima chance, prima che cambi in maniera strutturale il corpo elettorale. Non da noi, va detto, dove il plebiscito dei consumatori non si traduce direttamente in voti. Anche perché per certe dinamiche siamo, per fortuna, dieci anni indietro rispetto ad una normale città francese. Il nostro primo problema è ancora la Ferrari.

 


05 giugno 2024

Per chi votare alle Europee 2024


Per chi votare alle Europee 2024? In questo fine settimana, sabato 8 giugno dalle 15 alle 23 e domenica 9 giugno dalle 7 alle 23, in Italia si voterà per il il rinnovo dei nostri, si fa per dire, 76 parlamentari europei e confessiamo che, pur essendo da sempre interessati alla politica, sentiamo queste elezioni ancora meno di quanto sentiamo gli Europei di calcio. Eppure quello europeo è da sempre un voto ideologico, quindi in teoria dovrebbe scaldare di più rispetto agli altri dove contano le alleanze, le convenienze e le mitiche 'persone'. Inoltre i leader dei principali partiti, dalla Meloni alla Schlein a Conte, ma anche di quelli minori, hanno fatto a gara nell'usare i toni più duri, quelli più da titolo. Niente, siamo scarichi e forse anche bolsi (presto proporremo il bolsometro).

Detto questo, proponiamo il nostro solito sondaggio, con voto segreto anche se il bello è dichiararlo e discuterne, in questo spazio dove commenteremo previsioni, svolgimento, exit poll e risultati reali di queste elezioni che in ogni caso avranno riflessi anche sulla politica italiana, ricordando lo sbarramento del 4% dei voti validi espressi, che mette diversi partiti sul filo delll'esclusione. Nel 2019 stravinse la Lega, con il 34,26% dei voti, davanti al PD in tandem con Siamo Europei (cioè Calenda) con il 22,74. A seguire i 5 Stelle con il 17,06, Forza Italia con l'8,78, Fratelli d'Italia con il 6,44. Sotto il 4%, paradossalmente ma non troppo, due partiti con Europa nel nome, come +Europa (3,11% insieme a una specie di movimento dei sindaci) ed Europa Verde, cioè i Verdi di Bonelli. L'ultimo partito-alleanza sopra l'1%, ci perdonino gli altri se non li citiamo, la Sinistra di Fratoianni con l'1,75%, dove c'era dentro un po' di tutto (anche i resti dell'indimenticata lista Tsipras, purtroppo non Tsitsipas).

Venendo all'attualità, bisogna dire che i partiti sono rimasti più o meno quelli e che quindi un confronto con cinque anni fa, pur in un'Italia profondamente diversa (primo governo Conte, alleanza 5 Stelle-Lega), ci può stare. L'ultimo sondaggio IPSOS, pubblicato sul Corriere della Sera, dice Fratelli d'Italia 26,5%, PD 22,5%, 5 Stelle 15,4%, Forza Italia 9,2%, Lega 8,6%, Alleanza Verdi Sinistra 4,6%, Stati Uniti d'Europa (cioè vari movimenti, soprattutto +Europa e Italia Viva) 4,1%, Azione 3,6%, Libertà (vari gruppi, ma soprattutto il Sud chiama Nord di Cateno De Luca) al 2% e Pace Terra Dignità (vari gruppi, con Santoro frontman) all'1,9%. Proponiamo anche il controsondaggio: per chi non votereste mai? Ma in concreto, per chi votare alle Europee 2024? La nostra serietà è dimostrata dal fatto che non proponiamo l'opzione De Zerbi, un cui movimento supererebbe facilmente il 4%.

28 maggio 2024

C'è troppa frociaggine?

 C'è troppa frociaggine? Una domanda che trae spunto dalla battuta di Papa Francesco detta ai vescovi, riferendosi alla eccessiva quantità di omosessuali presente nei seminari. Una battuta che nel mondo del politicamente e giornalisticamente corretto, di solito accodato acriticamente al Papa, ha scatenato reazioni, è il caso di dirlo, da checche isteriche. Anche perché si dovrebbe scrivere ciò che si è scritto di Vannacci... Al di fuori della battuta e dello scoop di Dagospia, copiato a denti stretti dai vaticanisti embedded (ma non da quelli televisivi, sempre in estasi tipo Bernadette), la posizione del Papa, oltre che della Chiesa Cattolica, sull'omosessualità era già nota: non è un crimine e nemmeno un comportamento che meriti discriminazioni, ma certo non deve essere promossa, favorita o anche solo accettata culturalmente dalla Chiesa.

L'evidenza dice che fra i sacerdoti la percentuale di gay sia superiore che fra gli operai e gli impiegati, ma lo si potrebbe dire per molti altri mondi, anche al femminile. Per certi versi, ma questo valeva soprattutto nel passato, il sacerdozio a volte fungeva da copertura. Ma al di là della Chiesa, le cui posizioni influenzano sempre meno persone, ci sono due discorsi enorme da fare e che noi con la consueta superficialità liquidiamo in due righe. Il primo è quello di marketing: come può, con l'Islam che avanza (vorremmo dire alle porte, ma purtroppo sono già entrati), il Papa ghettizzare i fedeli, o anche soltanto gli aspiranti sacerdoti, di vari orientamenti sessuali? L'unica vera arma dei cristiani contro l'Islam è quella della tolleranza: la libertà contro il peggio del peggio. Sempre in tema di marketing, la linea pro-gay dovrebbe essere obbligatoria per una destra libertaria, modello Wilders, che però in Italia ha sempre avuto poca fortuna.

Il secondo discorso è ancora più ampio e riguarda la società in generale. Con l'allarme lanciato tanti anni fa dalla scomparsa Ida Magli, che fece scalpore attaccando la femminilizzazione della società, della scuola ed in definitiva anche degli uomini occidentali. E ancora prima, a fine anni Ottanta, i saggi della più famosa antropologa italiana erano diventati pop evidenziando l'omosessualità latente che sta alla base della società non soltanto occidentale. Latente, appunto, perché dal punto sessuale e sociale l'omosessualità è sterile e la sua diffusione oltre certe percentuali è tipica delle civiltà in declino. La nostra domanda è riferita al qui e adesso, nell'Italia del 2024: c'è troppa frociaggine in giro?


25 aprile 2024

Vannacci o Salis?


Roberto Vannacci
 o Ilaria Salis? Per il 25 aprile, in attesa del ritorno di Budrieri (spoiler: del tutto indifferente allo scudetto dell'Inter, come del resto a qualsiasi altro stimolo sportivo, politico o sessuale), abbiamo voglia di un bel Di qua o di là divisivo. E chi meglio dei due più discussi candidati per le prossime Europee? Il generale autore di Il mondo al contrario scenderà in campo per la Lega di Salvini, l'attivista per l'Alleanza Verdi e Sinistra di Bonelli e Fratoianni. Differenti le loro motivazioni: Vannacci forse davvero pensa ad una carriera politica mentre la Salis punta soprattutto ad evitare il carcere in Ungheria.

Veniamo al punto: chi fra Vannacci e Salis porterà di più in termini di voti? Ricordiamo che la Lega secondo un sondaggio di YouTrend che abbiamo letto sull'Ansa varrebbe il 7,7% dei voti, mentre AVS il 4,4%, con una soglia di sbarramento che alle Europee è del 4. La domanda sul reale peso elettorale dei candidati vale anche per gli altri non politici di professione in corsa, da Lucia Annunziata al capitano Ultimo a Tridico, che a questo giro ci sembrano comunque molti meno del solito. Bruxelles è un buon parcheggio per politici di primo e secondo piano, magari costretti a riciclarsi per il limite ai mandati, oggi non si molla niente.

Nonostante i pochi precedenti di successo, abbiamo sempre guardato con simpatia ai candidati della cosiddetta società civile: persone che di solito hanno avuto successo nelle rispettive professioni (anche spaccare le teste agli avversari politici a suo modo lo è) e che comunque esistono, anche mediaticamente, a prescindere dal seggio in parlamento. La realtà dice che raramente hanno spostato qualcosa, una volta eletti, e che ancora più raramente abbiano portato voti 'prima'. Stringere mani e ascoltare lamentele non è per tutti. Per questo i casi Vannacci e Salis ci incuriosiscono, perché siamo sicuri che entrambi porteranno ai rispettivi partiti un numero significativo di voti di opinione, che poi sono quelli che alle Europee contano. Chi farà meglio? Vannacci o Salis?

Come al solito diciamo la nostra e votiamo (solo per questo sondaggio, nella realtà non lo faremmo mai) Salis: la spinta mediatica del generale si è un po' spenta, pur essendo purtroppo sempre di attualità i temi da lui lanciati, mentre la Salis può dare grande visibilità ad AVS, che rischia di andare sotto il 4%. Speriamo sia chiaro lo spirito del sondaggio, che non riguarda le nostre preferenze politiche: fra l'altro sia Lega (coming soon un nuovo partito del Nord, o al limite una Lega delle origini senza Salvini) sia AVS (coming soon un vero partito ambientalista) se rimangono così ci sembrano avviate verso la scomparsa.

11 aprile 2024

L'alcol andrebbe proibito?


L'alcol fa male? Di più: andrebbe proibito? Non l'alcol in grandi quantità, tutti sanno che distrugge la propria vita e quella degli altri. Ma proprio gli alcolici bevuti in maniera normale o comunque moderata. Lo spunto per questo Di qua o di là divisivo al massimo, un tabù nell'Italia delle presunte eccellenze del territorio (non produciamo più acciaio, ma abbiamo la pizza con il cornicione alto: in caso di guerra ci difenderemo con quello), arriva dalle recenti iniziative in Belgio, che metteranno di fatto l'alcol sullo stesso piano del fumo: non proibito ma sconsigliato, comunque non promosso. Ma anche da un vento culturale che è cambiato: soltanto qualche anno  fa Antonella Viola, uno dei tanti mostri mediatici creati dall'era Covid,  e nemmeno il peggiore (Galli e Burioni hors categorie come il Tourmalet), non avrebbe potuto dire, ed essere anche presa sul serio, che anche un bicchiere ogni tanto fa male.

Insomma, se ne può parlare senza fare i medici di Google ed elencare gli effetti negativi dell'alcol, anche in modica quantità, con la birra che per il suo ruolo sociale può in certi casi fare peggio dei superalcolici. Ma il punto non è secondo noi medico-scientifico, bensì politico: è evidente che proibire o scoraggiare l'uso degli alcolici, non si dice l'abuso, porterebbe ad un numero minore di malattie (e quindi di costi per la collettività) e a meno morti e feriti sulle strade, per non dire di violenze familiari e non. Che l'alcol in qualche modo alteri i comportamenti è ovvio. Ma siamo pronti ad accettare l'ennesima proibizione-imposizione, sempre per un presunto 'nostro bene'?

Non è una domanda retorica, perché proprio l'era Covid ha dimostrato che gente come Conte e Speranza, non si dice Hitler o Stalin, può imporre qualsiasi cosa ad una popolazione conformista, informata da media pecoronissimi, che subito interiorizza cosa è 'giusto' e cosa è 'sbagliato'. Questo, ripetiamo, al di là del merito delle questioni specifiche, che nel caso dell'alcol divide anche noi stessi: personalmente beviamo un bicchiere di qualcosa di alcolico quasi ogni giorno, o meglio, ogni sera, ma siamo convinti che dalla proibizione totale dell'alcol la società avrebbe soltanto benefici. E del resto il proibizionismo negli Stati Uniti dal 1920 al 1933 aveva obbiettivi sociali, non medici e tanto meno etici. Di qua o di là complesso, in cui si intersecano diversi piani, anche quello religioso visto che seriamente qualcuno propone di inserire festività islamiche nel calendario: proibire l'alcol, in prospettiva, o no?

Donne o Trans?

Donne o trans? O meglio: gli uomini diventati (più o meno) donne devono poter competere con le donne nello sport? Il pretesto per parlarne a...