06 giugno 2024

NBA o Serie A?

NBA o Serie A? Proprio mentre le finali di entrambi i campionati, Boston Celtics-Dallas Mavericks e Olimpia Milano-Virtus Bologna, sono all’inizio, bisogna porsi questa domanda apparentemente strampalata, da tanta che è la differenza sportiva, finanziaria e culturale fra la NBA ed il resto del mondo. Un solco che oltretutto si sta allargando, visto che con l’ingaggio annuale del sesto dei Celtics (Horford) o dei Mavs (Kleber), nell’ordine dei 10 milioni di dollari, è quasi pari all’intero budget della Virtus per i giocatori, stando a Baraldi. Inutile rimpiangere gli anni Ottanta e Novanta, non torneranno più ed è proprio per questo che una produzione locale di giocatori servirebbe oggi più di allora. La domanda ‘NBA o Serie A?’ sta comunque in piedi perché i pubblici di riferimento in Italia sono molto diversi, anche se ovviamente chi segue la NBA bene o male sa che esistono Olimpia e Virtus, così come vale il contrario. Da una parte gli appassionati, soprattutto giovani, e dall’altra i tifosi attaccati alla storia, all’identità e al campanile: solo così si potrebbe spiegare ad un marziano perché molti di noi sono più interessati a Melli e Belinelli che a Tatum e Doncic.


Nella NBA i Celtics sono i netti favoriti, in una serie dove a vincere sarà di sicuro la NBA visto che questa è la settima finale diversa negli ultimi sette anni: c’è chi ha come obbiettivo l’equità competitiva e chi vibra per un sistema con grandi e cenerentole, anche se nella pallacanestro italiana le carte vengono spesso rimescolate da fallimenti e squalifiche. La Boston allenata dal giovanissimo, 35 anni (nella NBA questo tipo di percorso non è però raro), Joe Mazzulla, ha dominato la stagione regolare e nei playoff è arrivata in fondo quasi fischiettando, pur con mezzo Porzingis che sembra però adesso sul punto di rientrare. Curioso come Porzingis con Dallas e Kyrie Irving con Boston si siano lasciati male, ed adesso provino a vincere l’anello (Irving c’è già riuscito con i Cavs versione LeBron) sull’altra sponda. Per i Celtics, che non vincono dal 2008 (era la squadra di Pierce e Garnett) sarebbe il diciottesimo anello, per i loro avversari il secondo dopo quello vinto nel 2011 dalla squadra di Dirk Nowitzki, con Jason Kidd che era in campo mentre oggi i Mavericks li allena.

In Italia si comincia con Virtus-Olimpia e si andrà avanti almeno fino a gara3, grazie all’intelligente scelta di asciugare un po’ queste serie. E addirittura in Lega circola l’ipotesi di tornare al vincita-rivincita-eventuale bella degli anni Settanta-Ottanta, se non addirittura a partite secche, pompando bene l’evento. Per adesso ci accontentiamo di non andare oltre gara5 (l’anno scorso si chiuse a gara7 con lo scudetto milanese), anche se di sicuro la sfida è piena di interesse anche per il ristretto numero degli appassionati puri. Al di là del discorso ex, ricordando che a Bologna Ettore Messina ha vinto tutto e che Banchi è l’allenatore che riportò lo scudetto a Milano dopo 18 anni, e del futuro, con strane voci per entrambe le panchine (Messina solo dirigente e Banchi con offerta da altre squadre di Eurolega), conta il presente. La Virtus ha un nucleo italiano (Belinelli, Hackett, anche lui ex, Pajola, Polonara e Abass, altro ex) più decisivo, senza dimenticare che l’uomo decisivo sarà in ogni caso Shengelia e che ci sono problemi fisici (Lundberg e Zizic), mentre in una stagione segnata da infortuni Messina insegue il terzo sciudetto della sua vita milanese con una squadra in buona salute, che ha superato bene il clamoroso fallimento in Eurolega ed ovviamente è legata alle prestazioni di Shields e Mirotic. In ogni caso è la quarta finale consecutiva (la Virtus ha vinto la prima, l’Olimpia le altre) per lo scudetto fra le stesse due sqyadre e non c’è alcun segnale, nemmeno il parziale dimpegno di Zanetti, che le cose possano cambiare nei prossimi anni. Per quanto visto finora nei playoff Milano ha qualcosa in più, anche come freschezza.

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