20 giugno 2024

Parlare di politica?

 Si può parlare di politica in un contesto sportivo? Una domanda che nasce dall'attualità, cioè dalle prese di posizione di alcuni calciatori francesi, da  Mbappé a Thuram, in vista delle imminenti elezioni in Francia, ma anche come al solito da fatti personali. Uno dei nostri primi ricordi, negli spogliatoi del campo Kennedy (periferia ovest di Milano, ça va sans dire), era un cartello pieno di raccomandazioni igieniche, con l'aggiunta significativa di "È vietato parlare di politica". Non era una raccomandazione ideologica, ma banalmente un modo per prevenire litigi in quello che era un centro sportivo pubblico. Era ed è così ancora oggi in tanti club privati, dove gli iscritti non hanno voglia di avvelenarsi in quelle due ore anche se poi magari litigano per una decisione del VAR o per l'importanza storica da attribuire a Barella. L'idea di fondo, valida (o non valida) da Mbappé all'ultimo degli amatori, è che ci sono contesti in cui agli altri frega zero delle tue idee politiche.

Come prevedibile destra contro Mbappé e Thuram, peraltro piuttosto tiepidi nella loro presa di posizione (Mbappé è addirittura macroniano, mentre Thuram è costretto dal padre a fare quello intelligente), e sinistra a favore nel nome della libertà di espressione (e se Deschamps avesse dichiarato il suo sostegno a Zemmour?). E microcensure quasi dappertutto, con la FIGC e altre federazioni che cercano di prevenire le domande di questo tipo, riuscendoci benissimo visto che molti inviati sono per loro natura embedded. L'unica cosa che non si può censurare è il nazionalismo, diversamente le nazionali non esisterebbero. Ma la domanda di fondo non cambia: si può parlare di politica sfruttando la propria popolarità derivante da sport o spettacolo?

La risposta più diffusa è un no, soprattutto nel calcio visto che club e procuratori ammaestrano i giocatori in questo senso. Può valere il sì per posizioni molto generiche (nessuno è contro la pace) o per slogan vuoti come quello sul cambiamento climatico, e se proprio uno non si sa mordere la lingua può al massimo dire qualcosa di progressista, se non di sinistra. Lo citiamo spesso come esempio di giornalismo e quindi lo ricitiamo: perché quel servizio del Guerin Sportivo del 1976, con le preferenze politiche giocatore per giocatore (non erano congetture, il 90% degli interpellati rispose), oggi non sarebbe possibile? Eppure chi prova a chiedere c'è sempre, in tanti in questi anni ci hanno provato. La nostra personale risposta al sondaggio è un grosso sì, non è che sulle politiche francesi il parere di Scamacca valga di meno di quello di un trapper. Al di là del fatto che lo sportivo agonista sia naturalmente di destra, anzi per certi versi sia un sintesi di quelle che molti da un po' (il primo a farlo ci sembra sia stato Bersani) definiscono 'le destre', proprio per forma mentale.


Alfa Romeo Arna la più brutta


Esistono nella storia auto più brutte dell'Alfa Romeo Arna? Be', sì. Potremmo elencarne un centinaio senza nemmeno aprire Google. Però l'Arna è rimasta nell'immaginario collettivo come uno dei più colossali flop, in rapporto alle ambizioni. Ne parliamo oggi perché nel giugno del 1984, 40 anni fa che ci sembrano ieri, una campagna pubblicitaria martellante la propose come auto delle vacanze per la classe media ed infatti quell'anno fu l'unico in cui la Arna vendette discretamente. La follia dell'operazione Arna, nata e portata avanti quando l'Alfa Romeo era di proprietà dell'IRI (dal 1982 ne era presidente il Prodi post-sedute spiritiche), stava nell'essere un ibrido fra la Nissan Pulsar, auto peraltro già sul mercato europeo con il nome di Cherry, e l'Alfasud. L'accordo Alfa-Nissan prevedeva che la gran parte dell'assemblaggio avvenisse in Italia e qui iniziarono problemi produttivi enormi, fra Pratola Serra e Pomigliano d'Arco, perché le scocche Nissan mal si adattavano all'avantreno Alfasud e c'era quindi bisogno di una parziale riprogettazione. Insomma, la Arna tirò a campare fino al 1987, fra vendite risibili e campagne pubblicitarie memorabili ("Arna, e sei subito alfista", proprio di quel 1984, ma anche la criminale "Arna, kilometrissima Alfa" di qualche tempo dopo), senza contare le marchette in tanti film d'epoca e le citazioni postume, come quella nei Cesaroni.

Elkajer al Verona


Una data fondamentale del calcio anni Ottanta è quella del 19 giugno 1984, 40 anni fa che sembrano ieri. Quando il Verona acquistò Preben Elkjær-Larsen, per tutti noi Elkjaer, dal Lokeren. Un colpo da un miliardo di lire, per il solo cartellino, arrivato pochi giorni dopo il dispiacere per avere perso Iorio alle buste con la Roma ed in un momento in cui sembrava che Galderisi potesse tornare alla Juventus. Quella sera Elkjaer fu anche straordinario protagonista nella vittoria della Danimarca sul Belgio all'Europeo, un torneo ad 8 squadre ben diverso dall'attuale formula 'cani e porci'. Al Belgio guidato da un diciottenne Scifo, sedotto e abbandonato da Bearzot, per qualificarsi alle semifinali sarebbe bastato un pareggio, ma in vantaggio per 2-0 si fece rimontare dalla nazionale di Piontek, con il 3-2 firmato proprio da Elkjaer con una grande azione personale in una partita che ci gustammo minuto per minuto ad Albisola, dove come da nostro costume scroccavamo le vacanze a casa degli amici e dove eravamo barricati in casa per un diverbio di uno del nostro gruppo con alcuni tamarri locali (ad Albisola!), un superclassico delle vacanze degli adolescenti milanesi e romani. Ma tornando a Elkjaer, i competenti e forse anche gli incompetenti sanno quanto sarebbe stato importante nello scudetto del Verona, nei 9 anni magici della Serie A, 1982-1991, 7 squadre diverse per 9 scudetti ed un hype, merito anche del Mondiale 1982, irripetibile.

18 giugno 2024

Diretta o differita?

 Ci siamo mai chiesti cosa significhi la trasmissione in diretta di un evento sportivo? Gli scommettitori e i tifosi senz'altro lo hanno fatto. In teoria la diretta dovrebbe essere la possibilità, per lo spettatore, di vedere l’azione ‘dal vivo’ quindi nel momento in cui accade come se si trovasse – o quasi – allo stadio. Nella realtà questo non è tecnicamente possibile e ancora meno lo è quando si assiste a un evento con le piattaforme di streaming. Con le latenze della DAZN e dell'Amazon Prime Video della situazione che sono troppo dipendenti dai vari processi di codifica, così come dalla connessione. Insomma, spesso va di lusso quando i secondi di ritardo rispetto alla realtà sono dai 15 ai 20. 


Quanto appare sullo schermo è comunque in differita, per motivi prettamente tecnici ed il buffering è un male necessario: 30 secondi sono pur sempre meno dei 3 minuti di differita con cui nella Polonia comunista (o meglio, nella Polonia sotto la minaccia sovietica, perché Jaruzelski non aveva il profilo del dittatore comunista ed infatti il suo primo pensiero era evitare un'invasione da parte dell'URSS) venivano mandate in onda le partite della nazionale per nascondere gli striscioni pro Solidarnosc. Tornando a noi, il cuore della questione è semplice: nel mondo del 2024 accettiamo di essere in ritardo di qualche decina di secondi?

Nella maggioranza dei casi non si direbbe, visto che per chi scommette e per chi è tifoso è impensabile non sapere subito, in stile radio, cosa stia succedendo, attraverso notifiche web o, appunto, la vecchia radio. Ogni tanto per mettere alla pari le televisioni si sente parlare di ritardare il segnale del DTT o del satellite, in modo almeno di ovviare al problema dell'esultanza del vicino. Ci sembra una soluzione simile a quella di chi vorrebbe tornare nel tennis alle racchette di legno, ma ha una sua logica. Ci teniamo per la fine il vero problema e cioè che non riusciamo più a vedere lo sport in differita, sia pure di poco. Non resistiamo alla tentazione di 'mandare avanti' per essere alla pari almeno con gli altri telespettatori. Non riusciamo a non sapere il risultato, noi che centellinavamo partite NBA con una settimana di ritardo.


Retequattro sponsor del Milan


Rete 4, o Retequattro come si scrive ai tempi, sponsor del Milan. Il 18 giugno 1984, 40 anni fa che sembrano ieri, l'annuncio ufficiale di una sponsorizzazione che fa pensare a Silvio Berlusconi. Ma il Milan è di Giussy Farina e rimarrà suo fino a quando ad inizio 1986 glielo scipperanno (in preparazione, grazie anche alla collaborazione di Mark Hateley, un libro di Indiscreto di quelli che faranno storia), mentre Retequattro è controllata dalla Mondadori (dove Berlusconi non è ancora entrato).

Giornata di grandi annunci, per un canale che per due anni ha davvero fatto concorrenza a Canale 5 con grandi personaggi (Tortora, Baudo, Biagi, Costanzo) ed una sfida a viso aperto (come dimenticare Dynasty contrapposto a Dallas?), visto che Liedholm, appena tornato al Milan, firma come opinionista di Caccia al 13. Tutto bello, però a fine agosto la Fininvest compra il 50% di Rete 4, che sta perdendo tanti soldi, in attesa di prendersela tutta, e Berlusconi decide di riposizionarla: non più rivale di Canale 5, con anche velleità giornalistiche, ma rete per un pubblico femminile di cultura medio-bassa.

E il Milan? La maglia con la scritta Retequattro si vedrà soltanto in qualche amichevole e prima del campionato sarà sostituita con quella marchiata Oscar Mondadori: non ha senso che un canale di telenovelas sponsorizzi una squadra di calcio. Milan-Retequattro diventerà una maglia per collezionisti e oggi vale sui 1.000 euro. Quanto al canale, in tempi recenti c'è stato il tentativo di riportarlo alle origini generaliste e giornalistiche del periodo Mondadori. Ecco, un tentativo.

17 giugno 2024

Il sorpasso dei comunisti


 Le elezioni europee del 17 giugno 1984, quaranta anni fa, sono ricordate come quelle del sorpasso del PCI nei confronti della DC, dopo un inseguimento durato tutto il dopoguerra. 33,3% dei voti validi per il partito che sfruttò anche l'effetto Berlinguer, il segretario morto pochi giorni prima e al quale il 26 giugno sarebbe succeduto Natta, guadagnando molto (per quell'epoca in cui un decimale era oggetto di incredibili analisi) rispetto alle Politiche dell'anno prima in cui aveva preso il 29,9. Tutto sommato la Democrazia Cristiana di Ciriaco De Mita non andò male: 32,9% come nel 1983. La delusione fu il PSI di Craxi, presidente del Consiglio, che si aspettava un balzo in avanti trainato da un'Italia in ripresa economica ma rimase inchiodato all'11,2%. Malino i partiti laici (PRI e PLI insieme, il PLI da solo), MSI sotto il 7%. Due differenze enormi con la situazione odierna. La prima: votò l'82,47% degli aventi diritto, contro il 49,6% del 2024, segno che per mille motivi si riteneva che le elezioni avessero un impatto sulla vita ed il Fantozzi con gli occhi pallati che seguiva ogni dibattito va contrapposto a noi che ormai cambiamo canale ogni volta che intercettiamo un talk show politico. La seconda: sommando PCI, PSI (che era un partito di sinistra, bisogna ricordarlo), Democrazia Proletaria e Radicali, si arrivava al 50% dei voti, senza contare che la DC dell'epoca era governata dalla sinistra del partito.

Pillole di Messina


 Oscar Eleni con le tasche piene di miglio soffiato per salvare piccioni tedeschi che vogliono abbattere, chiedendo l’aiuto delle volpi inglesi trovate nel distretto dei laghi, un mondo meraviglioso. Manie tipiche dei vecchi, difendere chi sembra inerme. Un po’ come dovrebbero fare i giornalisti, ma queste sono giornate dove prevale il portatore d’incenso e nella nebbia organizzata da chi tiene il turibolo ci si perde. Obbligati a battere le mani per tutto quello che ci viene imposto più che proposto, sfogliando pagine azzurre in giornali rosa, rileggendo storie già raccontate mille volte per farci credere anche in quello che sembra impossibile. Se ne accorgerà Spalletti se dovesse andare male l’Europeo come nei primi secondi contro l’incredula Albania che scartava il regalo. Lo capirà Pozzecco se la crociata per la Nazionale di basket non avrà fortuna in Portorico.

Stagione del basket che festeggiando Boston, lo sapremo stanotte, ha chiuso la parte mercantile per aprire le porte al mese dei sogni olimpici nella speranza che nessuno li bombardi, ma già l’europeo di calcio in Germania fa registrare arresti per gente che va allo stadio con bombe carta e coltelli, mentre la polizia francese ferma tutto quello che sembra fuori posto, basta che non si arrivi agli strangolamenti americani. Scusate la fretta, ma i malati devono prendersi una pillola ogni ora e non hanno tempo per stare alla tastiera, disturbando. Vi serviamo pagelle express nella speranza di ritrovare fantasia più che salute.

10 A MESSINA per il suo scudetto nella stagione dove ha vinto anche sbagliando, ha trionfato anche quando in tribuna sbadigliavano e i nemici lo volevano sul rogo.

9 A Luca BANCHI per come ha combattuto con una Virtus nata settimina come diceva Scariolo. Bella stagione, grande inizio, finale senza benzina.

8 Al POZZECCO che ci  fa sognare a bocce ferme, quando le palle gireranno noi saremo tutti con lui che dal Curierun ci spiega che il mondo sarà anche grigio, o magari blu, ma potrebbe diventare azzurro.

7 A Peppe POETA che dopo il  tirocinio con Messina e l’apprendistato con Pozzecco sembra pronto per una bella carriera da allenatore solista che ama il gruppo, magari a Brescia.

6 A MAGRO se troverà subito un porto di quiete per continuare un lavoro che a  Brescia ha fatto benissimo.

5 Al POCO SPAZIO che viene dato per il trattato di pace e collaborazione che hanno firmato associazioni giocatori, allenatori, leghe, procuratori (?). Certo quando questa pace risulterà autentica se ne parlerà di più.

4 Al DOMENICALE campaniano perché ogni volta che abbiamo la fortuna di leggerlo, godendoci ogni parola, ci viene il magone vedendo invece come è diventato il giornalismo da imbucati, vestiti e mangiati.

3 Al PETERSON che ogni giorno, scrivendo, sorridendo, incontrando i suoi vecchi leoni, ci fa sentire inutili, troppo vecchi. Viva Dan.

2 Agli arbitri delle finali scudetto se non reclameranno tutti, anche quelli delle prime tre partite, la medaglia che è stata data a quelli che hanno diretto la partita scudetto, tutto questo sperando di capire perché SAHIN fosse fuori dalle finali

1 A TRIESTE se dovessero vantarsi di aver preso il meglio da Varese, anche se questa è la grande verità per la gioia di  chi è davvero contento e canta davanti al Pala Rubini.

0 A TRAPANI se in mezzo alle meritate feste per la promozione non si darà spazio soltanto alle cose belle, dimenticando le polemiche.

16 giugno 2024

Le migliori canzoni dei Negramaro


Ispirati dal G7 in Puglia dedichiamo ai Negramaro questa puntata del sempre più divisivo Festival di Indiscreto, di cui si è discusso molto anche a Borgo Egnazia. I Negramaro sono uno di quei pochi gruppi che hanno resistito, visto che il loro successo insieme dura ormai da un quarto di secolo, alla maggiore visibilità del frontman. Anche perché Giuliano Sangiorgi non è soltanto il cantante, ma anche l'autore pressoché unico di tutte le canzoni degli 8 album in studio, oltre che autore anche per altri. Ma il rapporto con gli altri cinque (Lele Spedicato alla chitarra, Ermanno Carlà al basso, Danilo Tasco alla batteria, Andro Mariano e Pupillo De Rocco alle tastiere e alla parte elettronica) è evidentemente più solido dell'invidia e della distribuzione dei proventi.

Scegliere tre canzoni dei Negramaro è davvero difficile, mai come in questo caso sono utili le classifiche dello streaming che, come da regolamento, integriamo con una scelta (che non riveliamo) della redazione di Indiscreto. Cominciamo con Parlami d'amore, brano trainante dell'album La finestra (come altri dei Negramaro prodotto da Corrado Rustici), con cui vincono il Festivalbar 2007, vale a dire l'ultima edizione nella gloriosa storia del Festivalbar. Da lì parte una nuova fase dei Negramaro, fra grandi live (San Siro, con relativo disco), colonne sonore di film, collaborazioni varie, ed anche problemi come l'operazione di Sangiorgi alle corde vocali.

Oltre al pubblico in Negramaro hanno sempre avuto dalla loro parte la critica, cosa che li ha aiutati a durare nel tempo ed anche a mascherare gli insuccessi (si pensi soltanto alla canzone dell'ultimo Sanremo, Ricominciamo tutto, che in tanti davano per vincitrice). Credibili al concertone del primo maggio come nelle gare di tormentoni estivi, di sicuro non vivono di ricordi ed infatti alcune delle loro hit più fortunate sono recenti: nelle nostre votazioni entrano quindi Attenta,  del 2015, contenuta nell'album La rivoluzione sta arrivando, e La prima volta, del 2017, uno dei singoli uscitida Amore che torni. Sono ormai durati così a lungo che il loro pubblico è transgenerazionale, anche se la parte Millennial è dominante.

14 giugno 2024

L'inquilina del piano di sopra


Uno dei rari film con Lino Toffolo protagonista, e guardandolo si capisce perché siano rari, è L'inquilina del piano di sopra, che questa notte alle 2:45 sarà riproposto dal benemeritò Cine34. A suo tempo, ma non al cinema perché nel 1977 avevamo 10 anni, lo guardammo soprattutto per la meravigliosa Silvia Dionisio, icona di un filone erotico con pretese intellettuali che scoprimmo grazie al Guerin Sportivo, nell'epoca meravigliosa in cui modelle e attrici posavano con le maglie delle squadre (lei lo fece con quella del Torino dell'ultimo scudetto) perché ai lettori non interessavano soltanto gli esercizi di De Zerbi e lo scudetto dei bilanci. Qui la Dionisio  è nella parte di Aurora, i cui incontri con il fidanzato (Teo Teocoli, improbabile marchese) fanno indispettire i vicini di casa invidiosi, fra grida e mugolii. Fra questi vicini il professor Arturo Canestrari, cioè Toffolo, che prima la ammonisce e poi inizia a sbavarle dietro, dandole anche lezioni private di 'cultura'. La trama è inconsistente, Cannavale e Pippo Franco in altre occasioni sono stati più divertenti e qui se la cavano di mestiere, così si rimane inchiodati al film soltanto per il fascino magnetico della Dionisio. Che gli appassionati di calcio ricordano e onorano anche per la copertina del 45 giri El Mundial, canzone ufficiale di Argentina '78 scritta da Morricone, che ebbe un certo riscontro in Europa ma che in Argentina fu superata da una produzione locale.

13 giugno 2024

Uomo Indiscreto 2023-24, le nomination

 Un altro anno è passato e siamo ancora qui, a eleggere l'Uomo Indiscreto. Cioè quella persona, nella categoria 'Personaggio pubblico' e in quella 'Commentatore', che meglio rappresenti i nostri valori: divisività al limite del trollaggio, gusto per la provocazione, culto del cazzeggio, leggerezza, atteggiamento positivo verso la vita. Anche se Indiscreto ha 24 anni di vita, gli Indiscreto Awards (all'estero sono conosciuti anche così) sono arrivati soltanto alla quarta edizione dopo quelle del 2021, del 2022 e del 2022-23.

Come al solito chiediamo nei commenti a questo post di indicare le vostre proposte di nomination (massimo tre a testa per categoria) per queste due categorie e per quella 'Hall of Fame', riservata a commentatori un tempo molto attivi e amati ma ora spariti, o quasi, per motivi diversi: stanchezza, bolsezza, antipatia di altri utenti e/o della stessa redazione del sito, rifiuto dei personalismi, tempo, cambio di gusti, eventi negativi, morte. La direzione di Indiscreto ha deciso di inserire di diritto nella Hall of Fame anche i vincitori di ogni anno. Nel caso fossero già hall of famer il riconoscimento andrebbe al secondo classificato, o comunque al primo classificato non già presente nella Hall of Fame. La direzione ha altresì deciso di abolire i premi per tifoseria, nell'ottica della valorizzazione del brand dei premi principali, e si riserva di introdurre il bolsometro, per eleggere il personaggio o l'utente più bolso.

La solita precisazione, per quanto ci riguarda: l'Uomo Indiscreto è secondo noi un personaggio comunque positivo, che non lascia indifferenti. Di solito, basta scorrere la classifica, premia i commentatori più ironici ed autoironici, che prendono in giro ma anche si fanno prendere in giro, accettando lo scherzo. Insomma, la gente che nel nostro piccolo cerchiamo di frequentare. Per il personaggio pubblico le considerazioni sono ovviamente diverse, perché non è che Trump o Putin scrivano su Indiscreto (ma Vannacci potrebbe farlo). Suggerimenti accettati fino al 7 luglio, poi dal 7 al 14 votazioni che non a caso termineranno con la finale degli Europei.

Uomo Indiscreto

2021: Tyu Tyu (secondo Nicola Peluchetti, terzo Marcopress)

2022: Nicola Peluchetti (secondo Tyu Tyu, terzo Marcopress)

2022-23 The Great Reset (secondo Nicola Peluchetti, terzo Dane)

Uomo Indiscreto (Personaggio pubblico)

2021: Trump (secondo Berlusconi, terzo Salvini)

2022: Putin (secondo Soumahoro, terzo Zelenski)

2022-23: Generale Vannacci (secondo Berlusconi, terzo De Zerbi)

Hall of Fame

2021: Tyu Tyu

2022: Tani, Nicola Peluchetti

2022-2023: Emiliano Torracca, The Great Reset


Quanto costa mantenere un gatto


Quanto costa mantenere un gatto o un cane? Insomma, un animale domestico di quelli più diffusi. Abbiamo letto una notizia basata su una ricerca di Changes Unipol elaborata dall'IPSOS, secondo cui la spesa per un animale domestico supera i 1.000 euro l'anno. Sui 70 euro al mese di media per un gatto o un cane, a cui aggiungere 180 euro l'anno per spese veterinarie. Siccome facciamo parte del 56% degli italiani che possiede, ci piace dire 'gestisce', almeno un animale domestico (causa troppo dolore nell'età adulta siamo stati senza solo due mesi nel 2021), questi dati ci hanno fatto riflettere.

Anche in positivo, visto che i Millennial sono la fascia di età che maggiormente considera l'animale come un membro della famiglia (all'85%), mentre per noi X e ovviamente per i Boomer (quelli veri e non quelli che semplicemente dicono che rap e trap fanno schifo) la percentuale scende. Detto che ogni razza, oltre che ogni specie, ha esigenze e quindi costi diversi dalle altre, senza contare le dimensioni, abbiamo fatto due conti con la nostra amata Soraya, principessa meno triste della Soraya originale e alla quale presto affiancheremo un compagno. Un gatto più centrato sull'umido che sul secco può costare quasi 2 euro di umido (senza andare al risparmio, stando in zona Schesir, piuttosto diamo la disdetta a Sky) al giorno e circa 10 euro di secco alla settimana, quindi di pura alimentazione non lontano dai 100 euro al mese.

È chiaro che un gatto più amante del secco, e ce ne sono tanti che al di fuori dei croccantini mangiano quasi niente, costi meno di alimentazione, per non parlare di un gatto che venga nutrito con avanzi (ma in questo caso ci sono diversi alimenti pericolosi, il risparmio di oggi è l'intervento chirurgico di domani). Anche per un cane vale il discorso secco-umido, con quantità ben diverse da quelle del gatto: senza fare l'esempio estremo degli alani, per anni abbiamo vissuto di fianco a due bellissimi, il cibo umido per un cane di taglia media supera tranquillamente i 1500 euro l'anno, quindi aggiungendo secco, visite mediche e tutte quelle altre cose che i proprietari di cani sanno non è strampalato dire che a parità di salute il cane costi almeno il doppio del gatto (e un ventesimo di un figlio, anche se il figlio fa risparmiare su altre cose). Inutile citare i casi particolari, perché abbiamo frequentato gatti bisognosi di cure pesanti e cani da battaglia, ma in generale si può dire che siano stati e saranno i soldi meglio spesi della nostra vita.

Jerry West

 Chi è stato Jerry West? No, non intendiamo quelle poche righe di coccodrillo su uno dei più grandi giocatori, e di sicuro il più grande costruttore di squadre (nessuno ha mai creato nella NBA tre diversi cicli vincenti, lui lo ha fatto due volte ai Lakers e poi agli Warriors), di tutti i tempi, ma su chi è stato davvero. Personaggio straordinario, capace di raccontarsi in un libro bellissimo, West by West - My charmed, tormented life (se fossimo gente seria e non quaquaraquà compreremmo i diritti per l'Italia), che affascina per come West abbia attraversato quasi un secolo di America in situazioni molto diverse e sempre con disagio, mai godendosi i successi. Di seguito qualche cosa che ci eravamo appuntati ai tempi, per costruirci intorno riflessioni mai fatte.

L'episodio decisivo della vita di West è la morte del fratello David nella Guerra di Corea. Jerry aveva 13 anni, abitava in un paesino di minatori (di carbone) in West Virginia ed aveva un padre che lo picchiava a sangue e minacciava di ammazzarlo, al punto che lui si era abituato a dormire con un fucile sotto al letto per eventualmente ammazzarlo prima lui. Unico amico, è sempre West che parla-scrive, il classico canestro in giardino, solo che il giardino era quello dei vicini. Il padre sarebbe diventato più gentile all'aumentare del successo di Jerry, campione statale con la high school, quasi campione NCAA con West Virginia, oro olimpico a Roma e poi 14 anni nei Lakers prima di fare l'allenatore (abbastanza bene) e il dirigente.

West è spesso stato molto critico nei confronti di un sistema che governa la gente usando la sua stessa ignoranza e se l'è presa sia con gli industriali sia con i minatori (suo padre non lo era in senso stretto, era l'elettricista della miniera), che preferiscono spendere per una macchina nuova che per l'istruzione dei figli. Si rendeva conto di essere lui stesso parte del sistema ed infatti soprattutto negli ultimi anni rimpiangeva il fatto di avere rifiutato dopo la carriera da giocatore molte proposte di candidatura: "Da politico puoi fare la differenza, da personaggio della pallacanestro no, anche se sei famoso. La glorificazione degli atleti è senza senso".

West era il bianco più forte in una NBA di dimensioni ridotte e di interesse nemmeno paragonabile a quello di oggi, già con i campioni in larga maggioranza neri. Ringraziò Fred Schaus, suo coach ai Lakers, per avere istituito la regola che ogni Laker dovesse stare in stanza, se possibile, con uno di un'altra razza. Il rispetto dei giocatori neri, dall'amico Elgin Baylor ad altri, sarebbe stato fondamentale per il successo come dirigente. Non  a caso gli spogliatoi delle sue squadre sono stati sempre buoni ambienti, anche se frequentati da gente con personalità molto diverse. Soltanto lui poteva far funzionare insieme per un decennio Magic e Kareem, e la prova si è avuta con Kobe-Shaq con i Lakers di West e Kobe-Shaq senza West.

La carriera di West è il festival del What if. I due più grossi sono conosciuti da tutti. Al draft del 1960 era lui il grande obbiettivo di Red Auerbach, che fece l'impossibile per portarlo ai Celtics tramite scambi: ci fosse riuscito non sarebbe diventato il personaggio NBA più odiato da West, al di là di quanto già odiasse i Celtics. Il secondo è quello riguardante Julius Erving, sul quale lo West allenatore dei Lakers avrebbe voluto costruire una dinastia: Doctor J e Jabbar, non male. Ma Jack Kent Cooke, l'uomo che avrebbe svenduto i Lakers a Jerry Buss, si oppose perché riteneva gli ex ABA giocatori da circo.


12 giugno 2024

McEnroe o Swiatek?

 John McEnroe o Iga Świątek? O meglio: le donne si devono truccare per piacere di più agli uomini? Una battuta di McEnroe durante il Roland Garros ("Si sarebbe truccata la Lancome l'avesse pagata un po' di più?") è diventata fonte di polemica, con il più talentuoso tennista di tutti i tempi nei panni mediatici del maschilista becero e la numero 1 del mondo, testimonial della Lancome (infatti le sue foto da truccata non mancano, fuori dal campo), che ha lasciato rispondere altri per lei. Ma al di là del giornalisticamente corretto, che ovviamente è dalla parte della campionessa polacca, ci sono anche le persone reali e noi nella realtà quotidiana non conosciamo una sola donna adulta che non si trucchi. Di più: ne conosciamo anche qualcuna che si trucca solo per far piacere al marito-fidanzato-compagno o possibile tale.

Magari in poche si truccano per giocare a tennis (ma di sicuro nessuna si strucca per andare in palestra, anzi), senza contare il fatto che la maggioranza usa un trucco così leggero da far pensare agli uomini inesperti, poco interessati alla materia e non criptogay che i visi che vediamo siano tutti frutto della natura. Un po' come quando diciamo, in sintesi, "Le ragazze di oggi sono tutte fighe mentre ai nostri tempi no". Ed invece dietro al trucco femminile, qui per un attimo siamo seri, c'è molto di più che una serie di prodotti impressionante, dal fondotinta alla cipria, dal rossetto al mascara a mille altre cose con varianti oltre la follia, come il mascara che stimola la crescita delle ciglia. Un investimento di soldi, di tempo, di speranze, per attirare l'attenzione di uno magari più interessato al futuro di Sarri o di Zaniolo.

Facile dire e scrivere che una donna dovrebbe piacere soprattutto a sé stessa, ma se al mondo fossimo soli o sole probabilmente staremmo sul divano con la tuta acetata della Legea (modello massaggiatore del Casarano o carcerato in carriera) a guardare film anni Ottanta mangiando tonnellate di Pizza Ristorante della Cameo: stiamo evidentemente descrivendo il Paradiso. Qui invece siamo animali sociali e più diciamo di bastare a noi stessi più in realtà cerchiamo di attirare l'attenzione. Ma in concreto a una figlia, nel 2024, diremmo di truccarsi? Dietro al trucco c'è di più: millenni di storia, di sudditanza nei confronti della cultura maschile (le donne musulmane si truccano come le altre, su Vanity Fair abbiamo addirittura letto di cosmetica halal), di condizionamenti sociali. McEnroe o Swiatek?


11 giugno 2024

Il flop di Roma 2024

 Gli Europei di atletica di Roma 2024 stanno dando all'Italia medaglie come non mai, però dal punto di vista organizza


tivo sono un flop pazzesco. E proprio i risultati degli italiani, mentre scriviamo queste righe 8 ori, 6 argenti e 3 bronzi, li rendono ancora più un flop. Sorvolando sul deserto delle sessioni mattutine, nelle quattro serate che finora abbiamo seguito soltanto in quella di sabato, quella per intenderci dei 100 di Jacobs, c'è stato un pubblico significativo. Da notare che l'Olimpico per questo Europeo ha una capienza ridotta, intorno ai 40.000 spettatori, e quindi i vuoti che si notano sono ancora più imbarazzanti. Un flop nel quasi totale silenzio degli addetti ai lavori e del resto negli ambienti più piccoli funziona così: siamo tutti sulla stessa barca, andiamo a cena insieme, siamo amici, insomma la parrocchietta.

Il Fatto Quotidiano ha rivelato l'esistenza di una mail in cui il CEO di European Athletics definisce disastrosa l'organizzazione, ma agli appassionati il flop era stato annunciato quasi ufficialmente con le imbarazzanti pubblicità a tutta pagina di settimana scorsa, su giornali sportivi e non, che proponevano sconti del 40%. Sconti del 40%? Chi ha comprato i biglietti prima si sarà sentito uno stupido e chi non era interessato all'atletica non li avrebbe voluti nemmeno gratis, o a quel prezzo di un euro simbolico che ha consentito alle scolaresche di riempire qualche vuoto. Al di là dei tanti tutto esaurito dell'era Mourinho, inimmaginabile che la Roma proponga biglietti con sconto del 40% per una partita di cartello. Nel 2024 gli Europei sarebbero comunque il secondo evento dell'atletica dopo le Olimpiadi di Parigi...

Cosa vogliamo dire? Con dolore, precisiamo, visto che in diretta o in differita abbiamo seguito finora ogni gara. Vogliamo dire che ogni sport ha le sue dimensioni e il suo numero di appassionati: i Friedkin non è che abbiano acquistato spazi pubblicitari per avere 64.000 spettatori a Roma-Salernitana, Stefano Mei non è che possa inventarsi cultori dell'atletica che non esistono. Certo con una campagna di marketing non improvvisata all'ultimo momento 40.000 persone ogni sera all'Olimpico le poteva portare, ma il discorso di fondo non cambia. A questo va aggiunto che per la sensibilità odierna tante specialità siano per il pubblico generalista respingenti: tutti i salti, tranne quando c'è un campionissimo o un personaggio, tutti i lanci, la marcia anche dopo le riforme, per non parlare della stupidaggine delle tre semifinali che ormai sembra un dogma indiscutibile.

Rimaniamo della solita idea: l'atletica non può essere venduta come uno spettacolo, perché rappresenta una cultura e un modo di vedere lo sport molto particolari. Che mal si conciliano con il professionismo, le pagliacciate ed anche i grandi numeri, tolti alcuni eventi in alcuni paesi (ma il Letzigrund di Zurigo, per dire, non arriva a 26.000 spettatori), senza comunque la possibilità di creare davvero un 'circuito' o un 'campionato', come si tenta di fare dai tempi di Primo Nebiolo, visto che questo sport vive di picchi di forma e comunque sottopone a sollecitazioni estreme. Non significa che quelli dell'atletica siano migliori, come quelli delle parrocchiette spesso si sentono (il gesto idiota di Riva a Petros è inferiore anche agli standard del calcio), ma che gli sport sono diversi e non è obbligatorio farseli piacere tutti. Conclusione: in qualche modo l'Olimpico si poteva riempire, e comunque la FIDAL non lo ha fatto, ma l'interesse che genera l'atletica è più o meno questo che si vede.

 

10 giugno 2024

Belli e invisibili

 Oscar Eleni boicottato dal sistema, dai calendari, costretto a parlare con le nuvole lenticolari, le bellissime figlie della contessa che domina i venti sopra l’Etna, perché tutto si muove. Mondo dello sport senza fine e senza meta con l’atletica che domina la scena e il basket costretto a fare da cavalier servente lasciando i grandi ascolti senza mandare al diavolo chi obbliga il teleudente, o telemorente come dicono i saggi, a fare scelte dolorose come nella notte di Jacobs mentre la Milano dei gaudenti si mangiava le mani fino a non saperle più usare contro il giusto furore  della Virtus che pareggiando la serie scudetto ora ci costringerà ad un’altra dolorosa scelta domani sera, nel martedì dove l’Europeo si concederà al Tamberi capace di portare all’Olimpico anche il presidente della repubblica Mattarella.

Ali bruciate come hanno deciso anche dove una volta avevano spazio per il vecchio viandante. Pazienza. Rubrica maledetta e da macero anche se tutto fiorisce a parte la Ferrari che dopo una settimana di brindisi si è persa nelle pozzanghere canadesi. Speriamo non finisca senza voce come il telecronista focoso anche tutto il resto, ma certo è un momento di massimo gaudio per chi non credeva al piccolo mondo antico dello sport italiano dove c’è ancora una setta di poeti estinti e credenti. Viva la nuova atletica della generazione che ruba la bandiera ai soliti idioti, accenti meravigliosi su pelli ambrate, cervelli svegli fra mandriani di pecore.

Grande atletica, pazienza se l’Europa non è difficile da conquistare come sarà l’Olimpiade a Parigi, ma lasciateci cantare mentre i pallavolisti si sono guadagnati Parigi e le pallavoliste stanno per farlo, senza fare  ironia sulle tre finali del tennis in Francia dove Paolini ed Errani, oltre ai doppisti Bolelli e Vavassori hanno dovuto “accontentarsi” del piatto d’argento dei secondi arrivati, felici per Sinner anche se il numero uno adesso sembra il giovane spagnolo Alcaraz. Nella speranza che Spalletti trovi nei calciatori della sua Nazionale il cuore e non il telefonino pubblicizzato dal mister pur sapendo che il talento non è tantissimo. Ma la storia ci ha detto che l’Italia sfavorita ha sempre sorpreso e buttato giù dal carro chi la prendeva in giro prima e durante le grandi manifestazioni  ai tempi del grande Bearzot e della festa berlinese per i fuggiaschi dal calcio scommesse.

Speriamo vada così anche per i cestisti che Pozzecco ha radunato nella bella Trento, la città italiana dove si vive meglio, cultura, sport, arte, disegno, musica, passione. Dopo lunga astinenza olimpica una squadra un po’ più forte di quella che andrà in campo nel preolimpico in Portorico beffando i serbi a casa loro si guadagnò un biglietto a cinque cerchi anche se poi in Asia divenne riso stracotto. Adesso dobbiamo credere davvero che questa Azzurra andrà in campo protetta dall’affetto di tutti come dice Pozzecco, come sogna Petrucci che intanto alza il calice per brindare al ritorno in serie A di Trapani che si era vista nella massima serie 32 anni fa. Considerando come si vive fra le belle nuvole sopra l’Etna ci lasciamo offrendo pagelle multiformi ai pochi che ancora leggono e non ascoltano anche voci stonate.

10 A PETERSON col suo nuovo libro e BIANCHINI per quello che scrive e dice perché sono sempre loro i due giganti anche se la finale dello scudetto porterebbe i riflettori su altri perché MESSINA e BANCHI hanno titoli e carisma per stare al centro della scena.

9 Per Andrea DIANA allenatore della TRAPANI neopromossa se al momento dei brindisi non dimenticherà di ringraziare anche chi ha guidato una squadra bella e complessa prima di lui perdendo il posto dopo una coppa andata male, almeno secondo il presidente vulcanico che alla città ha dato tanto anche per il calcio.

8 A BRUTO AMAR ALIBEGOVIC protagonista nella partita decisiva di Trapani  al PalaDozza nel regno della FORTITUDO dove suo padre è anche il vicepresidente.

7 Ad ARMANI e ZANETTI i grandi che sostengono le regine del nostro basket se non manderanno al diavolo chi mette sempre in competizioni  televisive impossibili da vincere le finali scudetto che pur avendo palazzi esauriti perdono poi il confronto nella guerra dei bottoni sul telecomando.

6 A Danilo GALLINARI che ha trovato la strada per arrivare in Trentino, ossigenarsi a Folgaria e dare speranza alla Nazionale di avere un campione in piena salute e con voglia di far vedere quello che l’ultimo anno in NBA gli ha negato.

5 All’ATLETICA meravigliosa con Italia al centro, al tennis, alla pallavolo, a tutti i grandi sport che rubano la scena  a questo basket masochista che mette in competizione, nella stessa sera, poi, finale scudetto, e finali per la promozione, la prima su DMAX ed affini, la seconda su RAI Sport dove, per fortuna, telecronisti appassionati non negano ai loro spettatori informazioni su quanto avviene al piano di sopra.

4 Agli ARBITRI disuniti che litigano prima, durante e dopo ogni partita. Partiti diversi come in magistratura e chi non ha santi in quel paradiso deve star fuori a rodersi il fegato.

3 A Jannik SINNER che si è preso giustamente tutte le prime pagine lasciando al basket soltanto polvere di stelle.

2 Al BARCELLONA che ha licenziato dopo una sola stagione il povero GRIMAU a cui aveva  dato una squadra senza spina dorsale come dimostravano tacendo il suo pubblico e il Navarro campione ora nella sala dei bottoni.

1 All’EUROLEGA se davvero terrà l’Italia e le sue società in secondo piano soltanto perché abbiamo palazzi fatiscenti, strutture da piccolo mondo antico.

0 A PISTOIA se dopo la splendida stagione perderà la sua voglia di stupire lasciando andare chi le ha dato ali per volare vicino ad un sole che pensava di non poter raggiungere. Caro ROWAN tieni compatta la squadra.


Donne o Trans?

Donne o trans? O meglio: gli uomini diventati (più o meno) donne devono poter competere con le donne nello sport? Il pretesto per parlarne a...