10 aprile 2024

Fino a quale età si cresce in altezza

 Fino a quale età si cresce in altezza? Una domanda che tutti ci siamo fatti almeno una volta nella vita, delusi per i centimetri che la natura ci ha dato e quindi per una statura che ci avrebbe impedito, parliamo per noi, di fare la differenza nella NBA. Questa vecchia, ma anche nuova (i figli sono le prime vittime di questa ossessione) domanda ci è venuta ascoltando Jannik Sinner affermare in conferenza stampa che negli ultimi tempi la sua statura è aumentata e che adesso è di 1.93, non più dell'1.88 che ancora oggi leggiamo sul sito dell'ATP e che è basato su comunicazioni del giocatore, non è che Gaudenzi mandi in giro per il mondo medici a misurare i tennisti.

Questi 5 centimetri degli ultimi mesi sono stati uno dei motivi dei suoi miglioramenti al servizio? Domanda che ha cittadinanza, insieme a quella sul peso: qualche chilo in più Sinner, e certo non di grasso, l'ha messo su. Ormai, in assenza di dichiarazioni e valutando a occhio, Sinner è di poco più alto di Djokovic (1.88 dichiarati) e di almeno 10 centimetri più di Alcaraz. Ma venendo alla nostra curiosità e pensando ai 22 anni e mezzo del numero 2 ATP, fino a quale età si può sperare di crescere? Domanda per competenti, mentre noi ci affidiamo soltanto alle statistiche personali.

Di base le ragazze crescono prima ma smettono anche di crescere prima, cioè paio d'anni dopo la comparsa delle mestruazioni: difficilmente una donna è molto più alta di quanto fosse a 15 anni. Per i ragazzi tutto è spostato più in avanti, sia come pubertà sia come anni di crescita dopo la pubertà, al punto che per molti la statura quasi definitiva viene raggiunta verso i 18 anni e per qualcuno, come appunto Sinner, anche molto dopo. Per noi personalmente anche più tardi: siamo di 3 centimetri più alti di quanto ci avessero misurato ai tre giorni al distretto militare. Poi c'è il mito, che spesso non è un mito, dello scatto estivo: Scottie Pippen da diciannovenne aumentò di 12 centimetri in pochi mesi, ed in ogni caso iniziò il college a 1.86 e lo finì a 2.03.

Cosa si può fare per aumentare di altezza fino a quando c'è la speranza? I pediatri di una volta dicevano 'dormire', visto che durante il sonno si rilascia somatotropina, cioè l'ormone della crescita, quelli di oggi non sappiamo. Noi abbiamo provato ad appenderci alle porte, lo stesso metodo di Drazen Petrovic ma con esiti diversi, prima di accettare un penalizzante 1.78 che liberamente traduciamo in 1.80. Però la domanda rimane e secondo noi del bar al di là della banale ereditarietà (ma ci sono molti casi che fanno pensare al proverbiale marito che guarda la Bundelisga) ci sono frontiere ancora inesplorate: fino a quale età si può crescere di statura?


09 aprile 2024

Il portabandiera dell'Italia


Chi dovrebbe essere il portabandiera dell'Italia alle Olimpiadi di Parigi? Una domanda per una volta non marginale, visto che alla cerimonia di apertura il portabandiera sintetizza l'immagine non soltanto sportiva di un paese e che quindi la sua scelta genera sempre polemiche. Così sarebbe anche nel caso di Jannik Sinner, indiscutibilmente lo sportivo più amato d'Italia nel 2024, con la sola ipotesi della sua candidatura che ha scatenato un dibattito chiuso da lui stesso con una dichiarazione da Monte Carlo, in cui ha spiegato che secondo lui il portabandiera dovrebbe farlo chi ha già vinto un oro olimpico. Ma davvero funziona così?

La risposta è sì, con qualche eccezione anche se non c'è una vera e propria regola. Nella storia delle Olimpiadi estive è quasi sempre stato premiato un oro del recente passato: da Melbourne 1956 ad oggi l'unica eccezione è stato il Carlton Myers del 2000, senza un vero perché, ed anche in quelle invernali quasi sempre si è cercato di avere come alfiere un oro o quantomeno un medagliato (come Arianna Fontana a Pyeongchang 2018) delle edizioni precedenti. Insomma, Sinner ha ragione anche se la tentazione di sfruttare il suo impatto mediatico è forte. Perché, non soltanto in Italia, la valutazione è anche mediatica: come definire il Lomong 2008 per gli USA?

Le medaglie d'oro ancora in attività che potrebbero fare da portabandiera a Parigi sono tante. Fra le più credibili Gianmarco Tamberi, Marcell Jacobs, Filippo Ganna, Gregorio Paltrinieri e Antonella Palmisano, ma ce sarebbero anche altre, senza contare chi ha vinto argenti o bronzi nelle discipline meno mediatizzate e proprio per questo più olimpiche. La nostra domanda è quindi semplice ed ha un solo livello di lettura: chi dovrebbe essere il portabandiera dell'Italia alle Olimpiadi di Pari 2024? Malagò dovrebbe annunciarlo fra un paio di settimane.

08 aprile 2024

Il ciclismo è lo sport più pericoloso?


Il ciclismo è lo sport più pericoloso del mondo? Intendiamo il ciclismo inteso come sport, quindi senza contare gli incidenti che avvengono nella vita quotidiana sulle strade. Non ci ricordiamo infatti una stagione in cui così tanti pesi massimi (Vingegaard, Evenepoel, Roglic, Van Aert) sono stati vittime di cadute rovinose, come stop che condizioneranno il resto della loro stagione. È chiaro che la domanda ci è venuta dopo quanto accaduto nel Giro dei Paesi Baschi, ma in generale circa il 10% dei corridori di primo livello è in questo momento fermo a causa di incidenti di corsa, quindi senza contare incidenti in allenamento.

Detto che molte strade fanno schifo a prescindere dal fatto che ci si vada a 60 all'ora in bici, ad esempio l'incidente di Vingegaard pare sia dipeso da radici, rimane il fatto che le bici da corsa siano sempre più rigide e leggere, con telai più piccoli, e che nella sostanza il corridore pur andando al limite (Evenepoel quando si è trovato davanti Tesfatsion stava andando a 78 chilometri orari) su strade non troppo diverse da quelle di mezzo secolo fa sia di fatto protetto dal solo casco. Da ricordare che già nel 2023 gli incidenti in gara erano aumentati del 24% rispetto all'anno precedente...

La nostra domanda ai competenti è quindi semplice, visto che gli incidenti in strada pur essendo sempre tanti (nel 2023 in Italia 197 i ciclisti morti) sono in calo: il ciclismo è lo sport più pericoloso per la propria incolumità personale? Quale è quindi lo sport più pericoloso da praticare a livello agonisti o amatoriale con qualche velleità? Da ricordare che i pericoli non sono soltanto le cadute in strada, discorso che ovviamente riguarda soltanto il ciclismo, ma anche infarti e traumi violenti.

Banchi a rotelle


Oscar Eleni
 idealmente sul fiume vicino alla casa vietnamita dove sarebbe nato Ho Chi Minh, prigioniero dell’aquila arpia che, però, tiene lontano il puma concolor. Siamo in piena confusione mentale e geografica, un po’ quello che succede guardando lo sport che lascia a casa Minisini nel nuoto artistico che lui sognava di interpretare a Parigi, vede Chamizo mancare la qualificazione nella lotta, mettendosi già a litigare per chi porterà la bandiera italiana sulla Senna  per una Olimpiade che sembra  sotto assedio perché l’anima dei Giochi non ha preso in considerazione il cuore della storia che adesso ci angoscia. Per fortuna a Van der Poel non mancano né l’anima e neppure il cuore, come del resto al nonno francese Poulidor, e la sua seconda vittoria nella Parigi-Roubaix ci fa dimenticare tutti questi incidenti su biciclette che costano tanto ma che sembrano difficili da governare quando il gruppo si agita come nelle partenze in Formula 1, forse l’unico momento  emozionante da quando domina Verstappen.

Sul calcio non osiamo neppure fermarci a ragionare. Se vinci sei un piccolo re,  ma quando perdi ti aspetta la forca. Giocando così tanto non esiste mai momento per poter riflettere. Pensiamo ad Allegri che con due vittorie in fila ha rimandato i suoi nemici oltre il fiume del disgusto. Immaginiamo cosa succederà a Pioli e De Rossi dopo il duello in coppa, siamo sicuri che Guardiola o Ancelotti, dopo Manchester City-Real entreranno nel club dei bolliti se dovessero perdere. La stessa cosa, ovviamente negli altri sport. La pallavolo che aspetta Velasco al varco dopo aver digrignato i denti per la salvezza di Mazzanti con le ragazze di Trento.

Il basket che dopo la beatificazione di Banchi, stupendo al mondiale con la Lettonia, davvero bravo a fare  il massimo con una Virtus che resta settimina al centro, stava preparando il tribunale al Pavaglione per processare l’allenatore di Grosseto che dopo meraviglie in Eurolega ha perso la strada, la classifica, la squadra. Una malattia prevedibile se negli sport di squadra si preferisce   sempre il singolo e i giornali e le televisioni alimentano l’egoismo. Questo è accaduto alle Vu Nere che all’inizio giocavano bene e tutti toccavano il pallone, ma poi, fra infortuni, fatiche, voli pindarici anche avendo una certa età, ha cominciato ad illudersi che  bastasse la seratona del singolo a risolvere tutto: magari il Lundberg che Scariolo aveva emarginato, oppure il Belinelli che don Sergio centellinava creando tensione all’esterno e all’interno come poi si è visto nel finale di una stagione  dove lo scudetto se lo sono preso gli altri.

Già, la Milano che stava per mandare al rogo Ettore Messina, sia come allenatore che come presidente, quando l’Armani ha riscoperto che le leggi del prode Ettorre potevano davvero aiutarlo ad uscire dal gorgo. Lo ha fatto nella sfida di Eurolega anche se  sarà il neutro di  Belgrado, dove gioca il Maccabi, a decidere forse il destino per i play-in che la Virtus ha in tasca, ma non sa se in quella dove tiene le chiavi di casa oppure se sarà costretta a viaggiare perché tutto dipenderà dalla sfida con il Baskonia dei folli che ha appena vinto sul campo del Real.

Banchi e i fantasmi lasciati per un pomeriggio sul legno scuro di una Reyer vagabonda e individualista. Il cerino dell’insoddisfazione che passa da Milano alla Bologna virtussina, cera maledetta che ora è nelle mani degli orogranata di Casarin e Brugnaro che da settimane balbettano, piagnucolano a Cremona, si rifanno danzando sulla crisi di Napoli, precipitando oltre la Giudecca in una partita mai nata contro la Segafredo angosciata dopo aver sentito che il futuro dipenderà dalla volontà degli eredi Zanetti se il proprietario di oggi andrà a cercare altri fiori.

L’arpia diventa nervosa, il puma famelico, l’invidia cresce pensando ai 72 mila spettatori della finale NCAA maschile in Arizona della prossima notte. Meglio servire le pagelle, felici che Gianni Petrucci, il presidente che si ricandiderà anche con qualche costola incrinata, abbia potuto raccontare la sua uscita di strada, ma che fosse un leone lo sapevamo, poi lui è sempre convinto di avere la protezione divina e in questo caso ha avuto fortuna per davvero e sicuramente se l’è meritata.

10 Alla FAMIGLIA BASKET che dopo l’incidente che ha portato i coniugi PETRUCCI all’ospedale si è ritrovato unito nella preghiera, felice di sapere che, come ha detto il presidente, i due si sono salvati soltanto per la solidità della MASERATI finita nella scarpata di Valmontone, perché con un‘altra auto non se la sarebbero cavata.

9 A MIROTIC e MELLI che hanno giocato davvero insieme per salvare quello che resta della stagione Armani, per ridare a MESSINA il piacere di arrabbiarsi anche quando la squadra stravince come contro la Virtus o rimedia il successo alla fine come a Reggio Emilia o contro i resti di una Trento davvero coraggiosa.

8 A MASCOLO il meno utilizzato da Banchi nel suo viaggio dentro la VIRTUS salvata sul ciglio del burrone perché al Taliercio i suoi minuti di qualità, la rabbia che aveva dentro, l’altruismo che serviva, hanno ridato un senso alla stagione bianconera che aveva bisogno di ritrovare anche il vero Hackett che sembrava sfinito.

7 A CINCIARINI luce della PESARO disperata e SAKOTA guida della BRINDISI in fondo alla classifica perché la loro fede nell’impossibile ha portato  due successi che vogliono ancora dire speranza.

6 A VARESE e a MANNION che avevano bisogno di ritrovare almeno la serenità dopo il bagno turco, dopo giornate passate vicine all’inferno della retrocessione.

5 A ROWAN, ex campione, nuovo proprietario di PISTOIA, se dovesse prendersela con i suoi giocatori che per vincere e festeggiarlo hanno aspettato i liberi di Willis a pochi secondi dalla fine dopo aver sempre inseguito  Reggio Emilia che comunque  resta davanti nella lotta per il quinto posto.

4 A SASSARI perché da quando abbiamo parlato bene della rivoluzione MARKOVIC ha perso il senso del gioco di squadra che aveva ridato speranze play off. Ora vedi soltanto individualismo e poca passione.

3 A Caitlin CLARK prodigio di Iowa che dopo aver superato come realizzatrice NCAA il record del mitico Pete MARAVICH non è riuscita a togliere il titolo alle imbattute amazzoni di South Carolina, nella finale di Cleveland per 18.300 spettatori, pur segnando 30 punti e prendendo 8 rimbalzi.

2 A NAPOLI altra squadra di cui ci eravamo innamorati e che ha perso davvero la gioia di vivere un basket allegro e spensierato. Peccati in attacco, oltre alla solita difesa moscia, nervosismo dentro e fuori dal campo. Play off possibili soltanto per i guai di Trento che pure a Milano ha lottato.

1 A SCAFATI che ha perso la spinta per tornare fra le prime otto, una squadra che si è sfasciata a CREMONA, la discarica dove ha buttato tutto e anche la passione di BONICIOLLI.

0 Alla REYER inguardabile che avrebbe dovuto tormentare una VIRTUS reduce da una battaglia dura in coppa 48 ore prima. Un disastro, golosità per attacchi scriteriati, difesa al burro fuso.

Donne o Trans?

Donne o trans? O meglio: gli uomini diventati (più o meno) donne devono poter competere con le donne nello sport? Il pretesto per parlarne a...