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17 giugno 2024

Pillole di Messina


 Oscar Eleni con le tasche piene di miglio soffiato per salvare piccioni tedeschi che vogliono abbattere, chiedendo l’aiuto delle volpi inglesi trovate nel distretto dei laghi, un mondo meraviglioso. Manie tipiche dei vecchi, difendere chi sembra inerme. Un po’ come dovrebbero fare i giornalisti, ma queste sono giornate dove prevale il portatore d’incenso e nella nebbia organizzata da chi tiene il turibolo ci si perde. Obbligati a battere le mani per tutto quello che ci viene imposto più che proposto, sfogliando pagine azzurre in giornali rosa, rileggendo storie già raccontate mille volte per farci credere anche in quello che sembra impossibile. Se ne accorgerà Spalletti se dovesse andare male l’Europeo come nei primi secondi contro l’incredula Albania che scartava il regalo. Lo capirà Pozzecco se la crociata per la Nazionale di basket non avrà fortuna in Portorico.

Stagione del basket che festeggiando Boston, lo sapremo stanotte, ha chiuso la parte mercantile per aprire le porte al mese dei sogni olimpici nella speranza che nessuno li bombardi, ma già l’europeo di calcio in Germania fa registrare arresti per gente che va allo stadio con bombe carta e coltelli, mentre la polizia francese ferma tutto quello che sembra fuori posto, basta che non si arrivi agli strangolamenti americani. Scusate la fretta, ma i malati devono prendersi una pillola ogni ora e non hanno tempo per stare alla tastiera, disturbando. Vi serviamo pagelle express nella speranza di ritrovare fantasia più che salute.

10 A MESSINA per il suo scudetto nella stagione dove ha vinto anche sbagliando, ha trionfato anche quando in tribuna sbadigliavano e i nemici lo volevano sul rogo.

9 A Luca BANCHI per come ha combattuto con una Virtus nata settimina come diceva Scariolo. Bella stagione, grande inizio, finale senza benzina.

8 Al POZZECCO che ci  fa sognare a bocce ferme, quando le palle gireranno noi saremo tutti con lui che dal Curierun ci spiega che il mondo sarà anche grigio, o magari blu, ma potrebbe diventare azzurro.

7 A Peppe POETA che dopo il  tirocinio con Messina e l’apprendistato con Pozzecco sembra pronto per una bella carriera da allenatore solista che ama il gruppo, magari a Brescia.

6 A MAGRO se troverà subito un porto di quiete per continuare un lavoro che a  Brescia ha fatto benissimo.

5 Al POCO SPAZIO che viene dato per il trattato di pace e collaborazione che hanno firmato associazioni giocatori, allenatori, leghe, procuratori (?). Certo quando questa pace risulterà autentica se ne parlerà di più.

4 Al DOMENICALE campaniano perché ogni volta che abbiamo la fortuna di leggerlo, godendoci ogni parola, ci viene il magone vedendo invece come è diventato il giornalismo da imbucati, vestiti e mangiati.

3 Al PETERSON che ogni giorno, scrivendo, sorridendo, incontrando i suoi vecchi leoni, ci fa sentire inutili, troppo vecchi. Viva Dan.

2 Agli arbitri delle finali scudetto se non reclameranno tutti, anche quelli delle prime tre partite, la medaglia che è stata data a quelli che hanno diretto la partita scudetto, tutto questo sperando di capire perché SAHIN fosse fuori dalle finali

1 A TRIESTE se dovessero vantarsi di aver preso il meglio da Varese, anche se questa è la grande verità per la gioia di  chi è davvero contento e canta davanti al Pala Rubini.

0 A TRAPANI se in mezzo alle meritate feste per la promozione non si darà spazio soltanto alle cose belle, dimenticando le polemiche.

13 giugno 2024

Jerry West

 Chi è stato Jerry West? No, non intendiamo quelle poche righe di coccodrillo su uno dei più grandi giocatori, e di sicuro il più grande costruttore di squadre (nessuno ha mai creato nella NBA tre diversi cicli vincenti, lui lo ha fatto due volte ai Lakers e poi agli Warriors), di tutti i tempi, ma su chi è stato davvero. Personaggio straordinario, capace di raccontarsi in un libro bellissimo, West by West - My charmed, tormented life (se fossimo gente seria e non quaquaraquà compreremmo i diritti per l'Italia), che affascina per come West abbia attraversato quasi un secolo di America in situazioni molto diverse e sempre con disagio, mai godendosi i successi. Di seguito qualche cosa che ci eravamo appuntati ai tempi, per costruirci intorno riflessioni mai fatte.

L'episodio decisivo della vita di West è la morte del fratello David nella Guerra di Corea. Jerry aveva 13 anni, abitava in un paesino di minatori (di carbone) in West Virginia ed aveva un padre che lo picchiava a sangue e minacciava di ammazzarlo, al punto che lui si era abituato a dormire con un fucile sotto al letto per eventualmente ammazzarlo prima lui. Unico amico, è sempre West che parla-scrive, il classico canestro in giardino, solo che il giardino era quello dei vicini. Il padre sarebbe diventato più gentile all'aumentare del successo di Jerry, campione statale con la high school, quasi campione NCAA con West Virginia, oro olimpico a Roma e poi 14 anni nei Lakers prima di fare l'allenatore (abbastanza bene) e il dirigente.

West è spesso stato molto critico nei confronti di un sistema che governa la gente usando la sua stessa ignoranza e se l'è presa sia con gli industriali sia con i minatori (suo padre non lo era in senso stretto, era l'elettricista della miniera), che preferiscono spendere per una macchina nuova che per l'istruzione dei figli. Si rendeva conto di essere lui stesso parte del sistema ed infatti soprattutto negli ultimi anni rimpiangeva il fatto di avere rifiutato dopo la carriera da giocatore molte proposte di candidatura: "Da politico puoi fare la differenza, da personaggio della pallacanestro no, anche se sei famoso. La glorificazione degli atleti è senza senso".

West era il bianco più forte in una NBA di dimensioni ridotte e di interesse nemmeno paragonabile a quello di oggi, già con i campioni in larga maggioranza neri. Ringraziò Fred Schaus, suo coach ai Lakers, per avere istituito la regola che ogni Laker dovesse stare in stanza, se possibile, con uno di un'altra razza. Il rispetto dei giocatori neri, dall'amico Elgin Baylor ad altri, sarebbe stato fondamentale per il successo come dirigente. Non  a caso gli spogliatoi delle sue squadre sono stati sempre buoni ambienti, anche se frequentati da gente con personalità molto diverse. Soltanto lui poteva far funzionare insieme per un decennio Magic e Kareem, e la prova si è avuta con Kobe-Shaq con i Lakers di West e Kobe-Shaq senza West.

La carriera di West è il festival del What if. I due più grossi sono conosciuti da tutti. Al draft del 1960 era lui il grande obbiettivo di Red Auerbach, che fece l'impossibile per portarlo ai Celtics tramite scambi: ci fosse riuscito non sarebbe diventato il personaggio NBA più odiato da West, al di là di quanto già odiasse i Celtics. Il secondo è quello riguardante Julius Erving, sul quale lo West allenatore dei Lakers avrebbe voluto costruire una dinastia: Doctor J e Jabbar, non male. Ma Jack Kent Cooke, l'uomo che avrebbe svenduto i Lakers a Jerry Buss, si oppose perché riteneva gli ex ABA giocatori da circo.


10 giugno 2024

Belli e invisibili

 Oscar Eleni boicottato dal sistema, dai calendari, costretto a parlare con le nuvole lenticolari, le bellissime figlie della contessa che domina i venti sopra l’Etna, perché tutto si muove. Mondo dello sport senza fine e senza meta con l’atletica che domina la scena e il basket costretto a fare da cavalier servente lasciando i grandi ascolti senza mandare al diavolo chi obbliga il teleudente, o telemorente come dicono i saggi, a fare scelte dolorose come nella notte di Jacobs mentre la Milano dei gaudenti si mangiava le mani fino a non saperle più usare contro il giusto furore  della Virtus che pareggiando la serie scudetto ora ci costringerà ad un’altra dolorosa scelta domani sera, nel martedì dove l’Europeo si concederà al Tamberi capace di portare all’Olimpico anche il presidente della repubblica Mattarella.

Ali bruciate come hanno deciso anche dove una volta avevano spazio per il vecchio viandante. Pazienza. Rubrica maledetta e da macero anche se tutto fiorisce a parte la Ferrari che dopo una settimana di brindisi si è persa nelle pozzanghere canadesi. Speriamo non finisca senza voce come il telecronista focoso anche tutto il resto, ma certo è un momento di massimo gaudio per chi non credeva al piccolo mondo antico dello sport italiano dove c’è ancora una setta di poeti estinti e credenti. Viva la nuova atletica della generazione che ruba la bandiera ai soliti idioti, accenti meravigliosi su pelli ambrate, cervelli svegli fra mandriani di pecore.

Grande atletica, pazienza se l’Europa non è difficile da conquistare come sarà l’Olimpiade a Parigi, ma lasciateci cantare mentre i pallavolisti si sono guadagnati Parigi e le pallavoliste stanno per farlo, senza fare  ironia sulle tre finali del tennis in Francia dove Paolini ed Errani, oltre ai doppisti Bolelli e Vavassori hanno dovuto “accontentarsi” del piatto d’argento dei secondi arrivati, felici per Sinner anche se il numero uno adesso sembra il giovane spagnolo Alcaraz. Nella speranza che Spalletti trovi nei calciatori della sua Nazionale il cuore e non il telefonino pubblicizzato dal mister pur sapendo che il talento non è tantissimo. Ma la storia ci ha detto che l’Italia sfavorita ha sempre sorpreso e buttato giù dal carro chi la prendeva in giro prima e durante le grandi manifestazioni  ai tempi del grande Bearzot e della festa berlinese per i fuggiaschi dal calcio scommesse.

Speriamo vada così anche per i cestisti che Pozzecco ha radunato nella bella Trento, la città italiana dove si vive meglio, cultura, sport, arte, disegno, musica, passione. Dopo lunga astinenza olimpica una squadra un po’ più forte di quella che andrà in campo nel preolimpico in Portorico beffando i serbi a casa loro si guadagnò un biglietto a cinque cerchi anche se poi in Asia divenne riso stracotto. Adesso dobbiamo credere davvero che questa Azzurra andrà in campo protetta dall’affetto di tutti come dice Pozzecco, come sogna Petrucci che intanto alza il calice per brindare al ritorno in serie A di Trapani che si era vista nella massima serie 32 anni fa. Considerando come si vive fra le belle nuvole sopra l’Etna ci lasciamo offrendo pagelle multiformi ai pochi che ancora leggono e non ascoltano anche voci stonate.

10 A PETERSON col suo nuovo libro e BIANCHINI per quello che scrive e dice perché sono sempre loro i due giganti anche se la finale dello scudetto porterebbe i riflettori su altri perché MESSINA e BANCHI hanno titoli e carisma per stare al centro della scena.

9 Per Andrea DIANA allenatore della TRAPANI neopromossa se al momento dei brindisi non dimenticherà di ringraziare anche chi ha guidato una squadra bella e complessa prima di lui perdendo il posto dopo una coppa andata male, almeno secondo il presidente vulcanico che alla città ha dato tanto anche per il calcio.

8 A BRUTO AMAR ALIBEGOVIC protagonista nella partita decisiva di Trapani  al PalaDozza nel regno della FORTITUDO dove suo padre è anche il vicepresidente.

7 Ad ARMANI e ZANETTI i grandi che sostengono le regine del nostro basket se non manderanno al diavolo chi mette sempre in competizioni  televisive impossibili da vincere le finali scudetto che pur avendo palazzi esauriti perdono poi il confronto nella guerra dei bottoni sul telecomando.

6 A Danilo GALLINARI che ha trovato la strada per arrivare in Trentino, ossigenarsi a Folgaria e dare speranza alla Nazionale di avere un campione in piena salute e con voglia di far vedere quello che l’ultimo anno in NBA gli ha negato.

5 All’ATLETICA meravigliosa con Italia al centro, al tennis, alla pallavolo, a tutti i grandi sport che rubano la scena  a questo basket masochista che mette in competizione, nella stessa sera, poi, finale scudetto, e finali per la promozione, la prima su DMAX ed affini, la seconda su RAI Sport dove, per fortuna, telecronisti appassionati non negano ai loro spettatori informazioni su quanto avviene al piano di sopra.

4 Agli ARBITRI disuniti che litigano prima, durante e dopo ogni partita. Partiti diversi come in magistratura e chi non ha santi in quel paradiso deve star fuori a rodersi il fegato.

3 A Jannik SINNER che si è preso giustamente tutte le prime pagine lasciando al basket soltanto polvere di stelle.

2 Al BARCELLONA che ha licenziato dopo una sola stagione il povero GRIMAU a cui aveva  dato una squadra senza spina dorsale come dimostravano tacendo il suo pubblico e il Navarro campione ora nella sala dei bottoni.

1 All’EUROLEGA se davvero terrà l’Italia e le sue società in secondo piano soltanto perché abbiamo palazzi fatiscenti, strutture da piccolo mondo antico.

0 A PISTOIA se dopo la splendida stagione perderà la sua voglia di stupire lasciando andare chi le ha dato ali per volare vicino ad un sole che pensava di non poter raggiungere. Caro ROWAN tieni compatta la squadra.


06 giugno 2024

NBA o Serie A?

NBA o Serie A? Proprio mentre le finali di entrambi i campionati, Boston Celtics-Dallas Mavericks e Olimpia Milano-Virtus Bologna, sono all’inizio, bisogna porsi questa domanda apparentemente strampalata, da tanta che è la differenza sportiva, finanziaria e culturale fra la NBA ed il resto del mondo. Un solco che oltretutto si sta allargando, visto che con l’ingaggio annuale del sesto dei Celtics (Horford) o dei Mavs (Kleber), nell’ordine dei 10 milioni di dollari, è quasi pari all’intero budget della Virtus per i giocatori, stando a Baraldi. Inutile rimpiangere gli anni Ottanta e Novanta, non torneranno più ed è proprio per questo che una produzione locale di giocatori servirebbe oggi più di allora. La domanda ‘NBA o Serie A?’ sta comunque in piedi perché i pubblici di riferimento in Italia sono molto diversi, anche se ovviamente chi segue la NBA bene o male sa che esistono Olimpia e Virtus, così come vale il contrario. Da una parte gli appassionati, soprattutto giovani, e dall’altra i tifosi attaccati alla storia, all’identità e al campanile: solo così si potrebbe spiegare ad un marziano perché molti di noi sono più interessati a Melli e Belinelli che a Tatum e Doncic.


Nella NBA i Celtics sono i netti favoriti, in una serie dove a vincere sarà di sicuro la NBA visto che questa è la settima finale diversa negli ultimi sette anni: c’è chi ha come obbiettivo l’equità competitiva e chi vibra per un sistema con grandi e cenerentole, anche se nella pallacanestro italiana le carte vengono spesso rimescolate da fallimenti e squalifiche. La Boston allenata dal giovanissimo, 35 anni (nella NBA questo tipo di percorso non è però raro), Joe Mazzulla, ha dominato la stagione regolare e nei playoff è arrivata in fondo quasi fischiettando, pur con mezzo Porzingis che sembra però adesso sul punto di rientrare. Curioso come Porzingis con Dallas e Kyrie Irving con Boston si siano lasciati male, ed adesso provino a vincere l’anello (Irving c’è già riuscito con i Cavs versione LeBron) sull’altra sponda. Per i Celtics, che non vincono dal 2008 (era la squadra di Pierce e Garnett) sarebbe il diciottesimo anello, per i loro avversari il secondo dopo quello vinto nel 2011 dalla squadra di Dirk Nowitzki, con Jason Kidd che era in campo mentre oggi i Mavericks li allena.

In Italia si comincia con Virtus-Olimpia e si andrà avanti almeno fino a gara3, grazie all’intelligente scelta di asciugare un po’ queste serie. E addirittura in Lega circola l’ipotesi di tornare al vincita-rivincita-eventuale bella degli anni Settanta-Ottanta, se non addirittura a partite secche, pompando bene l’evento. Per adesso ci accontentiamo di non andare oltre gara5 (l’anno scorso si chiuse a gara7 con lo scudetto milanese), anche se di sicuro la sfida è piena di interesse anche per il ristretto numero degli appassionati puri. Al di là del discorso ex, ricordando che a Bologna Ettore Messina ha vinto tutto e che Banchi è l’allenatore che riportò lo scudetto a Milano dopo 18 anni, e del futuro, con strane voci per entrambe le panchine (Messina solo dirigente e Banchi con offerta da altre squadre di Eurolega), conta il presente. La Virtus ha un nucleo italiano (Belinelli, Hackett, anche lui ex, Pajola, Polonara e Abass, altro ex) più decisivo, senza dimenticare che l’uomo decisivo sarà in ogni caso Shengelia e che ci sono problemi fisici (Lundberg e Zizic), mentre in una stagione segnata da infortuni Messina insegue il terzo sciudetto della sua vita milanese con una squadra in buona salute, che ha superato bene il clamoroso fallimento in Eurolega ed ovviamente è legata alle prestazioni di Shields e Mirotic. In ogni caso è la quarta finale consecutiva (la Virtus ha vinto la prima, l’Olimpia le altre) per lo scudetto fra le stesse due sqyadre e non c’è alcun segnale, nemmeno il parziale dimpegno di Zanetti, che le cose possano cambiare nei prossimi anni. Per quanto visto finora nei playoff Milano ha qualcosa in più, anche come freschezza.

03 giugno 2024

Prima dei saluti

 Oscar Eleni a rapporto sulla grande strada argentina che porta verso il Pizzo Torre per confessare al grande gufo grigio, fratello dell’allocco che domina in Lapponia, il disagio della passione. Aspettando Olimpiadi che ci vorrebbero rubare con le bombe, gli attentati, nella speranza che le notizie nascano soltanto da grandi risultati, ecco il giugno della follia. Euroscogli  di grande atletica, di calcio tormentato per la nazionale di Spalletti. In mezzo, per chi sogna canestri da metà campo, le finali del basket. Confusione televisiva, tormenti al momento di dover scegliere fra un bel lancio di Fabbri e un bel canestro fra Bologna e Milano, sognando la resurrezione di Lazzaro Jacobs non soltanto nella staffetta che dovrebbe almeno ridarci il vero Tortu, pregando che siano tutte notti magiche da vivere bene se davvero l’atletica ci darà più di 20 medaglie europee, senza litigare troppo, con la musica giusta, anche se non sarà sempre magia come quando Gianna Nannini e Bennato ci accompagnavano in una estate italiana che non faceva i conti con Maradona. Certo non sarà facile scegliere e, soprattutto, sembra impossibile avere garanzie per non processare Jacobs e il suo guru se dovessero andar male, avere garanzie che la finale del basket più classica non sarà intossicata da polemiche, minacce, anche se a Milano e Bologna si stanno già impegnando per confondere chi arbitra più delle letterine per avere la palla prigioniera invece della pallacanestro, per dare a giocatori in scadenza (ma non lo sono sempre?) la scusa buona al momento di tradire o Messina oppure Banchi.

Aspettando Godot e la prima partita di finale giovedì sera, seguendo la scia del calcio a mercato sempre aperto, ecco le prime bombe puzzolenti. Giocatori delle finaliste con valigia pronta. Allenatori delle due storiche regine, forse non le più belle, di sicuro le più ricche, messi già in graticola e misteriosamente in viaggio per altri troni. Dovrebbero spiegarci perché Banchi potrebbe lasciare la Virtus per andare a Baskonia e quali sarebbero i motivi per far cambiare idea a Messina sul fatto che Milano è davvero l’ultimo porto nella sua gloriosa carriera. Il bue che grida cornuto all’asino sta già scatenando i dietrologi che hanno la tenda fissa davanti alla Fiera bolognese e al Forum di Assago. L’unica verità dolorosa per le due finaliste e che la regina decapitata lascerà sul patibolo della finale anche tutto il resto perché potrebbero fare la fine del Barcellona che, come accadde soltanto nel 2017, Bartzokas regnante, ha chiuso la stagione senza prendersi niente come il Villeurbanne del confuso Parker. Per la verità la Virtus e Banchi hanno fatto subito l’amore in piazza appena Scariolo se ne è andato lasciandogli l’incombenza della supercoppa, mentre Messina non ha davvero mai brindato dopo aver perso con Napoli la finale di coppa Italia, mortificato in eurolega, come il garibaldino di  Grosseto che comunque gli è arrivato davanti.

Mentre il calcio brinda e si tormenta perché Como e Venezia, due neopromosse in serie A, hanno stadi non proprio da massima serie, i lariani infatti, giocheranno a Verona, il basket aspetta di capire se Trapani è davvero più forte della Fortitudo che ha perduto gara uno e anche Aradori, indeciso se tifare per la grande tradizione di Cantù, borgo magico con tante coppe e scudetti da accarezzare, o per la storia della Trieste che al basket e allo sport italiano ha dato campioni meravigliosi. Stiamo parlando della A2 ignorata da edicole in chiusura come al Washington Post. Con questo dilemma ci si lascia proponendo pagelle al rosolio modificato.

10 Al PETRUCCI che, per far dimenticare come ha trattato il Sacchetti che aveva riportato il basket italiano ad una Olimpiade, ci ha assicurato un contratto garantito per Pozzecco anche se non dovesse superare le Termopili in Portorico, unica strada per arrivare a Parigi.

9 A BRESCIA e VENEZIA per lo stile che hanno mostrato accettando il duro verdetto del campo. Speriamo che i loro generali trovino società pronte a rinforzare il blocco che ha reso comunque difficile la vita alle regine.

8 A PARIGI perché la squadra di basket che ha già vinto una coppa e farà la finale per il titolo contro Monte Carlo ci garantisce che non tutto finirà con i Giochi olimpici.

7 A SLOUKAS per averci perdonato quando ci siamo dimenticati di lui e della sua grandezza dopo la finale di coppa vinta con il Panathinaikos di ATAMAN che non sembra intenzionato a cambiare scenario e ponte magico anche se qualcuno pensa che potrebbe essere lui il dopo Messina nel caso in cui il presidente-tecnico Ettorre suggerisca a Dell’Orco e ad Armani l’uomo che ha studiato in Italia e per primo ha scoperto il tesoro ormai sepolto di Siena.

6 A TRENTO per  la calma mostrata quando ALVITI ha chiesto di poter andare a tirare altrove. Speriamo che invece riesca a trattenere BILIGHA come ha fatto con FORRAY.

5 A PETRUCCI per averci ricordato che con l’età si perde la memoria perché quando lui dice di avere avuto tanti avversari nelle corse per la presidenza del basket facciamo fatica a ricordarci il nome di un vero avversario, così come quelli in questa corsa da anni bisesto.

4 Ai GIOCATORI delle finaliste che sono anche in scadenza di contratto se non dimostreranno ai gufi della Lapponia che un vero professionista, anche se mercenario, si batte fino in fondo per la casata che lo ha ingaggiato.

3 A BANCHI e MESSINA se dimenticheranno chi davvero, anche fra i loro amici più cari, ha cercato di metterli in difficoltà anticipando probabili campagne acquisti, mine che in spogliatoio hanno già fatto saltare sicuramente i nervi più fragili.

2 Agli ARBITRI se davvero si sono spaventati per la famosa lettera dove venivano invitati a ricordare che il basket è uno sport senza contatti. Un falso, direbbe il grande fondatore che si inventò il gioco per non far oziare quelli del football. Un falso, direbbero tutti quelli che sanno bene come l’attacco faccia vendere i biglietti, ma è la difesa che conquista la gente e le vittorie.

1 Al PROGRAMMATORE TELEVISIVO che in queste giornate di giugno ruberà alla passione le immagini che uno dovrà registrare maledicendo la concomitanza degli orari.

0 Alla nuova CHAMPIONS del calcio, tantissime partite, una fiera meravigliosa ma costosa, se dovesse ispirare BODIROGA e l’EUROLEGA già confusa dall’ingresso dei “campioni” di DUBAI nel mondo magico del basket a Est di Bruxelles.


28 maggio 2024

Gli anni di Bill Walton

 


Bill Walton non è stato soltanto uno dei più grandi centri della storia della pallacanestro, buono per un coccodrillo adesso che a 71 anni è morto di cancro, ma anche un personaggio unico, non spiegabile soltanto con le vittorie: i due titoli NCAA nella UCLA di John Wooden, i due titoli NBA a Portland e Boston, i mille riconoscimenti individuali fra un grave infortunio e l’altro, per non parlare di quelli minori (a fine carriera 38 interventi chirurgici, quasi tutti a caviglie e piedi). Senza dimenticare che Walton insieme a Sabonis e Jokic può essere considerato il miglior passatore di sempre nel suo ruolo, al di là delle statistiche e del fatto che lui facesse sempre la cosa giusta: infatti i suoi allenatori litigavano con lui non per questioni sportive ma per la sua libertà di pensiero, figlia del clima che si respirava nelle università californiane (era super-californiano lui stesso) dei primi anni Settanta. Fra l’altro lui non veniva da una famiglia di fanatici dello sport: il padre era insegnante di musica, la madre bibliotecaria la NBA non era l’obbiettivo della vita per nessuno di loro. Seguendo il fratello Bruce il piccolo Bill iniziò a giocare a pallacanestro, senza alcun segnale che avrebbe raggiunto i 2.11 dell’età adulta. Una storia, questa, già sentita molte volte (si pensi soltanto a Scottie Pippen), con una tecnica da playmaker, che a causa di una cresciuta improvvisa (a 16 anni in pochi mesi passò da 1.85 a 2.02) si incarna in un corpo da ala o da centro, come nel caso di Walton. Entrato nell’immaginario collettivo non soltanto per la pulizia tecnica clamorosa, ma anche per le sue performance come commentatore senza peli sulla lingua e per le sue comparsate in film e televisione. Padre, fra gli altri, di Luke, campione NBA con i Lakers (attualmente è assistente allenatore ai Cavs), come giocatore è stato uno dei più grandi ‘What if’ della storia: il Bill Walton 1976-77, che portò i Trail Blazers al titolo battendo prima i Lakers di Jabbar e poi i Sixers di Doctor J, al suo primo anno di NBA, è un manuale di basket ed è un dovere andarselo a rivedere su YouTube. Davvero strana la sua storia con la nazionale: ai suoi tempi i professionisti non potevano (né volevano, va detto) giocare in competizioni FIBA, quindi le sue esperienze sono soltanto giovanili: appena uscito dalla high school, nel 1970, fece parte della modestissima selezione statunitense ai Mondiale in Jugoslavia, che arrivò quinta battuta anche dall’Italia di Giancarlo Primo, mentre nel 1972, quando era una superstella al college, rinunciò alla convocazione per le Olimpiadi di Monaco, per motivi mai chiariti (si parlò anche di protesta contrio la guerra in Vietnam) e comunque con pentimento tardivo di Walton, visto che anche con quell’arbitraggio gli Stati Uniti con lui in campo avrebbero vinto l’oro in scioltezza. Un altro ‘se’ nella carriera di un fenomeno al tempo stesso grandissimo e incompiuto.

 

27 maggio 2024

Ataman e i provinciali


Oscar Eleni
 nel reparto squilibrati dello Utah, davanti alla scogliera di arenaria nel parco di Capitol Hill, cercando un citofono per chiamare Pogacar, obbligandolo a spiegare cosa mangino e cosa bevano in Slovenia. Qualche segreto devono averlo se pensiamo che una nazione così piccola ci regala campioni in quasi tutti gli sport, come direbbe il cestista Doncic che  tenta di portare Dallas nelle finali NBA, come potrebbe confermare il nuovo dolcissimo cannibale del ciclismo, come ci ha spiegato mille volte Sergio Tavcar nelle sue telecronache, con i suoi libri. Citofonare Slovenia proprio nel giorno in cui  l’Italia dei motori  s’è desta applaudendo Bagnaia ma, soprattutto, la Ferrari che ha preso a calci, per una volta, il cinghiale della Red Bull, oscurando le medaglie delle farfalle tornate a volare con la Maccaraninella ritmica della regina Raffaeli? Be', lasciateci litigare davanti alle poche edicole rimaste scoprendo che l’invasione al petrodollaro nel grande calcio, tutto questo cincischiare nella speranza che Spalletti nasconda i peccati del sistema con la sua Nazionale, non ci ruberà le probabili emozioni promesse da una giovane squadra di atletica pronta per l’Europeo romano. Da Fabbri a Furlani, da Simonelli alla Iapichino, un plotone d’assalto che si presenta avendo battuto tanti primati nazionali, come direbbe Crippa, ma che è prontissimo a difendere i capitani, nella speranza che Jacobs e Tamberi stiano bene e che Tortu ritrovi sulla curva dei 200 quello che lo ispira nella staffetta.

Un giro di chiglia in mondi sportivi che inseguono la storia studiando davvero, come direbbero nel geniale Domenicale campaniano, augurandosi di avervi ingannato abbastanza per non parlare del basket in gramaglie che cerca di volare alto con  nuove divise e intanto scopre che l’infermeria di Azzurra è sempre più affollata dovendo far spazio a Fontecchio,  mentre non si trova più una sedia libera nel salotto dello psicanalista-commercialista che prova a convincere veterani appesantiti dall’età a sacrificarsi per Azzurra invidiando la pallavolo che con Velasco e De Giorgi sembra pronta per una bella Olimpiade, giochi senza frontiere, con troppe frontiere chiuse per guerra, altro che pace olimpica gridano gli stolti del momento felici di guadagnare ancora su armi e funerali. Purtroppo il basket e la sua Nazionale sembrano lontani da Parigi senza avere il permesso di fingersi indifferenti come i calciatori o, magari, i tennisti che adesso, invece, considerano i Giochi anche più importanti di un grande Slam. Potere dei manipolatori d’immagine che sanno come vendere.

Basket dei tapini che si fingono giganti e infatti nel giorno della finale di una Eurolega che vale tanto, con 19mila spettatori sulle tribune a Berlino,  una festa che interessa davvero e si vende alla grande, in una domenica dove qualsiasi ora andrebbe bene per avere pubblico, questo lilliput basket italiano mette alla stessa ora gara due di una semifinale scudetto fra Virtus Bologna e Reyer Venezia. Daranno la colpa a DMAX che voleva quell’ora per la sua diretta, si difenderanno spiegando che i giocatori di Bologna e Venezia erano stati avvertiti: giocate sereni, ma appena potete fingete di aver dimenticato il ruolo in commedia. Voi virtussini, sul più 22, recitate come se aveste smarrito  l’idea che si vince giocando da vera squadra secondo la legge Banchi, come quando vi siete fatti portare ai supplementari dopo il più 20 in gara uno, mentre voi reyerini, pur avendo voglia di mandare al diavolo uno come Wiltjer, provate a scavalcare la paura, dimenticando cosa costa giocare in trasferta senza il pivot che avrebbe dovuto salvarvi, riaprite i giochi così la gente si diverte.

Sono settimane che al convegno di psicologia fra i campi di lavanda in Provenza ci si domanda cosa succede in tanti sport se un Milan ai saluti dopo aver segnato tre gol si fa riprendere, se alla Juventus sembrano liberi di giocare persino a calcio, se le feste interiste hanno spalancato le porte e la porta che sembravano inespugnabili. Sono giorno in cui i maestri cantori del basket, ad esempio, non sanno spiegare perché per venti minuti una squadra, allenatore in testa, merita baci ed abbracci e poi, all’improvviso, i fenomeni diventano gli altri. A Messina e Banchi è andata comunque bene, ma non così all’allenatore del Real Madrid che cercava di replicare la vittoria dell’anno scorso, che aveva un bel vantaggio sul Panathinaikos del diabolico Ataman e stava convincendo Florentino Perez, già felice per la vittoria dei ragazzi della Real casa nel torneo per le nuove generazioni organizzato a Berlino dall’Eurolega, illudendolo che anche questo sarà un anno Real se Ancelotti rivincerà la coppa campioni.

Cosa passerà nella testa di certi giocatori? Sarà per questo che adesso molte società oltre a svenarsi per costose  “squadre” al seguito di allenatori importanti devono pagare anche  chi lavora sulla mente di multimilionari, di campioni a cui bisogna ricordare pure che a tavola non tutti vincono se sgarrano come potrebbe testimoniare Manila Esposito prodigio della nostra ginnastica. Mondo dello sport che finalmente ha scoperto altri mondi anche se poi chi non osa mai, chi non lavora sul serio, davanti al Barcellona che ha preso un ragazzone di 2 metri 08 centimetri nato in Burkina Faso, sogghigna negando che Mohamed Dabone sia nato davvero nel 2011 e possa già  fare la differenza in campo contro i diciassettenni. Per fortuna non tutti la pensano così e adesso non si squittisce più se ai campionati giovanili di molti sport fra i vincitori scopriamo ragazzi che, pur nati o cresciuti in Italia, figli di gente fuggita da orrori cominciando dalla povertà, hanno avuto il passaporto dopo anni di attesa. Lampo blu delle nostre brame dicci chi merita adesso le buone e cattive pagelle nel reame dove  si sta bene anche sentendosi dimenticati, felici di non doversi dispiacere per aver scelto altri rispetto a quelli che la Lega del basket, ad esempio, ha scelto per questa stagione.

10 Alla REYER anche nella domenica dove la prima squadra ha mancato la rimonta da meno 22  nella seconda partita con la Virtus e gli Under 17 sono stati battuti i finale dagli Orange di Bassano del Grappa, perché in settimana l’organizzazione del vulcano Brugnaro, sindaco, ma non soltanto di Venezia, aveva conquistato la semifinale del basket, lo scudetto con la femminile e due titoli giovanili fra ragazze e ragazzi. Come si dice, se non basta provateci voi.

9 Ad Ergin ATAMAN che forse avremmo fatto bene a tenere in Italia come giuravano quelli di Siena, un navigatore nel mondo dei canestri che dopo la doppietta con l’Efes ha dato gioia al popolo del Panathinaikos anche se restiamo sempre perplessi davanti ai tifosi ateniesi e  ai loro dirigenti.

8 A Dejan BODIROGA grande sul campo e ora grandissimo anche come dirigente  insieme a MOTIEJUNAS per una Eurolega che se davvero farà pace con la FIBA e le FEDERAZIONI verrà ricordato per il rivoluzionario più amato dal basket che già gli doveva molto come giocatore. Nella speranza di poter dire presto le stesse cose sul DATOME che PETRUCCI sta lanciando al vertice.

7 Ai VETERANI del REAL MADRID, RODRIGUEZ in testa, che dopo la delusione di Berlino, la rimonta subita in una finale che dopo 10’ sembrava già conquistata, hanno salutato avversari e tifosi con lo stile che dovrebbero avere sempre i campioni dello sport.

6 A FORTITUDO e CANTÙ se nelle semifinali del campionato di A2 non pretenderanno di essere trattate in maniera  diversa dalla favorita TRAPANI e dalla sorprendente TRIESTE. Bel finale per un campionato che permette alla RAI di stare anche sul basket offrendo un microfono al DE POL che fa bene il suo mestiere, guardia scelta come quando giocava.

5 Ai PRESIDENTI agitati che vediamo nelle semifinali del basket. State buoni se potete e prima di vedere il sesto uomo nella squadra avversaria, tipo un arbitro, guardatevi un po’ intorno e in casa vostra.

4 All’EUROLEGA che a Berlino ha organizzato davvero bene ma si è fatta sorprendere da quella che chiameremmo esuberanza delinquenziale dei soliti noti. Certo le polizie locali, dopo i lutti in certi stadi o palazzi, dovrebbero aiutare un po’ meglio.

3 Ai giocatori della VIRTUS che nelle  prime due partite di semifinale contro Venezia si sono fatti rimontare 20 e 22 punti. Smettere di giocare o giocare così con i sentimenti dei tifosi e dell’allenatore è davvero crudele come avrebbe detto Messina dopo essere stato quasi rimontato in gara uno da Brescia.

2  Ai campioni della NBA che fingono di non poter essere alle OLIMPIADI per motivi fisici e non per la paura di sfigurare davanti alle stelle vere che invece porterann


o gli STATI UNITI.

1 A POZZECCO se dovesse essere spaventato visto come giocano certi probabili azzurri. Lui ha sempre avuto la forza e la fantasia per dimostrare che anche se sei piccolo il basket ti può regalare scudetti e medaglie olimpiche.

0 Alla LEGA basket che abbiamo applaudito per aver dedicato ai grandi campioni del passato, da GAMBA a MENEGHIN, i premi per la stagione 2024, che nella domenica della finale di Eurolega a Berlino ha permesso una diretta televisiva su gara 2  da Bologna quasi alla stessa ora. Provincialismo, lo stesso mostrato da giornali che non hanno pubblicato neppure il tabellino.

Oscar Eleni

20 maggio 2024

Buona camicia a tutti


Oscar Eleni
 in posa da serpente sotto il salice solitario che a 10 metri dalla riva nel lago neozelandese Tanaka richiama più spettatori che certe partite. In troppi sport si rosica per risicare il risultato, firmare contratti, salvare la pelle, il posto. Adesso nel basket hanno inventato il catenaccio Messina alla vigilia di una semifinale contro Brescia che potrebbe diventare la fatal leonessa per i pitoni di casa Armani. Nei giorni del tripudio interista e delle piume sparse dove cercare la proprietà del biscione, delle angosce per Sinner, riscoprendo il ciclismo con il fenomeno Pogacar che non soffre, ma sa sorridere mentre lascia nella polvere avversari e miti, contenti che anche Jacobs abbia ritrovato il piacere di stare più in pista che in sala biscotti, urlando al mondo che adesso abbiamo anche una campionessa di judo come la Giuffrida, addolorati per l’addio a Peccedi l’anima della valanga di Cotelli nel grande sci.

Mondi che si incrociano e schivano il peso gettato sempre più lontano del tifosissimo viola Leo Fabbri mentre i paginoni sono tutti per lo spogliarello di Max Allegri che si è volontariamente firmato il licenziamento nella recita all’Olimpico mentre la sua  ultima Juventus vinceva l’ennesima Coppa Italia. I baskettari indignati devono aver scritto lettere infuocate al livornese che adesso troverà il tempo per discutere con Jokic negli ippodromi italiani dopo che il tre volte MVP della NBA ha detto che non è sicuro di andare alle Olimpiadi, appena Minnesota ha eliminato i Nuggets campioni nello stesso giorno in cui chi tifava Knicks, la New York del senatore Bradley, si è trovato fuori gioco in gara sette contro Indiana.

Ma torniamo agli indignati fra i canestri che giustamente ricordano che nel Bagaglino dello sport il primo a strapparsi le camicie, inseguire arbitri, allontanare chi voleva salire sul carro del vincitore dopo avergli detto di tutto è stato il Gianmarco Pozzecco che adesso recita ogni sera un rosario speciale pensando alla difficile qualificazione olimpica in Portorico con la nostra nazionale che dovrà uscire da un campionato dove di veramente italiano c’è soltanto l’inno suonato o cantato prima di ogni partita. Capiamo Allegri e il suo sfogo perché allenare, insegnare, vivere in una squadra vera, è proprio difficile se a comandare sono le curve frastornate, i dirigenti che assomigliano soltanto ai padri infuriati delle partite nei tornei giovanili, gente che magari è pure ricca, ma di sicuro ragiona con la pancia e poco con il cervello.

Sarà per questo che tanti giocatori si viziano e si perdono nel privato, strafottenti anche verso i compagni di squadra, mai colpevoli del passaggio sbagliato, del tiro a pene di segugio, della difesa dimenticata perché devono mettersi la cipria. Ne abbiamo viste tante e molti allenatori hanno pagato perché non tutti hanno il tocco magico, la pazienza e la fortuna come predicava Arrigo Sacchi benedicendo Carlo Ancelotti o Pep Guardiola plurititolati di fresco a Madrid e Manchester. Ve lo diranno persino i grandissimi, cominciando dal Velasco che battendo la Turchia ha ritrovato il piacere di stupire mentre il Santarelli che ha vinto tutto, stupendo il mondo, adesso, magari, sentirà qualche critica.

Nei campionati che arrivano a premiare le squadre migliori anche il basket si avvicina alla grande scelta ma è sbalordito vedendo che la Virtus Segafredo domani e Venezia, nel lunedì dei barbieri, dovranno fare bene in gara cinque per eliminare Tortona e Reggio Emilia che già meritano una stella nel paradiso della stagione esagerata, in un campionato che pensava al dominio incontrastato delle sue regine di Milano e Bologna e scopre, invece, che fatica, infortuni, scelte sbagliate, hanno trascinato vicino al salice solitario pure Armani e la Segafredo che non sa bene come sarà il suo futuro, economicamente parlando.

Basket che nel ventinovesimo glorioso anno di vita del grande Varenne vedrà da domenica una disfida lombarda dove i cavalieri di Armani saranno pesati e valutati davvero da Brescia in versione Leonessa, quella che Magro ha ritrovato dopo tanti tormenti. Per la verità i credenti del messianesimo sono sicuri che anche l’Armani, dopo lo scivolone sulla banana trentina, ha forse sentito la voce saggia del maestro Gamba e ora lo spogliatoio e  quelli che vanno in campo sembrano davvero una  squadra dove ci si aiuta, ci si passa la palla, si soffre insieme. Un problema che sembrano avere ancora invece la Segafredo Virtus e la Reyer, anche se la malattia se la sono presa in modo differente. Diciamo che l’individualismo ha reso meno solida una Venezia che certo ha più debolezze strutturali rispetto alla regina bolognese.

La Virtus ci aveva incantato nei giorni in cui tutti, ma proprio tutti, dalla proprietà ai giocatori, non vedevano l’ora di dimostrare a Scariolo che non erano così deboli come temeva don Sergio e bisogna dire che grazie al Banchi, il grossetano cresciuto nella magnificenza senese, una guida sicura con tacche importanti sulla sua pistola, un allenatore di assoluta qualità, per mesi ce la siamo goduta questa Virtus che aveva sbagliato soltanto in coppa Italia contro la Reggio Emilia cresciuta così bene e che adesso tormenta  Venezia. Nella Virtus che ci piaceva non tutti cercavano di avere i riflettori di mastro Belinelli, non tutti pensavano di essere  al centro dell’attenzione come Shengelia, mentre tutti, invece, sapevano che la debolezza al centro andava aiutata dal lavoro di squadra. Gara quattro a Tortona ci ha detto che qualcosa si è rotto nel meccanismo squadra, vedremo se la cura rapida avrà ridato il senso delle proporzioni ad un gruppo  che quando ricorda di esserlo ha saputo divertire e fare grandi risultati. Magari martedì quando avremo le semifinaliste anche nella parte est del tabellone torneremo a discutere perché se da sabato non saranno Bologna e Venezia a giocarsi un posto per la finale tricolore allora qualcuno sarà già davanti ai giudici popolari.

Pagelle piangenti dal salice neozelandese.

10 Al BELINELLI mvp del campionato soprattutto se riuscirà a risvegliare una Virtus dove in troppi cercano di imitarlo, partendo dalla difesa. Tutti giusti i premi di Lega anche se avremmo aspettato la fine per eleggere i padroni della stagione.

9 A TRENTO per come ha costruito questa bella stagione, molto faticosa, difficile se hai una rosa limitata. Bravo Corti a dirigere da fuori, bravissimo GALBIATI nel guidare uno staff  tecnico vivace ed energico.

8 Per PISTOIA che ha lasciato la scena abbracciata al suo bellissimo popolo sulle tribune, imparando anche nella sconfitta contro una Brescia che ha ritrovato nella casa di Brienza quello che ad inizio stagione faceva paura a tutti.

7 Alla coppia italiana BALDASSO e CANDI che hanno costretto la Virtus a gara cinque lavorando al meglio agli ordini del granduca DE RAFFAELE che ha messo le basi per un futuro vero nella cittadella dei Gavio e nel nuovo palazzo a Tortona.

6  Agli ALLENATORI che saranno in grado di dare a POZZECCO giocatori con energie per  sopportare il tremendo preolimpico fra Portorico e orchi lituani.

5 Ai DISPERATI che si sono messi in gramaglie perché le ragazze della nazionale 3 contro 3 non si sono qualificate per le Olimpiadi. I problemi del settore sono ben altri, come del resto quelli che ha il basket maschile, anche se tutti fingono che sia sempre festa.

4 All’EUROLEGA che ha osato confermare le finali di Berlino negli stessi giorni in cui il sontuoso basket italiano, con la benedizione federale e legaiola, manderà in campo le sue finaliste. I giornali sono già stai avvertiti: brevi da Berlino, spiegazioni  al cloroformio per le “battaglie” nazionali.

3 Alle PATTINATE su troppi campi dove i giocatori rischiano di farsi male seriamente. Umidità, calduccio, bagnaticcio. Si dovrebbe fare attenzione, ma già, gli arbitri hanno i loro problemi nei sei sette minuti di sosta media davanti al video magari per una rimessa sul meno venti.

2 Ai giocatori della REYER se dovessero fare soltanto da spettatori in semifinale mentre le ragazze di MAZZON sono così vicine allo scudetto nella finale contro SCHIO.

1 Agli ARBITRI per evitare che anche nel basket ci sia qualcuno che si strappa la felpa o la giacca chiedendo di parlare con il designatore. Chiarire subito sui blocchi e sui contatti perché in una partita prevale il piumino e in un’altra l’accetta. Già si straparla di avversari con sei giocatori, già si preparano crociate per far diventare bolgia tipo Atene  o Belgrado, dove la Stella Rossa  ha battuto il Partizan, il nostro campionato con statuine che costano troppo caro.

0 A tutti i CAMPIONI che hanno già detto no all’Olimpiade, a quelli che ancora tentennano, a quelli che fingono di dover rinunciare  per colpa di chi nei nuovi contratti li obbligherebbe a riposare invece che servire  il movimento dove sono cresciuti.  Certo in Italia, purtroppo, non sono tantissimi, ma almeno obblighiamoli ad una sana vecchiaia in azzurro.

Oscar Eleni

13 maggio 2024

Cinque per Napier


 Oscar Eleni incatenato fra i pianeti cercando di far ragionare almeno il Sole ed Urano, destinati ad incontrarsi controvoglia. Nell’anno bisesto succede di tutto, si rinasce o si rimuore, anno olimpico che ci porterà doni e sventure, nella speranza che non siano le bombe a dare il ritmo nella cerimonia d’apertura sulla Senna, la vera grande novità, stare fuori dallo stadio e dare a più persone il piacere di guardare ed applaudire. Una finzione per far credere che davvero si pensa alla gente, alla democrazia, alla pace, quando invece sentiamo che la produzione di armi arricchisce i soliti noti, che la salute gestita dai privati crea imperi e scale per avere giornali, posti privilegiati nei parlamenti, grano a profusione soprattutto per chi andrà al parlamento europeo dove dicono si possa guadagnare tanto facendo nulla, fingendo di sostituire bene chi si è fatto eleggere sapendo che non sarebbe mai andato a Bruxelles.

Il vuoto intorno a noi come dice Elio. nella splendida intervista di Veltroni sul Curierunparlando di musica senza inganni, del mondo che finge di aiutare e poi si siede da un’altra parte se una famiglia, una personahanno problemi  che meriterebbero il vero impegno invece di sentir strimpellare organetti che suonano sempre la stessa musicaUn po’ come il coro di chi guarda con disperazione troppe edicole chiuse e si domanda perché i giornali vendono sempre meno, cominciando magari da quelli “sportivi”

Siamo confusi trovando tanto interesse per feste sportive dove fa più notizia una borraccia che cade, “per caso?”sulla testa del Djokovic poi eliminato di un torneo rimasto senza campioni e senza italiani. Certo sapranno spiegarci perché il ritiro, o la fuga, della Giorgi (debiti o cosa?) meriti più spazio dell’agonismo vero, dello sport senza inganni o quasi. Parole al vento, vuoi mettere la caccia di Milan e Napoli al nuovo allenatore? A proposito, il martirio per un Pioli che dovrebbe arrivare secondo nel campionato dominato dall’Inter spiega tutto, ma perché stupirsi direbbero Ancelotti, Spalletti, Gasperini che nel loro viaggio verso la beatificazione sono passati nell’inferno dove chi ha dobloni pensa di poter fare dire di tutto? L’esempio Napoli non sembra interessare a nessuno e forse ci sarà un allenatore che ancora darà il suo aiuto a DDL.

Senza fermarsi a ragionare sulla mischia emotiva che avremo in atletica per un campionato Europeo a Roma che precede di poco l’Olimpiade, sapendo cosa si dovrebbe privilegiare, ma con la certezza di vedere stravolto tutto, anche se ci sarà felicità vedendo che in Europa si può fare meglio che davanti al mondo.

Giornate che sembrano calde, ma restano scivolose, soprattutto se arriva la grandine. Sul basket ai play off avevamo scritto, ma poi ci hanno messo un primo chiodo sulla bara del pensiero preferendo il messaggio con programma e partite, nascondendo quel pianto sull’Europa matrigna che aveva respinto le nostre società, quella denuncia sulla candeggina versata per farci credere che davvero chi governa federazione, lega, società, sono alleate per il bene  comune, inermi davanti a vivai prosciugati, conniventi con  formule che al momento  distruggono invece di costruire.

Sul basket che smazza fra le otto migliori, come sempre, torneremo a ragionare quando avremo le semifinaliste, ma di sicuro non si può restare insensibili davanti ai primi verdetti e allora chiamiamo tutti gli allenatori della mente, i più ricercati, i più bravi, per spiegare, ad esempio come dal più venti si possa essere raggiunti, come dopo un primo quarto luccicante si diventa pulviscolo del Forum notando più il Napier che uscendo dal campo si dà un cinque da solo che tutto il resto, scoprendo che il giocatore è proprio quello, felice con se stesso e pazienza se dovrebbe essere l’uomo che apparecchia la tavola per i compagni. Certo con quelli che gli hanno messo di fianco si fa una certa fatica a capire.

Play off per stordirci, ma per fortuna c’è già chi pensa ai problemi veri, diciamo quelli della Nazionale. Dove governano sono felici di poter mettere sulla maglia azzurra il marchio che dovrebbe farci volare alla faccia di chi pensa che la salvezza per chi vola davvero possa arrivare da altre organizzazioni non nazionali. Dove si tenta di ragionare, invece,  si stanno preparando i marines per aiutare davvero Gianmarco Pozzecco che al raduno in Trentino vorrebbe gente non sfiduciata o  denudata dal campo come si è visto per probabili azzurri all’inizio del playoff.

Per fortuna ai basket morenti resta il piacere di avere cose da leggere su siti dove mettere insieme pranzo e cena è già difficile, ma dove la passione aiuta nella speranza che chi legge capisca. Viva allora il Domenicale campaniano dedicato proprio a Pozzecco che fa stare sulla spiaggia con tanti altri per salutare la nave Azzurra al varo come gli indigeni che non volevano vedere partire Titino Manfredi mentre il capoccia De Salvo Sordi con il ragioniere lo salutava dal bastimento  che salpava l’ancora. Sarebbe ora per le pagelle dicono su Urano bruciato dal sole, ma in tempo di playoff i voti arriveranno alla fine dei quarti, anche se qualcosa  va pure premiato o castigato.

10 All’ARMANI scandalosa di gara uno che si è nascosta dietro i grandi del passato, da Gamba a Kenney, passando per Cerella che ha chiuso la  sua carriera a Treviglio, che ha mostrato le pudenda ad oltre 9000 persone e non è stata neppure fischiata perché la gente sa capire e Spalletti come ospite bastava ed avanzava. A lui penseranno quando gli stessi incensatori di oggi si domanderanno  perché anche il calcio regala ad Azzurra gente non di primissimo piano.

9 Al GALBIATI di Trento che, contrariamente a tanti ex Olimpia, ex giocatori di Messina, pur infilando una lama rovente nel cuoricino di Ettorre, ha pensato soltanto ad abbracciare colossi come il suo capitano Forray.

8 A COLDEBELLA e alla presidentessa di REGGIO EMILIA per aver costruito una società di grande qualità qualsiasi possa essere il risultato finale contro Venezia e i suoi spettri.

7 All’URANIA MILANO, uscita bene dai play off di A2 dopo una dura battaglia con la Verona del RAMAGLI, perché  sappiamo che CREMASCOLI la costruirà davvero una società che ripossa dare un derby serio a Milano. Campionato di A2 che dovrebbe essere l’orgoglio del sistema anche se non merita più di una breve per i famosi giornali sportivi.

6 Al BRIENZA di Pistoia se riuscirà a spiegarci come fa la sua squadra a rimontare e spesso a vincere anche da meno 20, cosa che stava accadere pure in gara uno a Brescia. Un mistero che pure i suoi colleghi e qualche allenatore della mente vorrebbe scoprire.

5 Alle paginone che ci ricordano la NAZIONALE, il CAMPIONATO, il raduno in TRENTINO, perché non è davvero questo che si aspettano i dimenticati della base, i sottopagati che portano al basket nuove generazioni. Spendete meglio le vostre poche risorse.

4 Alla LEGA che dopo aver avuto il grande regalo di solo dirette televisive per i play off , grazie a DMAX ed Eurosport,non è riuscita a convincere le società che sarebbe meglio diversificare gli orari di inizio, senza dover costringere i televedenti, quelli che danno share, a scegliere.

3 Alle INTERVISTE pregara che sono anche più banali dei commenti dopo le partite, Vale per il basket e  tutti gli altri sport. Vale per chi dovrebbe essere licenziato per proposta di aria fritta.

2 Agli ARBITRI che continuano a litigare mentre sui campi la gente  che già li insultava adesso perde la pazienza e la serata al ristorante perché davanti alla revisione televisiva i cari grigionipassano anche sei, sette minuti.

1 Ad ARMANI e REYER che anche se passeranno i quarti di finale si porteranno dietro una prima partita giocata davvero senza cuore, senza testa.

0 All’EUROLEGA che ha confermato di voler giocare anche nella prossima stagione con lo stesso calendario massacrante. Loro dicono che la formula funziona, cosa testimoniata da incassi e affluenze di pubblico, ma come soluzione, per chi ha perso magari due o tre giocatori per infortunio, suggeriscono di spendere per avere rose più ampie. Diciamo che loro sono pronti al matrimonio più con la NBA che con la FIBA e le FEDERAZIONI. Una guerra in più che ci farà tanto male.


06 maggio 2024

Melli e dannati


 Oscar Eleni, ispirato da Lorenz, felice di stare nella giungla indonesiana per poter intervistare Rakus, l’orango ferito che per cinque giorni si è curato da solo con le erbe e non vuole farci sapere se ce ne sono di utili se, ad esempio, diventi pazzo con il fuoco di un santo. Con lui, però, si sta bene e si può capire meglio l’armonia del mondo che sembra sorridere anche se c’è chi gioca con le bombe e parla di guerra senza vergognarsi perché diventa più ricco, fingendosi più giusto. Sono giorni dove è difficile fare ginnastica con i sentimenti perché mentre festeggi le staffette che prendono il passaporto per le Olimpiadi sulle piste di Nassau ecco la sirena che svuota tre cantieri sulla Senna.

Nel giorno dei brindisi per la famiglia dei velocisti che riabbraccia Jacobs ecco Marcello vanificare il bronzo mondiale andando fuori zona nel cambio con Patta che in finale volava con le scarpe giuste perché in qualificazione i giudici gli avevano negato le sue, costringendolo ad usare quelle di un quattrocentista. Pazienza, perché è il giorno dove anche la 4x100 femminile si prende un posto a tavola sotto la torre Eiffel. Benedetta atletica, grande Fabbri, bellissimo Riva sui 1500, nel giorno in cui la pallavolo fa il pieno di gloria in Europa, viva Trento, viva Conegliano e anche MILONZA come dice per irritarci il carissimo Rapuzzi voce  appassionata del volley, nel mattino radioso delle ginnaste con Manila Esposito, napoletana taglia forte ispirata da Geolier oltre che dal magnifico rettore Casella, maestro di chiavi del regno, che si prende addirittura 4 ori. Ci voleva per dimenticare le curve vuote di stadi dove il calcio si barrica vedendo politici invasori e invasati, era l’ambrosia giusta per non deprimersi vedendo la fine televisiva di trasmissioni che ci rendevano felici: prima Splendida Cornice con la ex cestista Cucciari al timone, poi il Viva Rai 2 del Fiorello immaginifico e sublime.

Niente drammi, ci mancherebbe di essere depressi nel giorno in cui il basket ha scelto le sue otto principesse per il ballo delle regine, quello dove la Virtus Bologna potrebbe diventare la Elisabetta che taglierà la testa all’Armani che le ha regalato il fattore campo e si è vestita da Maria Stuarda nel pomeriggio salvato da capitan Melli difendendo un secondo posto che avrebbe forse meritato Brescia, l’avversaria per Milano prima di pensare alle finali di giugno, il minimo richiesto alle più ricche del reame.

Basket che non ascolta il vento di chi vorrebbe rinnovare, cambiare, che non legge il Domenicale, che non capisce le basket visioni, i messaggi della sua base, mondo in agitazione perché non è detto che Petrucci sarà rieletto per la quarta volta vista la fronda del Nord Est e della Lombardia. Pallacanestro che onora i suoi ex campioni che hanno attraversato la linea finale della vita, prima il Motto biellese che sapeva farsi amare e poi Giusto Pellanera, il grande alpino, come lo vedeva il Bell di Vision, per rocce con colori diversi, prima quelle virtussine poi sulle montagne della Fortitudo, ex azzurri, grandi personaggi.

Palla al cesto che congeda con dolore anche due grandi società dal massimo torneo. Brindisi era già condannata prima di perdere a Brescia, Pesaro ha retto poco a Venezia mentre Treviso volava sulle alucce di una Tortona  stonata, condannata alla retrocessione dopo 17 anni nel massimo campionato onorato spesso e vinto anche nell’età dell’oro di Walter Scavolini e del suo cardinale protettore  Puglisi.

Una settimana per truccarsi e pensare in grande perché da sabato DMAX ed Eurosport offriranno i play off anche a quelli che non  hanno DAZN e non possono chiedere a Trinchieri, voce tonante di questa rete, perché si arrabbia se i giornalisti lituani lo stuzzicano chiedendogli se i suoi kaunisti sono con la mente già in vacanza. Strano questo risentimento per chi viene dall’Italia e sa bene come vengono maltrattati gli allenatori. Pensiamo a Pioli che oggi viene torturato come due anni fa capitò al Simone Inzaghi che ha dovuto persino spiegare perchè l’Inter battuta dal Sassuolo sembrava distratta dopo tante feste per lo scudetto della seconda stella. Caro Rakus, orango gentile, adesso è il momento per  pagelle che dividono e fanno squillare  per insulti  anonimi.

10 Ancora una volta a Gianluca Basile e alla sua vita nuova sui campi e fra preziosi amici randagi per aver spiegato i suoi “ tiri ignoranti” che erano meravigliosi quando lui e gli altri “banditi” di Tanjevic  con Fucka al timone si prendevano l’oro europeo.

9 Al MELLI che sta facendo impazzire chi non sa ancora se davvero resterà a Milano. Lui, intanto, fa canestri che aiutano, guida una ciurma di marinai spesso indolenti che potrebbero anche rivincere lo scudetto, anche se la Virtus ha  pure il fattore campo a favore oltre al talento di squadra.

8 Al VAZZOLER che anche da dimissionario era sulle tribune del PALAVERDE a festeggiare con il popolo trevigiano per una salvezza strameritata da Veleno VITUCCI e dai suoi giannizzeri risvegliati dopo l’inizio da brividi con 9 sconfitte.

7 Ad Elio GIULIANI e Simone FREGONESE, due grandi colleghi che come addetti stampa per grandi società come PESARO e TREVISO hanno reso dolce il naufragare di qualsiasi polemica, aiutando tutti, rendendo bello il nostro lavoro. Hanno lasciato, uno si occupa di arte e l’altro brinda con le pallavoliste. Buona fortuna cari amici.

6  A Giorgio ARMANI che sicuramente ha brindato al titolo della sua under 19, uno scudetto giovanile che mancava dai tempi dorati quando l’Olimpia aveva un’anima diversa. La vittoria sui gioielllini di Tortona racconta che finalmente le grandi società forse pensano positivo anche per i vivai.

5 A VARESE se festeggiando Nico MANNION e la salvezza dimenticherà gli errori nella costruzione di una squadra che comunque ha  fatto spesso il tutto esaurito a Masnago.

4 Al caro BONICIOLLI se ancora una volta volesse prendersi colpe che non sono certo sue e che con SCAFATI ha sognato prima di perdere Logan e poi il treno giusto. Lo ha fatto sempre in una carriera dove davvero meritava molto  di più.

3 A SASSARI se butteranno via il bambino che sembra poter crescere bene con l’acqua sporca di un finale di campionato che avrebbe potuto essere grandioso senza inciampare sulle radici della fatica dopo i tormenti con e per BUCCHI.

2 A PESARO per una stagione balorda, diventata veleno con le dimissioni di Ario COSTA, in caduta libera cacciando BUSCAGLIA, portando nel gorgo SACCHETTI che ora qualcuno mette pure alla sbarra.

1 Agli ARBITRI se, oltre a festeggiare giustamente la designazione olimpica del MAZZONI al terzo mandato fra i cinque cerchi, non ragioneranno su questa stagione appesantita dal VAR con partite che sono quasi sempre durate più di due ore.

0 Al BASKET come popolo che sembra non fare abbastanza per riavere in edicola luci come quelle dei tempi in cui i Giganti e il mondo di Aldo Giordani erano la voce della base e non dei padroni. Adesso abbiamo soltanto Basket MAGAZINE, bellissimo, con tante storie da leggere e ritagliare, ma, purtroppo, è soltanto mensile. Voi che potete, ridate un settimanale che abbia anima e voglia di tenere svegli i padroncini di oggi.


Oscar Eleni

29 aprile 2024

Fortuna per gli sfigati


 Oscar Eleni fra i vulcani di Alelujela, la grande devozione, cercando un compromesso fra stambecchi e primati in via di estinzione come le buone regole dei giochi, persino quelli olimpici che potrebbero affondare nella Senna. La vallata degli infelici, quella dove si radunano tutti gli allenatori che non hanno vinto, sta mettendo ai voti una petizione per tifosi disagiati, dirigenti impreparati, giocatori con il cervello in discoteca e il cuore in banche che non danno interessi alti se non sei uno che può andare in giro a dire: io sono io e voi non siete un cazzo.

Per fortuna ruggiscono motori veri come quello sulla moto di Bagnaia e quello alimentato dalla voglia di tenersi il titolo olimpico del Marcell Jacobs che vorremmo bello cattivo alle Bahamas con la staffetta. Nel Paese senza memoria è facile scordarsi quello che avevi detto soltanto ieri. Succede anche nello sport, ovviamente. Nel calcio, ad esempio, dopo il pianto per la Champions che va avanti senza italiane ecco la felicità scoprendo altre coppe e forse anche una formula per averne 10, di squadre nelle coppe dell’anno prossimo.

Tutti in bambola rosa per il Giro che sta partendo senza italiani che possano vincerlo, pazienza, lo sport non ha frontiere. Si celebrano i campioni, non importa dove sono nati. Mentre Malagò aggiunge fiori ai suoi cannoni olimpici sembra che soltanto il basket sia rimasto senza santi nel paradiso  dove fanno esami per andare in Francia, ma nella palla al cesto, pur ostinandosi a fare le cose ben diversamente dalla pallavolo che propone al mondo Perugia e Conegliano o magari Milano, le sue squadre campioni, avendo la certezza di essere in campo alle Olimpiadi anche se manca l’ultimo timbro.

In questo basket petrucciano, si diceva, l’unico nostromo che cerca ancora balene bianche è rimasto Pozzecco. Per gli altri, molti maestri, adesso che l’Europa ha mandato tutte le nostre a quel paese, conta soltanto il fumo della fiesta tricolore, i playoff. Il resto è noia e, al massimo, una breve, tanto per non accorgersi che le coppe vanno  altrove. L’ultima quella della Champions Fiba a Malaga dopo la finale tutta spagnola contro Tenerife vinta a Belgrado. Pozzecco e la sua scialuppa in un mare tempestoso, su una barca dove ogni giorno cadono fuori probabili azzurri: dopo Procida e Spagnolo, dopo le notizie che non danno fra i sanissimi né Fontecchio e magari Gallinari, ecco Severini che sembra fuori gioco mentre Petrucelli non guarisce e i grandi vecchi arruolabili ci stanno pensando, ma non hancora accettato. Importante passare oltre.

Guardate le carezze che stanno facendo alle nostre regine, anche se una, alla fine farà la fine della Stuarda e l’altra sarà Elisabetta felice di avere la testa della nemica nella cesta della finale. Armani con tutti i peccati possibili sulla gobba, Virtus Segafredo con tutti i rimpianti per aver mancato i play off dell’Eurolega, sapendo di avere, come Milano, sbagliato abbastanza nel costruire la squadra, anche se al momento quel primo posto in classifica da confermare, battendo quel che resta di Trento domenica prossima, è una quasi garanzia di poter avere lo scudetto che il Messina si è preso nelle ultime due stagioni.

Basket che senza Europa trova rifugio in paginoni dove le coppe, ovviamente, diventano brevi anche se SKY ci permette di vedere dove si gioca davvero ad un livello tecnico e fisico superiore, pur rimpiangendo di aver mancato le finali anche contro squadre che non avevano tanto più di Milano o Bologna, quasi tutte molto distanti dal  Real Madrid dominante che si è anche ripreso la testa nel suo campionato dopo qualche regaluccio.

Finta primavera per  chi ama regalare dove le motivazioni fanno risultato anche se poi la vittoria della Brindisi spacciata su Venezia non ha salvato dalla retrocessione dopo 12 anni una società che, per fortuna, non starà a piangersi addosso e sa di poter tornare a spendere come stella del Sud che anche in questi play off del basket non andrà oltre i confini della Toscana, tenendo il meglio fra Lombardia ed Emilia, una piaga che rende ancor più invisibile il basket già trattato con i piedi da chi dovrebbe avere qualità soltanto con le mani.

Prendete la saggia decisione di far giocare alla stessa ora tutte le partite delle ultime due giornate, cosa che non sono riusciti  a fare nelle coppe e anche in sport ben più ricchi. Una scelta giusta, ma si poteva sfruttarla meglio parlandone con le televisioni dove il basket va in diretta. Poteva essere l’occasione per lasciar andare nel vento parole e musica quasi inutili, commenti tecnici travestiti da banalità, per mettere in piedi un basket minuto per minuto che avrebbe facilitato anche il compito dei commentatori costretti a stare sui fatti più che sulle manfrine di arbitri che perdono minuti per decidere  su immagini rallentate, trovando la soluzione  sfuggita dal vero sul campo. Bello vedere quando sorridono in tre anche se poi dalle panchine sputano fuoco.

Basket che a 40 minuti dalla fine ha le sue otto finaliste dove non troveremo la Napoli vincitrice della coppa Italia. Gruppo di elette dove a sorpresa  canteranno la neopromossa Pistoia, la Reggio Emilia che l’anno scorso lottava per salvarsi, il progetto Tortona che sembrava svanito per colpe che erano di tutti e non soltanto di Ramondino, piccolo paradiso anche per la Trento che alle finali arriva in pezzi, ma con il cuore intatto. Avanti con le pagelle gridano dal vulcano spento, avanti con le baggianate urlano dal cratere dove invece il diavolo sputa di tutto  perché in giro si prega per la pace, ma poi si fanno i soldi con la guerra come diceva quel famoso miliardario cinico: quando c’è sangue nelle strade e la guerra incombe è il momento di investire.

10 A POZZECCO che con la giusta ironia, vedendo che  ò tornato a vincere  anche il rugby, tormentato adesso da battaglie intestine per contrastare il presidente Innocenti, uno che sul campo non porgeva mai l’altra guancia, ha fatto sapere a Petrucci e Malagò che se davvero il basket è l’ultima squadra di sfigati non si arrenderà sperando di farcela alle preolimpiche di Portorico.

9 A PISTOIA vera rivelazione dell’anno, un premio per chi ha costruito una squadra bella e una società con dentro qualcosa che ora si godranno gli americani.

8 Al mondo FORTITUDO per come ha ricordato il Douglas del tiro scudetto, nella finale contro Milano, scomparso a soli 44 anni. Non è retorica quando si dice che la morte fisica non farà mai dimenticare la vita e  le qualità di chi ha servito bene nella battaglia dell’esistenza.

7 Al COLDEBELLA che ha visto la Reggio Emilia costruita così bene arrivare al porto dei play off con una settimana d’anticipo. Come giocatore sapeva dove mettere la faccia, come dirigente sa dove mettere le mani. Una bella scoperta.

6 A  CINCIARINI e TAMBONE per aver tenuto in vita le speranze di Pesaro che  domenica  a  Venezia conoscerà il suo destino, ma anche lei , come BRINDISI ha saputo onorare una battaglia dove TREVISO ha trovato le armi giuste per restare dove merita.

5  A MILANO e BRESCIA che avevano la tavola apparecchiata come deve essere per le prime in classifica anche se poi per i quasi 10 mila, qualcuno dice 8 mila, chissà, i camerieri hanno portato in tavola un brodino da ospedale.

4 A VARESE se non rifletterà bene su questa salvezza trovata e forse non del tutto meritata se pensiamo alla resa contro Treviso in una sfida che poteva diventare decisiva. Caro Scola è il momento di tornare a guardare la sala coppe della società e poi pensare a Masnago sempre pieno. La gente bosina ha pazienza, ma non si sa fino a che punto.

3 A VALENTINE, utilizzato soltanto 4 minuti da Messina, se, insieme ad altri giocatori  invisibili che dovevano dare all’ARMANI certezze a sostegno della dichiarazione “Non faremo prigionieri” non spiegherà come hanno fatto i loro agenti a lucrare contratti così consistenti. Non diteci che è tutta colpa dei video.

2 A NAPOLI per aver perduto nella festa dopo il successo in coppa Italia quella magia che faceva della squadra di Milicic e Dalla Salda una bella realtà  capace di risvegliare una città dove il basket è storia.

1 Alla REYER e ai suoi umori  che sembrano influenzati dall’acqua alta senza protezione. Come dice l’allenatore questa mancanza di concentrazione  se si nota poco, come nel viaggio a vuoto sul campo di Brindisi, diventerà una palla al piede se davvero la quinta e prima avversaria dei play off dovesse essere Reggio Emilia.

0 Alla LEGA, a tutti quelli che nelle televisioni hanno sprecato la grande occasione di mettere in scena un vero basket minuto per minuto e siamo sicuri che il Bagatta, ad esempio, sarebbe  stato più felice di poterlo dirigere piuttosto che ragionare sulla partita in maschera fra Milano e Brescia, troppo malandate e piene di infortunati per capire dove potranno arrivare e le dichiarazioni finali  di Messina e Magro, soddisfatti alla loro maniera, dice che il campo ha mostrato soltanto ombre e non giganti.


22 aprile 2024

Finire come Ancelotti


 Oscar Eleni fra le pecore davanti a Mont-Saint-Michel, Normandia, incanto per meditazioni che possano dare una giustificazione alle nostre ricerche esistenziali sullo sport con tutto quello che ci gira intorno, oscurando anche la libertà. Saltando sulla sedia per l’attacco di Pogacar nella foresta, per vincere la Liegi e promettere la doppietta Giro-Tour, cerchiamo consolazione nel solito haiku che giustifica tante assenze quando non sai cosa dire per l’assenza da una partita, la presentazione di un libro, dalle feste che una volta andavano oltre  le meraviglie sul Naviglio al Torchietto. La poesia regalata dalle ricerche di Susanna Tartaro dovrebbe spiegare tutto:

Incontrando un vecchio amico

Due visi sfioriti

Silenzio

Ecco come stanno le cose. Ma, per fortuna, gli scozzesi che chiedono aiuto alla Nasa per sapere se davvero c’è un mostro a Loch Ness, ci ridanno il gusto per ridere e allora chi meglio di Carlo Ancelotti potrebbe aiutarci a vivere bene i finali di qualsiasi storia, partita, discussione? Lui è davvero quello che ha imparato meglio alla scuola di Liedholm prima e poi di Arrigo Sacchi. Magari non chiedendo aiuto ai maghi, agli astrologi, ma seguendo quell’adagio che, anche se non scritto in romagnolo, aiuta a capire: occhio, pazienza e fortuna detto anche bus dal cul. I suoi finali  sono stupendi quasi sempre e molto spesso se lui è in battaglia la squadra che dirige, come quella in cui giocava, riesce a vincere alla faccia di chi lo ha tormentato come succede nella vita e nello sport quando i padroni, presidenti o tifosi non conta, se la prendono con l’allenatore. Grande Gene Gnocchi mentre spiega il motivo per cui Cannavaro ha accettato di essere il terzo allenatore dell’Udinese in acque torbide che sanno di retrocessione: Temeva di essere chiamato al capezzale del Napoli da solito genio dei panettoni.

Ma torniamo al Carlo Ancelotti e alle sue magie inchinandoci intanto a Mondo Duplantis che cerca la sua luna a cavalo di un'asta. Finali col brivido. Mettere fuori il Manchester City ai rigori una delizia. Vincere il classico col Barcellona all’ultimo minuto con un gol del nuovo genio  nella sua lampada vale una stagione e anche la Liga. Saranno contenti in Brasile dove gli hanno fatto la stessa guerra che lo ha allontanato dall’Italia dopo che gli era stata offerta la Nazionale che da tempo sembra smarrita. Meglio per lui aver resistito nella Real casa dove adesso lo amano anche quelli che magari torneranno feroci se dovesse perdere in coppa al prossimo turno.

Aspettando i prossimi processi del pallone, restando alla larga dalla guerra dei bottoni per la scelta del portabandiera azzurro ai Giochi di Parigi dove al momento hanno paura persino ad illuminare la torre Eiffel e non parliamo del lungo Senna, preoccupati dal terrorismo, ma anche dalla finta pace, guardiamo al pantano dove ci sta portando lo sport spettacolo. Si corre e ci gioca troppo spesso, ci si allena poco, si mangia male. E se non capisci i messaggi dei molti  che si lamentano per aver sperperato quello che hanno guadagnato, allora puoi continuare a preferire le notti magiche, tanto poi se vai male, sfasci squadre, il primo a pagare sarà l’allenatore, il maestro. Noi restiamo dalla parte di chi dedica la vita ad insegnare, a chi accetta di guidare anche automobili infedeli come sono tante squadre, tanti campioni.

Sbagliando e sbadigliando andiamo a vedere cosa sta succedendo nel basket dove in troppi fingono di non sapere come sono andate le cose nelle coppe internazionali, gli stessi  che ballano sul Titanic dei canestri aspettando il preolimpico per una Nazionale che costruiremo sui pochi che hanno avuto spazio nel campionato che alla fine mostra il vero volto delle truppe mercenarie rendendo fangoso il finale dove lo scudetto dovrebbe consolare e la retrocessione castigare.

Certo che l’eurolega di Milano è stata peggiore di quella della Segafredo Virtus, ma resta il fatto che Milano è col piombo ai piedi  nella classifica dei poveri, mentre la Virtus è pur sempre decima della classifica anche se non dimenticheremo  i momenti magici in cui stava fra le prime e neppure la vittoria ad Istanbul sull’Efes, per guadagnarsi un play off poi negato dal Baskonia nella settimana dove l’Eurolega e chi paga per avere sempre la scena occupata ha chiesto il sacrificio di quattro partite fra campionato nazionale  ed eurofiesta.

Con le regine liberate dal vero teatro dove avrebbero dovuto essere protagoniste vedremo come se la caveranno le sfidanti. Tanto per capire, prima del faccia a faccia di domenica, Brescia ha pensato bene di non reagire alle forti motivazioni della Cremona che è davvero fra le rivelazioni della stagione. Certo che Milano e Bologna lo vogliono il primo posto per garantirsi il fattore campo che, come si vede, influenza anche arbitri che persino davanti alle revisioni con uso della tecnologia si rivelano dei super Abbondio capaci di  confondere tutti quando devono chiarire cosa intendono per fallo antisportivo.

Basket che dovrebbe indagare su certe partite se in campo si affrontano giocatori che hanno gli stessi agenti e chi deve salvarsi trova davanti avversari compiacenti. Magari è stata soltanto la sbornia della sera prima, magari la ripicca verso la società che non rinnova, insomma stiamo vivendo il solito finale, con grandi  e quasi incredibili rimonte, pur riconoscendo il valore di certi successi.

Pagelle tanto per distrarsi, convinti che per  lo scudetto non ci siano davvero pretendenti in grado di vincere una serie contro Armani e Segafredo, ci teniamo alla larga anche dalla battaglia per la salvezza dove dolorosamente sono impegnate con Brindisi ben tre società che nella storia hanno vinto anche scudetti, ma questo i giocatori  che oggi lavorano per Varese, Treviso e Pesaro non sono obbligati a saperlo.

10 Al GALBIATI di Trento che anche con una squadra dimezzata è riuscito a guadagnarsi i play off,  rilanciando BILIGHA e ALVITI e tenendosi stretto capitan FILLOL.

9 Al LAQUINTANA della BRINDISI che è stata capace di rimontare da meno 13 sul campo della PISTOIA rivelazione dell’anno insieme a CREMONA e TRENTO, una squadra che di solito le faceva certe rimonte e anche contro squadre di alta classifica.

8 Al BALDASSO di TORTONA che ci ricorda come sia importante vivere, giocare, lavorare in posti dove c’è la possibilità di mostrare il proprio valore. La stessa cosa che abbiamo detto ad inizio anno al CARUSO che soltanto alla 27^ giornata ha avuto persino il quintetto base nella Milano dove i lungodegenti sembrano non guarire mai.

7 Al CAMPIONATO di A2 che finalmente è arrivato ai play off perché riesce a tenere vivo un basket nazionale che ha bisogno di progetti veri per il passaggio dalla next generation al grande livello. Sosteniamo il progetto e chi a costo di sacrifici lo manda avanti anche se molto spesso è soltanto una breve.

6 A MANNION e MORETTI che forse hanno portato VARESE in acque tranquille dopo il partitone sul campo di Sassari.

5 A chi considera alla stessa maniera il fallimento dell’ARMANI e l’eliminazione all’ultima sirena della SEGAFREDO. La battaglia scudetto ci dirà chi è davvero la più forte, cosa che non ci hanno potuto far scoprire in coppa Italia.

4 A NAPOLI che proprio non riesce a pentirsi per la sua non difesa anche quando fa partite di spessore come quella contro TRENTO. Certo la vittoria di TORINO in coppa è stata importante, ma pensavamo che la squadra sarebbe diventata più forte e non più presuntuosa.

3 A TREVISO e PESARO che si trovano sul fondo avendo scoperto che alle loro squadre non manca la voglia, la passione, ma soltanto la qualità e quella non la può inventare nessun  allenatore anche se bravissimo come del resto sono VITUCCI, SACCHETTI, come lo era BUSCAGLIA.

2 A BELINELLI, HACKETT, GALLINARI, FONTECCHIO se ci terranno in ansia per il preolimpico cominciando dal raduno di FOLGARIA. Li capiamo, ma li preghiamo di dare una mano nel momento in cui non vorremmo trovarci ancora fuori dalle Olimpiadi.

1 Agli STATI UNITI che hanno convinto i loro “grandi” a sfilare sui  Campi Elisi prendendosi tutte le luce del basket alle Olimpiadi, costringendoci a  fingere che ci sarà battaglia per la medaglia d’oro.

0 Ai giocatori di SASSARI che hanno costretto il presidente SARDARA  a chiedere scusa al pubblico dopo la caduta verticale contro VARESE che certo ha tanti punti nelle mani, ma che forse ha trovato  un ventre molle a contrastare i suoi attacchi.


Oscar Eleni

Donne o Trans?

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